Fino all'avvento dei Comuni, la storia locale ha sede particolarmente negli archivi parrocchiali.
La parrocchia di Costalissoio, essendo "giovane" non ha archivio storico. Unica fonte è il Bollettino Parrocchiale con alcune ricerche di don Aurelio Frezza che sono in gran parte riportate in questo sito.
 Vista la disponibilità di don Attilio Zanderigo, Parroco di Candide, che ha messo a disposizione le loro ricerche storiche riportate negli anni, sul "Bollettino Parrocchiale di Candide", abbiamo la possibilità di leggere le "pillole di storia" che verranno pubblicate a tempo...., e che, anche se riportano luoghi e persone di quella comunità, ci possono far conoscere l'ambiente del Comelico nel passato.

Grazie a Alfredo Sacco Sonador di Dosoledo che ha integrato il materiale, che in parte era stato pubblicato, e disposto in ordine cronologico, come dice lui:  sistemati cronologicamente con il millesimo come primo riferimento, poi il mese e quindi il giorno. Questo modo di operare era tipico del creatore di queste cronache  e cioè Giuseppe Monti.

NOTIZIE STORICHE

Notizie raccolte da Don Giuseppe Monti o De Monti Delicado, nato a Lacuna di S. Nicolò di Comelico, il 14/2/1803 e morto a Candide il 10/2/1871, e da Mons. Giov.Battista Martini nato a Padola il 1/6/1810 e morto a Padola il 21/10/1877.

 

La relativa vicinanza del Comelico al territorio friulano dominato dalla grande Aquileia, dove l’evangelista Marco aveva annunciato la religione cristiana, seguito poi dal discepolo Ermagora, il quale avrebbe percorso la Carnia, parte della Carinzia e perfino la Pusteria, induce a credere che fra noi penetrasse facilmente presto la luce del Vangelo, portandovi il dono inestimabile della fede.

Lecito quindi argomentare come verso il 500 il Comelico fosse tutto cristiano e di conseguenza avesse eretto templi al Dio vero. Mancano però notizie certe di quelle remote epoche, ma secondo la tradizione ed in prossimità dove ora sorge la chiesetta gotica di S. Antonio Abate vuolsi sia stata una altra ben più antica chiamata “la chiesa del bosco” essendo allora il nucleo abitato di Candide circondato da boscaglie. Accanto alla chiesa pievanale di S. Maria Assunta, sorge la chiesa dedicata a S. Antonio Abate .Alcuni storici come Da Ronco, Ronzon e Fabbiani segnalano che un’antica chiesa esisteva in luogo dell’attuale. Probabilmente fu fondata nel XIV secolo quando infuriava la peste del fuoco sacro o fuoco di S. Antonio e fu incendiata durante l’invasione delle truppe di Massimiliano d’Austria.

 

 

Anche il Comune era venuto formandosi e lo si trova nel vecchio documento che risale al 1° ottobre 1029 (vera data 1229), fatto nel portico della chiesa di S. Nicolò, col quale Andrea Docloi di Serravalle si impegna a far approvare dal suo Tutore la vendita da lui fatta ad Alteprano, Marico di Candide (cioè Sindaco) del monte “Avertignonum” (l’attuale Frugnoni).

Nel 1039 Candide ricevette in affitto da Domegge la parte che questi aveva del monte “Chialiscon”.

Il 28 febbraio 1166 Kolomanno (famiglia tedesca venuta in Comelico in una delle invasioni precedenti al 1000 ed impossessatasi di terre per diritto di conquista) vendette e consegnò a “Guecellone da Camino”, tutta la terra di sua pertinenza, con i servi e le serve, che aveva nel Comitato di Cadore nella “Villa di Glera” o Gera.

23 settembre 1175 - Nel contratto con cui “Gabriele da Camino” comperò dai signori di “Vallespergle” (l’attuale Monguelfo in Pusteria) certe proprietà verso Ampezzo di Cadore, figurano presenti come testimoni tali “Paisio di Alberto” e “Olovrado de Sacco” di Candide.

Il documento che stabilisce l’epoca sicura di un Tempio in Candide, è quella del 15 settembre 1186, scritto davanti la Chiesa di S. Maria in Pieve di Cadore.

