anno 2010 - Bisogna avere attorno ai sessant'anni per ricordare, almeno in parte, la storia di Guido De Mario. Il ricordo di quando negli anni "sessanta" (1960) in paese ci si organizzava per andare in Centro Cadore per vedere la TV, non tutti i canali erano ancora diffusi in Comelico, e li per vedere il nostro Guido.
 La presento come una storia "straordinaria" in quanto umana, d'arte, e sopratutto la definisco "del fantastico". Sarà per quest' ultima il maggior spazio. Ho trovato la disponibilità del figlio Virginio, che vive a Opera-Milano, nel mettere assieme testo e immagini che conserva in una cartella che ho avuto modo di consultare e da questa il mio entusiasmo per raccogliere e trasmettere questa testimonianza.

Riccardo

Una storia "straordinaria" quella di
G
UIDO DE MARIO  (1920-1997)

 

Guido con la moglie Lucia, il figlio Virginio e la figlia
Marisa  anno 1966

 

...storia "umana"  - il testo è del figlio Virginio.

L’UOMO - Guido nasce nel 1920 a S.Stefano di Cadore da Orsola e Virginio. Da loro viene educato al rispetto e alla carità cristiana , valori che lo
accompagneranno per tutta la vita. All’età di 12 anni raggiunge il padre che lavora a Milano. E’ tutt’altra cosa che il suo Cadore: qui la gente corre e non si ferma mai e soprattutto nessuno si saluta, come invece gli hanno insegnato i suoi. Guido fa i lavori più umili, tipo il portatore di acqua per i
muratori nei cantieri, poi la notte per guadagnare qualche soldino, non dorme in casa ma in un garage come guardiano notturno. Questa grande
città “dal cuore in mano” in realtà discrimina “scarpetti”, così chiamano i Cadorini “venuti giù con la piena (Piave)”. E così Guido diviene prevenuto
con tutti, perché in molti lo deridono ad esempio per il taglio dei capelli fatto dal padre con il metodo a scodella.
La vita è dura , soprattutto vivere in quattro persone in due locali, con il bagno in cortile in comune con altri inquilini .Guido fa l’operaio, è
volonteroso, qualità nota dei Cadorini, e di buona volontà, ma il desiderio di conoscere il nuovo lo porterà ad arruolarsi volontario nell’esercito, cosa
di cui si pentirà subito. Viene destinato a Napoli, dove frequenta la scuola di aviere elettricista, poi a breve spedito in Grecia dove verrà catturato e
portato in un campo di lavoro in Polonia. Tornerà a casa dopo sette anni tra naia e prigionia: irriconoscibile. Il fisico minato dagli stenti e dalla fame
e soprattutto dagli orrori della guerra.

 

GLI ANEDDOTI
Guido come molti sopravissuti raramente racconta fatti e aneddoti della guerra.
Ne raccontava solo due.

Il primo, racconta, di quando dopo due tentativi vani, al terzo riesce a fuggire insieme a due compagni dal campo di internamento in Polonia. Di giorno si nascondevano nei fossi e la notte camminavano seguendo i binari dei treni e cercando aiuto presso le fattorie che man mano incontravano. Ed è proprio in una casa che avviene un fatto che lo segnerà per sempre. Alla sua richiesta di aiuto un contadino polacco, gli apre la porta, Guido fa capire che è italiano, fa il segno della croce e dice che viene dal paese del Papa: l’uomo lo accoglie nella sua casa, gli offre un pezzo di pane ed una patata, poi sveglia i suoi figli piccoli, erano sette, spiega loro che quell’uomo viene dal paese del Papa, si inginocchia e lava i piedi allo stupito Guido che non crede ai suoi occhi. Questo evento di grande umanità e fede lascerà un segno profondo nella personalità di Guido che sarà sempre attento ai più poveri e bisognosi.


