STORIA NOSTRA

Giovanni (De Bettin da Costalissoio) ha raccontato questa storia, vera, pubblicata sul bollettino parrocchiale del 1994.

   Raccontare vi voglio del tempo antico.
    Antico ma non tanto se i protagonisti di questa storia, allo scrivente, riferito hanno codesti fatti.
    Fatti reali, accaduti, dal sapore di barzelletta o di aneddoto, ma rappresentativi di una realtà che i giovani d'oggi non hanno conosciuto. Ben per loro.
    Ma il ricordare la storia, questa piccola storia che non sarà mai scritta in alcun testo scolastico, servirà a capire la vera storia che ha contrassegnato la vita dei nostri nonni, dei nostri padri.
    E' la triste realtà di una miseria di alimenti che stride con l'opulenza dei tempi nostri.

MALGA CAMPOBON ANNI 30-40

   Sulla "monte" nel mese di giugno verso il dì 24 "San Dvane", settimana prima, settimana dopo, arrivano le mucche e le pecore.
    Erano tanti i capi di bestiame, fonte quasi unica per la sopravvivenza degli abitanti del nostro paese.
    A custodirli nei pascoli impervi di quel luogo c'erano i pastori i quali, secondo l'abilità e l'esperienza e serietà di comportamento, si erano dati dei gradi gerarchici.
    Il più bravo, il capo, era il "bolco", seguivano la "veida granda", la "veida piccola" e il pastore comune che spesso era un adolescente che pascolava le pecore.
    Facevano parte dello "staff" il "mistro"=casaro e il "fogher" addetto alla preparazione dei pasti e collaboratore del casaro nella produzione del burro e del formaggio.
    Da questa composizione nascevano doveri e diritti . Diritti, a dire il vero, se non proprio egoistici, senz'altro poco altruistici.
    Non sembra vero, ma lassù il quel caseificio, gli amministratori della Latteria sociale avevano dato ordine di razionare il formaggio dei pasti.
    Porzioni secondo il grado di gerarchia.
    Cosicché al "bolco" (probabilmente il più anziano) spettava la porzione più grande, al pastore (adolescente in crescita) quella più piccola.
    Avvenne che un giorno "Piero D'vanina" (De Mario Sartor Pietro) 

<<<"Piero D'vanina

 

Severino>>>

visto il tagliere preparato con porzioni a scalare, mosso da nobile umano sentire, con uno schiaffo di disgusto le fece cadere in terra così dicendo: " basta! è ora di finirla con queste torri e torrette, da oggi in avanti porzioni uguali per tutti! ".
    E fu festa grande per De Lenart Bettina Rocchio Severino, il pastore adolescente del gregge che da quel giorno ebbe il companatico uguale a quello del "bolco", del "capo".