Verso il 1200 cessarono le leggi longobarde restando le leggi romane e si formarono gli statuti, chiamati LAUDI, nei quali erano per scritto riportati le consuetudini, le norme, i modi di usare i beni privati e pubblici.

Il Monti fa risalire il primo Laudo, composto a Candide, all’anno 1200 e sarebbe questo il più antico del Cadore.

A Candide, dove era in carica il Marigo, si ebbero anche i Laudatori. Nei Laudi si stabilivano multe a chi danneggiava con gli animali i terreni altrui raddoppiando la pena ai recidivi; chi avesse rubato foraggio o legna doveva restituire ed era multato.

La condanna doveva essere pronunciata dal Marigo e dai Laudatori, che non potevano andare contro il Laudo.

Le notizie storiche che riportiamo, si dilungano nella elencazione di sentenze varie che si indicano sommariamente.

1213, giugno 13 - Vertenza fra Candide e S. Nicolò per differenze di confini; in quest’epoca era Marigo di Candide e della Cappella, Azzo di Sacco.

1214, giugno 21 - Il notaio Corrado del Sacro Palazzo, scrive presso la Vara di Gogna, un compromesso fra Candide, S.Nicolò e Domegge che rimettono a 12 uomini la divisione delle loro montagne.

1216, giugno 5 - I predetti arbitri assegnano ad Alteprano, Marigo di Candide e per il suo popolo, l’intero Monte Croce, i Colleselli, un terzo di Pontigo nella parte superiore ed un terzo di Chialiscon ed assegnano agli altri due comuni quanto loro destinato.

1221, febbraio 23 - Il Marigo di Domegge si pronuncia contro Viviano da Gera affinché trasportasse i suoi edifici posti sul torrente Padola, presso il ponte di Gera ove sogliono passare gli animali di Domegge. Nelle note si suppone che questi edifici siano stati una serra o diga per fermare il legname che veniva fluitato.  

1228, febbraio 24 - Il Marigo di Domegge avverte Viviano da Gera di riparare il ponte sul Padola.

1228, agosto 7 - Accordo tra Candide e Domegge circa il passaggio di animali nei loro terreni.

1242, giugno 28 - Atto scritto in piazza di S.Pietro di Comelico di affitto di prati a due tedeschi. In questo atto figura un certo “Hermanus clericus de Candide” il primo che appare con un nome negli atti noti.

1245, agosto 15 - Biaquino da Camino, Conte di Cadore, approva la sentenza circa “Lumines villae Padulae” emanata dal Podestà del Cadore. Il termine “Lumines” si spiega nelle note, ha il significato di chiesa e sue adiacenze, da cui gli autori delle note deducono che Padola nel 1245 avesse una chiesa.

1271, agosto 17 - Biaquino da Camino dona ad “Odorico de sub Ecclesiae” da Candide, un monte detto “Lacus de Alle in Silvella”, che il predetto Odorico ricevette per conto del Comune. 

1307, giugno 23 - Il Comune di Candide rilascia una procura per una vertenza di confini con Domegge.

I laudatori erano nominati uno per ogni regola con il compito di vigilare sell’esecuzione dei Laudi.

Don Pietro da Ronco in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, n. 66 del 1939, dice in merito a Monte Croce: “Nei documenti latini è detto Mons Crucis, il monte della croce, la croce cioè che prima del 1582 stava eretta come segno di confine sul medio della spianata del monte, presso la via di comunicazione del Cadore con la Pusteria. Da quella croce, il monte trasse il suo nome. Alla croce, nel detto anno fu sostituito un  altariolo in pietra, detto Capitèl. Caduto questo in rovina ed in seguito distrutto, vi fu collocato come segno di confine un grosso cippo di granito.”

Nelle note è ricordata “ La strada per arrivare da Cadore al medio Comelico, salendo da Auronzo, passava per la forcella Caradiès e discendeva a Gera. Si vedono ancora sul versante comelicese, certi tratti.”

Si ricorda ancora nelle note che “quando il Comune di Candide fece estrarre i blocchi di marmo di Silvella per l’altar maggiore di S.Maria, l’artista dell’opera, - Pietro Andreis da Carnia – scolpì a valle della croda un cavallo e solo da allora derivò e prese il nome di “Cavallino” tutto quel complesso roccioso che i tedeschi chiamano “Koenigswand” cioè Monte reale grande.