Il secondo avviene pochi giorni dal suo rientro dalla prigionia: a Costalissoio i partigiani gli consegnano due tedeschi catturati nei boschi, gli danno un mitra e gli danno carta bianca, può anche ucciderli. Guido li mette in solaio e da loro qualcosa da mangiare, ma loro non mangiano, hanno paura di essere avvelenati. Alcuni giorni dopo a S. Stefano arrivano gli Americani liberatori e a loro Guido consegna i prigionieri, che non credono alla salvezza e baciano le mani a Guido che ha loro salvato la vita. A distanza di pochi mesi due grandi atti di umanità prevalgono, in un
mondo sconvolto dalle atrocità della guerra.

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(aneddoto della gioventù)

IL PROSCIUTTO COTTO
Quando ragazzino a Milano faceva il portatore di acqua, un giorno un camionista gli dice di andare a prendergli un panino col prosciutto cotto.
Prosciutto cotto? Replica Guido.Certo replica il camionista, ma con un risolino che allarma Guido che non sa cosa sia il Proscitto cotto. Così si reca dal panettiere e guardando il negozio non vede niente che fuma (prosciutto cotto) e quindi prende del cioccolato. Ritornato dal camionista gli racconta che il prosciutto cotto non c’era poiché il forno era rotto!!!! Grandi risate del camionista che replica: ma da dove vieni??? Gli da qualche centesimo e gli raccomanda di andare a comprare il prosciutto che lui non ha mai visto, e di dire ai suoi genitori di insegnargli le cose della vita!!!
 

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Siamo negli anni 50 e a Milano non si fatica a trovare lavoro e riecco Guido in fabbrica a fare l’operaio, ha incontrato a Costalissoio Lucia Bettini che divenuta sua moglie gli ha donato due figli. Guido cerca sempre di migliorare la sua condizione economica, e così finita la giornata in fabbrica fa un secondo lavoro : il benzinaio. E’ cortese e ci sa fare, cosi la Mobil Oil gli propone di gestire in proprio un nuovo chiosco di benzina: in Piazza Piemonte a Milano. Ma non basta la buona volontà, nella vita ci vuole soprattutto fortuna, che non sorride a Guido che per sei mesi si vede chiudere la strada di transito per lavori stradali.

...storia "artistica"  - il testo è del figlio Virginio.

L ‘ARTISTA
E’ qui che emerge l’artista, poiché nessuna auto viene a far benzina, Guido inizia a dipingere ad olio, ma prima di iniziare un quadro scrive una
poesia che farà nascere il soggetto del quadro. Grande amante della natura si firma Capo60, capo perché tutti lo chiamano “capo mi faccia il pieno” e 60, perché di fronte alla grandezza della natura sei zero.

       Alcune sue poesie

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA FAME
Lontano dalla Patria, un giorno provai la fame vera.
Sognavo alla notte, strade fatte di pasta, paracarri di pane,
mangiavo quella roba, sino a sentir le mascelle stanche.
Poi, il triste risveglio, i parassiti nella carne,
le occhiaie nere, le membra stanche.
E continuando il duro lavoro, pensavo al pane secco
Che ai conigli avevo dato un giorno.
Sentivo ancora il canto di quei denti, mentre mi rodea la
fame.


GIOCATTOLO BIANCO PER UN BIMBO NERO
Il mio bimbo mi chiese un giorno
-Anche i bimbi neri
Piangono lacrima bianche?
Quelle semplici parole
Sono entrate nel mio cuore,
nel sangue di un padre
che ama la sua prole.
Ripensando, crebbero nella mente mia,
volò lontano il mio pensiero
in sconosciute terre;
frugato ho un po’ dovunque:    
quale pena!
Senza amore, senza cura,
creature sante,
ignude, denutrite e sporche,
senza amor cresciute.                  
Ogni bambino al mondo            
Una carezza ad altrui ruba.
Con un giocattolo si trastulla
Un bimbo nero ;
dai grandi occhi
piange una lacrima bianca,
sognando forse una carezza umana,
un giocattolo color di panna.
Con l’arte mia o mio cuore
Felice voglio farti
Piccolo Amore.
Pace avrò soltanto
Allo scintillar felice dell’ occhio tuo
Nel rimirar
Il mio giocattolo bianco.

