dal rifugio "Berti" al passo della Sentinella (da mt. 1950 a 2.717)
2 ore per dire "ci sono stato". I panorami si possono godere anche stando più in basso, senza rischiare nulla, almeno per chi intende fare una passeggiata. Dopo il piano d'appoggio per l'elisoccorso il tragitto non è dei più semplici e spesso il maltempo cancella la traccia del sentiero.

Lassù il punto di arrivo...

...partenza a lato del rifugio... ...
...all'alba... ...verso il laghetto "Popera"...
... ...il tragitto fino alla piazzola elisoccorso, poi lungo il crestone ghiaioso...
...in basso il Berti... ...alla piazzola...
...lungo il crestone... ...
...

...la targa a ricordo del ritrovamento dei resti "dell'alpino del Popera"....

...il bivio verso la ferrata Zandonella-Croda Rossa... ...tratti incerti...
...in dirittura... ...ci siamo...
... ...
... ...vista sulla Val Fiscalina-Sesto Pusteria...
...verso il Comelico... ...sopra di noi la Sentinella...
...vista sui Tre Scarperi... ...a lato del passo la galleria con sbocco vista Pusteria...
... ...in discesa...
...a lato i nevai del Vallon Popera ...una variante in discesa verso il laghetto...
...curiosità: Sentinella vista dalla Val Fiscalina...
...vista da f.lla Undici.

PICCOLE STORIE DELLA GRANDE GUERRA

1916, la Madonna al Passo della Sentinella

Fu consacrata nella chiesa di Candide il 27 agosto del 1916 e poi collocata

Rappresenta il raggiungimento dell'ambita meta per i molti escursionisti che ogni estate risalgono, con passo lento e paziente, i ghiaioni di Vallon Popera per arriva­re al Passo della Sentinella.
In una nicchia ricavata nella roccia veglia una Ma­donnina, divenuta il simbolo stesso delle tante comme­morazioni che da tempo si tengono in ricordo dei molti sacrifici versati da italiani e austriaci tra il 1915 e il 1917.
Ma la maggior parte di co­loro che oggi si rivolgono a essa per una preghiera o un auspicio di pace di solito non conosce la storia di questa immagine sacra.
Durante la guerra, a ri­cordo dei caduti nelle azioni per la conquista del Passo, in massima parte apparte­nenti al Battaglione Fenestrelle, venne murata sulla roccia una lapide e collocata in una nicchia una Madon­nina procurata dal cappel­lano don Vincenzo Doglioli e consacrata nella chiesa di Candide il 27 agosto 1916.
Essa venne ricavata dal bronzo di un cannone ne­mico e ottenne perfino una benedizione speciale del Santo Padre.
«Eravamo 4 mesi dopo la conquista di quell'alto vali­co, che, avvenuta il 16 aprile 1916, aveva innescato tutta una serie di importanti la­vori di fortificazione ad alta quota per alimentare nuovi attacchi alla soprastante Croda Rossa, rimasta pe­raltro sempre in mano au­striaca».
Così racconta don Pacifico Brandi in «Le mie memorie di guerra», edito nel 1939:
«Il battaglione Fenestrelle del 3° Alpini, per iniziativa del bravo Cappellano don Francesco Doglioli, aveva fatto scolpire in bronzo una bellissima statua della Ma­donna, a cui si era dato il si­gnificativo e bell'appellativo di «Virgo Vigilans».
Per la benedizione solenne in Candide doveva venire il Cappellano e, mi pare, an­che il vescovo da Campo.
All'ultimo momento si sa che non potranno venire. Poiché tutto è preparato ed è impossibile rimandare la cerimonia, vengo pregato di fare un breve discorso di circostanza.
Ho appena il tempo di buttarlo giù in fretta, in fretta.
Ma lo scrivo completa­mente e riesco poi a recitarlo con abbastanza fedeltà, mi­gliorandolo anzi in parecchi punti... Il 27 agosto, alle 4 pomeridiane, è incomincia­ta la funzione per la solen­ne benedizione della Statua «Virgo Vigilans», che sarà collocata sul Passo della Sentinella.
Prima vi è stato qualche canto in onore di Maria, poi la benedizione, infine il di­scorso.
La Chiesa era gremita, Noo ero tanto preparato e temevo un po'. Ho pregatola Madonna che   . mi aiutasse,che mi negasse qualunque soddisfazione, ma che la facessi amare per mezzo di  un efficace discorso. Mi sono raccomandato anche a Suor Teresa del Bambino»Gesù. E’
andato benissimo. Il popolo, come mi ha detto il parro­co, è restato entusiasmato. Grazie alla Mamma cara del Ciclo e alla sorellina del Carmelo».
Don Francesco Doglioli, anima dell'iniziativa, era uno dei tanti piemontesi  mandati a far la guerra sulle nostre Dolomiti.
Nato 111 maggio del 1880 a Castellazzo Bormida, in provincia di Alessandria, crebbe all'ombra del Santuario della Beata Vergine della Creta, che poi, dal 1947, sa­rebbe divenuta la protettrice di tutti i motociclisti.
Accanto alla statua fu posta una lapide con questa iscrizione: «Segno di vitto­ria, segno di pace, questa divina Sentinella, vigilante sulla più settentrionale por­ta d'Italia, a nome pure di tutte l'Armi patrie, Ufficiali e Soldati del 3° Finestrelle posero - Anno di guerra 1916».
La Madonnina assistette a molte funzioni religiose celebrate lassù per i nostri soldati, sia d'estate che d'in­verno, ma solo fino ai dram­matici giorni tra l'ottobre e il novembre 1917, allorché le conseguenze di Caporetto costrinsero le nostre truppe a sgombrare tutte le posizioni sulle Dolomiti costateci tanti sacrifìci.
La statua fu sacrilega­mente asportata dagli au­striaci e nel dopoguerra ven­ne ritrovata da uno stagnino in un paese della Pusteria.
Il 31 agosto 1930, a cura della Sezione di Padova Cai e con rito al quale partecipò S. E. Angelo Manaresi, pre­sidente del Cai e dell'Ana. nella stessa cripta venne ricollocata una Madonnina in bronzo, opera di Paolo Boldrin, scultore, alpino e Segretario Federale di Pa­dova.
Su una targa, pure in bronzo, fu scolpita questa significativa espressione:
“Nell'occhio tuo sempre aperto sta la nostra salvezza».
Un'altra guerra sarebbe venuta, ma senza toccare di nuovo queste crode, e poi finalmente 70 anni di pace, con la Madonnina a benedire le tante cerimonie qui tenutesi in ricordo delle traversie belliche.
Una delle ultime è stata proprio il 16 aprile 2016, allorché, per il centenario della conquista del passo, un manipolo di coraggiosi è salito dalla Valgrande con gli sci lungo il Vallon Pope­ra per deporre un mazzo di fiori e una coccarda ai piedi della Madonnina.
La neve e la nebbia quel giorno regnavano sovrane e qualche preoccupazione c'era in quegli alpinisti, poi in effetti costretti a scende­re dall'altro versante, ovve­ro jn Val Fiscalina, ma gli occhi della Madre di Dio, come sempre, vegliavano e proteggevano.

Walter Musizza   (articolo pubblicato su “L’Amico del Popolo” del 1-9-2016