Il Cavallino nel versante austriaco è anche indicato per “Weis Wald” cioè parete bianca. E’ da ritenere che in antico detta croda corrisponda a “Creppe di Allas” nominata in un documento del 7 settembre 1228.” 

1312, gennaio 22 - Nel Badulo (portico antistante la chiesa di S.Maria di Candide) è stipulato un atto di cessione al Comune di Candide dei diritti che un tale Artico Zuanella, fabbro di Gera, aveva sui monti di Silvella, Chialiscon, Rinfreddo, Lavina, Frugnoni, Federa vecchia, Croce e Colleselli, eccettuato il Ciampobon e il Valbona. L’atto è fatto da un Federico notaio imperiale e presenti testi, fra i quali uno di Rigolato, due di Domegge.

1312, febbraio 17 - Altro atto in cui alcuni uomini giurano che i nominati monti di cui al precedente atto sono dei Consorti di Candide, Casamazzagno, Palù o Palude Staunovo, Sacco, Dosoledo, Padola, Crode e Prese per diritto di pascolo, segazione e monticazione. Accertarono inoltre che il predetto Artico, benché stesse a Gera, come i suoi antenati, non è estraneo a Candide, dove ha molte possessioni, ha casa a Casamazzagno e varie altre fabbriche nel superiore Comelico, e che lo stesso è della Regola di Candide.

1314, novembre 15 - Transazione tra Candide e Calalzo circa la Montagna di Aiarnola ed i pascoli comunali di Candide dietro Colleselli e Ciampestrin.

1318, febbraio 10 - Il Comune stabilisce e decreta a carico delle famiglie che lo componevano l’obbligo di dare annualmente una proporzionata quantità di avena ai Saltari (guardia boschi) come retribuzione dei servigi prestati in pro della cosa pubblica, Da Padola a Gera vi erano 119 famiglie che componevano il Comune. Le benestanti dovevano dare una calvia, le meno abbienti mezza, quelle che avevano poco, un quartolo.

1322, marzo 3 - Azzarino da Palude, quale Marico della Regola e Comune di Candide, si assume di aprire dalla neve la strada di Monte Croce per andare in terra teutonica.

1326, agosto 23 - Il Comune in un laudo inibisce a chiunque di avere più di cinque animali minuti (pecore e capre) in Tavella, cioè nella campagna coltivata; e se di più il Saltaro ha facoltà di sequestrarne uno e ammazzarlo. La pelle resta al Saltaro, una spalla va al Marico ed il resto al Comune. Il Saltaro che inviato ad invigilare non si prestasse, sarà multato di 20soldi.

1328, maggio 5 - Remissioni in arbitri, se spetti anche a S. Nicolò la manutenzione della strada di Monte Croce: pertanto farà Candide e se soccombente, S. Nicolò pagherà metà della spesa.

1328, settembre 16 - Compromesso fra Domegge e Candide per le due piante occorrenti al riatto del ponte di Gera. Gli arbitri decidono che Domegge darà le piante e Candide dovrà tenere il ponte in buono stato. Il compromesso è steso presso la chiesa in Pieve di Cadore e la sentenza pronunciata a Domegge il 3 ottobre 1328.

1330 - Costalissoio dava a S. Maria di Candide, 4 calvie di orzo e 6 di avena.

1330, ottobre 16 - Giovanni di Romana di Palù, vende a Francesco da Candide un prato.

1343, settembre 27 - I rappresentanti di Auronzo e Comelico Superiore fecero la confinazione della strada di Monte Zovo e di S. Caterina detta delle rive, in confronto dei prati adiacenti. Fra i possessori dei prati, vi è gente di Pozzale, Vigo, Pieve, Sottocastello, Auronzo e persino del Monastero della Follina presso Ceneda.

1344, novembre 20 - Mino da Gera vende a Giacomo Carbogno, marico di Candide, le sue azioni e diritti sulla strada da Ringiavò a Rinfredo.