“ ERNESTO”
Di cane hai la coda, bastardo il resto
Occhi tristi e pensosi
Di lampioni lontani
Un collare porti al collo
Ed uno straccio sulla schiena.        
Un uomo ti ha insegnato
A mordere un altro uomo.
Tu pensi invece
Ad una notte immensa
Sognando un osso da rosicchiare
Ed una cagnetta da amare.
Ti chiamano Ernesto
Ma il tuo cuore
E’ di cane.
 

SUONANDO IL GNAGNO    
Tutto tace
Nella città stanca
La notte è alta
Dormon tutti
Anche l’uomo che porta le cambiali
Riposando, sogna prati in fiore.
Sono nel prato
Sotto un cielo stellato
E suono il gnagno               
Quante lumache sognanti
Con le bocche tremanti
Bruciano d’amore
Cantando gnagno.
Pascolo i miei sensi
In questa notte immensa
Sognando l’umanità felice
E suono il gnagno.

 

 

 


I suoi quadri piacciono ai clienti e viene notato anche da un critico d’arte che lo invita a continuare a dipingere. I giornali pubblicano le foto dei suoi quadri e dei lavori che fa con gli stuzzicadenti. La Domenica del Corriere gli dedica una pagina e la Mobil Oil italiana gli organizza una mostra nel cuore di Milano.
Addirittura viene intestato un club di pittura a Guido De Mario, definito naif con una particolare tecnica di pittura, infatti il colore non è steso sulla tela ma in rilievo , cioè poroso ogni pennellata crea una propria ombra che produce un effetto particolare di luce.
Nel 1961 espone i propri lavori al Palazzo Comunale di Pieve di Cadore.
Sempre nel 1961 espone a San Pietro di Cadore
A Giugno del 1962 raggiunge un notevole successo a Milano esponendo alla Galleria Gian Ferrari di Via Gesù .


Le opere, sia sculture che quadri, di Guido De Mario sono un po’ in tutto il mondo sino in America e Australia. Tutta la documentazione qui
esposta è tratta dai giornali diversi e libri che i figli Virginio e Marisa hanno conservato oltre ai numerosi quadri del padre.

Diversi dipinti sono ancor oggi conservati da amici e estimatori in Cadore.



Dala "Domenica del Corriere" anno 1961

 
I dipinti

HANNO SCRITTO DI LUI…

MARIO LEPORE (Giornalista della Domenica del Corriere). Credo che la tecnica meticolosa e paziente, a puntini in rilievo, con
la quale dipinge i suoi quadri dai colori intensi e ariosi, veristi e però immaginati , venga proprio dal suo fondo tenacissimo che
un passo dopo l’altro gli fece accumulare miglia di chilometri, in quella fuga coraggiosa dai campi di lavoro in Polonia per raggiungere l’ Italia.

GIRGIO KAISSERLIAN (Critico del Corriere della Sera). Guido De Mario con le sue fresche immagini, che gli sono scaturite dall’intimo della sua fantasia si pone d’acchito vicino ai più singolari “naif” di ieri e di oggi .
 

...da "Il Cadore"

alcuni dei suoi quadri (in versione flash) cliccare --->

...storia "del fantastico"  - il testo è del figlio Virginio.

IL PERSONAGGIO
Così si presentava Guido De Mario:
 

Sono musico, pittore lunare, astronauta da giardino, allevatore di canarini, addomesticatore di lumache da corsa, dirottatore e rallentatore del traffico cittadino, parlatore con i monumenti, inventore della "nonna terapia".

 

Alla pagina storia "del fantastico" ----->>>