1345, luglio 26 - Cadobrino de Plazza, Marico di Candide, per il suo Comune acquista due pezzi di terra e mezzo tabiado.

1348, gennaio 25 - Venerdì, di sera, un fortissimo terremoto reca grandi rovine in Friuli, nella Carnia e nella Carinzia. Anche il Cadore risentì danni ingenti, rovinò il Castello di Bottestagno.

1372, giugno 4 - La chiesa di Candide, a mezzo di Giovanni Cadobrino da Plazza, accetta da Giovanni Nicolò, fabbro da Gera una donazione.

1372, ottobre 28 - Benvenuta, vedova di Paisio, da Casamazzagno, dona alla chiesa di Candide un fondo denominato Camporzello, luogo dietro S. Leonardo vecchio.

1372, dicembre 25 - Zaccaria Giuliano da Celle di S. Nicolò, fa manifestazione giurata di terre soggette alla decima in favore delle quattro chiese di Candide, S. Nicolò, S.Stefano e S. Pietro.

1373, novembre 1 - Adunanza nel portico della chiesa di S. Maria di Candide, di gran numero di capi famiglia del superiore Comelico, e per scrittura di notaro Bartholomeus filius ser Ianne de Plazza, fecero sindacato per trattare e per ricevere da Domegge e sue Regole, ad enfiteusi il monte di Calascono. Alla adunanza  concorsero i due terzi dei regolieri e nell’atto si elencano i nomi. Fra i testimoni figura un Nichilo teutonico da Prissinono (Bressanone) ed un Odorico da Sesto.  

1373, dicembre 4 - 51 uomini di Domegge si riuniscono nel cimitero della loro chiesa di S. Giorgio e deliberarono di concedere a Candide il monte Calascono a livello perpetuo verso l’annua corresponsione di L. 10 di piccoli, da pagarsi a S. Martino, restando ogni spesa di infortuni celesti a carico di Candide. Rogò il verbale dell’adunanza tale Jacobus domino Rizzardi de Plebe Cadubri, notaro d’imperiale autorità e figurano testi anche un Federico Ioanni dicti Oinelli et Iannis Rizzardi de Collana, entrambi di Auronzo.

1377, luglio 23 - Fra Lamberto, Vescovo di Parenzo nell’Istria, quale Vicario Generale del Patriarca di Aquileia, nell’occasione che riconsacrò la chiesa di S. Luca di Padola, con rescritto in data 23 luglio, accorda indulgenze a chi la visiterà in talune festività, ricorrenze e suono di campana.

1378, settembre 28 - Patto per il rifabbrico della chiesa matrice di S. Stefano con il concorso delle altre chiese suffraganee di Candide, S.Nicolò e S. Pietro.

1379 - L’imperatore Venceslao VI di Germania e re di Boemia, conferisce in riconoscimento dei meriti militari di Osvaldo di Donella, nato a Stilnovo circa il 1350, il diploma, dandogli facoltà a porre nel proprio stemma, l’aquila imperiale, da ciò il cognome: Dall’Aquila.

1348, gennaio 26, venerdì di sera - Un fortissimo terremoto reca grandi rovine nel Friuli, nella Carnia e nella Carinzia. Anche il Cadore risentì danni ingenti, rovinò il Castello di Bottestagno (Pieve di Cadore), il monte Antelao dirupò colpendo nuclei abitati in Val Boite, franò anche la montagna dall’Aiarnola alla croda di Campo e di Tacco e le macerie colpirono in parte la villa di Padola, ostruirono il torrente omonimo e risalirono oltrepassandolo Dosoledo. Padola venne danneggiata nei casolari a sud, nella zona detta poi di Masariò, ossia delle macerie.

1353, febbraio 5 - Prè Nicolò, Pievano di Comelico oriundo di Udine e quinto Pievano di S. Stefano è ricordato, perché assistette nella villa Dugonio e nella loggia di Giovanni Lando, al matrimonio di Benvenuta, sorella di Giovanni, con Giovanni Zaccaria da Costalissoio.

1356, maggio 9 - Il mercante veneziano di legnami, Nicolettum de Pissis, fa un contratto per acquisto di tronchi e scrisse l’atto di Padola, il notaro Bartholucius de Axeyo, detto il bellunese. Fra i testi vi è un tal Odorico detto Fornezzo de Furno dimorante a Casamazzagno.

1359, gennaio  - Cadde molta neve che giunse alla gronda degli stabili e si dovette gettarla dai tetti per evitare il crollo dei fabbricati.

1360 - In quest’epoca il cronista Monti segna di aver trovato in Cadore il primo documento scritto in lingua italiana (prima e anche dopo si usava il latino) e consisteva in un atto d’ affittanza di beni della chiesa di S. Stefano del Comelico. 

1361, gennaio 31 - Il Patriarca Ludovico della Torre, milanese, conferma lo statuto dato dal suo predecessore, che i cadorini non siano tenuti a sgombrare dalla neve le strade fuori del loro territorio e che nessun forestiero possa aprire o fare strade nei boschi dello stesso Cadore.

1363, febbraio 7 - Il Vicario del Cadore pronuncia sentenza contro Olovrandinus, figlio di Vito de Crodis per determinati tributi.

1364 - E’ proibito l’uso della strada che conduce a monte Ombrio da parte di estranei, essendo il monte di proprietà di Candide. Così dispone il Vicario del Cadore Rainaldus de la Porta.

1366, settembre 25 - Il Vicario venuto a conoscenza come la strada antica di Zovo per Auronzo era rovinata e trascurata, di accordo con il Consiglio di Cadore, decreta che sia riparata e resa bene transitabile non solo dalle persone, ma anche da animali di ogni specie ed aggiogati a carro, facendo obbligo ai rappresentanti dei Comuni di Candide, Auronzo e consorti del monte Zovo, per il compimento dei relativi lavori. Sul monte vi era un sito denominato “la festa di Zovo”. Forse in quel tempo si faceva una festa pagana in onore del dio Giove.

1382, maggio 10 - Il notaro Bartolomeo de Plaza scrive in villa di Gera il Laudo della Regola di Caradiés, alla quale facevano parte i Consorti di Candide, Gera e Danta. Il Laudo consta di 25 capitoli.

1382, settembre 21 - Il Laudo è approvato nel portico della chiesa di  Pieve da Vicario del Cadore. Dichiara libera la fiera degli animali dei giorni 8 e 29 settembre. La fiera di S. Michele in Comelico è molto antica; a S. Stefano quella dei Santi, fu istituita solo nel 1769.

1394, luglio 28 - Il Patriarca Giovanni (moravo, nipote dell’Imperatore Carlo IV) da Cividale, emana l’ordine, a mezzo del Vicario Generale mons. Corradino da Gallerate, dottore in ambo le leggi, al Vescovo di Gubbio Francesco, allora per circostanza offciante nella chiesa di S. Giacomo in Ampezzo, di recarsi a Padola a consacrare la chiesa di S. Luca, da qualche tempo incendiata e poi ricostruita. Gli uomini di Padola avevano inoltrato supplica alla sede patriarcale di Aquileia.

1395, gennaio 4 - Prete di Giacomo Benedetto da Amaro, Pievano di S. Stefano, (è il 7° Pievano di Comelico) si obbliga verso i quattro marighi di S. Stefano, Candide, S. Nicolò e S. Pietro, di ben servirli per i loro popoli, amministrar sacramenti , celebrare e funzionare nella Pieve, esso e Cappellani, ed adempiere fedelmente a tutti i doveri di Pievano e specialmente con la residenza, assoggettando a cauzione tutti i suoi beni.

1397, settembre 3 - Un precetto del Vicario di Cadore fa obbligo al  Marico di Domegge di difendere il Comune di Candide con i tedeschi, per Chialiscon.

1398, marzo 8 - Adunanza a Candide ed elezioni procuratori ad agire contro Domegge per Chialiscon.

1398, marzo 9 - Giorgio da Maniago, Vicario di Cadore, condanna Candide a pagare £ 21  a Domegge per due uomini mandati in terra teutonica, ad istanza di Candide, per tutelare i diritti di Chialiscon.

1398, marzo 16 - Candide pretende da Domegge £ 300, ma perde causa e deve pagare £ 25 e restituire Chialiscon a Domegge.

1400 - Un Bortolo Odorico della Bianca da Padola, condannato dal Vicario cadorino per aver subaffittato ai tedeschi il monte di Chialiscon.

1400, giugno 7 - Arbitramento fra Calalzo e Candide in Aiarnola.

1401, gennaio 2 - A seguito istanza promossa dal vice-arcidiacono del Cadore, prete Giovanni De Paluto, il vice-vicario e vice-capitano della Regione, Nicolò de Romano, da Feltre, emette precetto tali Giovanni Tauro e Antonio Berta di Dosoledo e Odorico Pirino da Sacco, rifiutatisi di pagare la decima alla chiesa S. Luca a Padola.

1409, aprile 2 - Il pievano Giacomo di S. Stefano, infermo a Udine dove morì, lascia £. 1500, da dividersi in parti uguali alle 4 chiese sacramentali del Comelico, con l’obbligo di un anniversario perpetuo.

1418, ottobre 3 - Ser Marco Gerardo da Costalta, donò alla chiesa di S. Pietro un messale completo, scritto a mano da prete Nicolò da Udine, Pievano di S. Stefano Comelico (6° pievano). Il messale ai tempi del Monti esisteva ancora.

1420 - Data importante nella storia del Cadore e del Comelico: in luglio il Cadore, crollato il potere temporale dei Patriarchi di Aquileia, su invito del doge Tomaso Mocenigo, si diede in braccio alla Repubblica di Venezia. I Cadorini chiesero di essere svincolati dal giuramento di fedeltà ai Patriarchi, quindi si radunarono, assistettero alla Messa dello Spirito Santo nella chiesa di Valle e poi votarono la dedizione del Cadore a Venezia al grido di “Eamus ad bonos Venetos”.

1420, luglio 31 - Si presentarono al Doge Tomaso Mocenigo a Venezia, Nicolò Palatini di Pieve, Antonio Barnabò di Vallesella, Antonio di Venas e Bartolomeo di Sala quali rappresentanti del Cadore per l’atto di dedizione. Il doge concesse tra l’altro ai cadorini: esenzione da ogni gravezza, imposizione od angheria; non essere chiamati alle armi fuori del Cadore, per nessuna causa, neanche se pagati; avere un buon capitano, con un buon vicario dottore in leggi: potranno scegliersi il capitano e il vicario tra i sudditi della Repubblica e di gradimento dei cadorini; la Comunità può fare statuti, purchè non contrari allo Stato e potrà correggere, rifare, abolire gli statuti fatti; siano osservate e custodite illese le giurisdizioni, immunità e libertà del Cadore; conservati tutti i diritti e privilegi concessi dai Patriarchi di Aquileia; concessione di uno stazio di legname a S. Francesco della Vigna a Venezia. 

1422 - Compaiono per la prima volta in Cadore, gli zingari.

1424, giugno 17 - Viene definita la controversia fra Domegge e Candide circa Chialiscon. Era marico di Candide Antonius qn. Petrus Gramatici di Casamazzagno.

1427 - Il Consiglio di Cadore decreta di innalzare in Pieve lo stendardo di S. Marco e di piantare una "forca" ai piedi della Cavallera allo scopo di intimorire chi rubasse legname.

1429, aprile 25 - Jacopo Negro, fante della Curia Maggiore di Venezia, riferì per parte e comando del dominio, che d’ora in avanti tutti i cittadini ed abitanti del Cadore, siano considerati come cittadini di Venezia.

1429, giugno 25 - Quietanza di Domegge scritta a Pieve di Cadore dal notaio Alexandrinus filii ser Antoni, di ricevuta da Candide di £ 800 per acconto della contrattazione di Chialiscon. Il 24 agosto 1429, altra quietanza di di £ 200.

1433, maggio 25 - Odorico Ambrogio Caffono di Casamazzagno, fa vitalizio.

1433, luglio 10 - Il Vicario di Cadore, ad istanza di Candide, proibisce a Calalzo di oppignorare in Popera, sino a fine giudizio in corso.

1438, novembre 20 - Odorico Nicolò Sacco da Candide, va nunzio al Conte di Gorizia, per ottenere di trasportare biade in Cadore pagando dazi; diversamente il Cadore per ritorsione, inibirà il transito di merci dei sudditi del Conte.

1439, maggio 8 - Sentenza vicariale favorevole a Candide contro Calalzo.

1443 - Divieto in Cadore alle donne di portare abiti che non arrivino sotto il ginocchio. Si stabilisce che il Fante nei giorni di festa, innalzi a Pieve lo stendardo di S. Marco. Vengono eletti contro il flagello della peste i santi Rocco e Sebastiano e si farà festa nelle loro ricorrenze.

1444 - Un Damian Laro venne condannato alla fustigazione. Non trovandosi in Cadore l’esecutore della sentenza, venne chiamato "manigoldo" ossia boia, l’esecutore venuto da S. Candido.

1445, giugno 2 - Don Enrico da Domegge, arcidiacono del Cadore, sentenzia per il rilascio dei beni della Chiesa a Somprà. Nelle note si ricorda che questo arcidiacono è indicato in alcuni documenti con il nome di Odorico e che il Patriarca non riconobbe la nomina arcidiaconale fatta dal Cosiglio di Cadore.

1446, ottobre 16 - Il dominio veneto vende alla chiesa di Candide ogni diritto feudale, sui beni della chiesa.

1446 - Il Consiglio di Cadore delibera di fabbricare il palazzo della Comunità in Pieve.

1448, luglio 3 - Il Comelico perde tutte le montagne che aveva oltre le cime nella valle di Zeglia, sino giù a Karthisc, Leiten e Cercenà (Thilliach). Le notizie riportano testualmente quanto pubblico il Da Ronco nel n. 68 anno 1940 dell’ Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore che a sua volta riportava dal Ciani. In sintesi gli abitanti di Cercenà, sudditi del conte di Gorizia, avevano ucciso due comelicesi, rapinati due buoi ed alquante pecore. Il Consiglio di Cadore prese posizione querelandosi presso il conte di Gorizia, ma inutilmente, per cui il Consiglio ruppe ogni relazione con il Conte ed invitò i comelicesi a vigilare e a guardarsi dalle insidie nemiche. Ma quelli della Centuria inferiore eseguirono rappresaglie contro i pastori di Cercenà, i quali si vendicarono uccidendo il primo comelicese trovato sui monti. Inaspritesi le discordie e portate le offese anche in territori fuori discussione, il Consiglio della Comunità incarica Odorico Nicolò Sacco di Candide, oratore al doge Foscari (1445) affinché interponga persona autorevole a trattare e a procurare la conciliazione delle parti. Il doge delega in data 16 settembre 1445 il veneziano Tommaso Contarini, già capitano negli anni 1443-1444 nel Castello di Pieve. Contemporaneamente il Conte Enrico in  data 9 ottobre delega Cristoforo Renold di Dobbiaco ed altrettanto nello stesso mese fa il Vescovo di Bressanone. Il lodo fu emesso a Pieve ed il 22 ottobre 1445 fu steso l’atto dal notaio Bortolo de Plazza Nicolò da Pieve. Il lodo non soddisfece nessuna delle parti e continuarono le ostilità.

1447, ottobre 26 - Raccontano gli storici tedeschi, a causa delle continue ostilità fra comelicesi ed i popoli al di là delle cime, il Consiglio della Comunità inviò una compagnia (probabilmente la compagnia di S. Pietro) che scese dalle cime di Londo per la Val Visdende, gettandosi ed insultando gravemente e maltrattando la popolazione di Thilliach (Cercenà). Il Vescovo di Bressanone fece invadere dai suoi Selva e Pescul e ordinò al capitano Andrazzo di occupare Caprile. Il Maggior Consiglio si rivolse alla Signoria di Venezia e inviò come suo ambasciatore Pietro Valzer a cercare di definire la vertenza. Il conte di Gorizia ed il Vescovo di Bressanone inviarono i loro rappresentanti che tutti convennero a S. Candido, compreso Antonio Palatini ed Odorico Sacco, come deputati della Comunità Cadorina: il detto Odorico Bortolo Mario di Costalta, Giacomo de Santarella, Antonio di Danta, Bortolo De Pol; Matteo Michele de Notz Vicario generale del Vescovo di Bressanone; il dott. Giacomo Chragher; il canonico di Bressanone Nicolò Pamperger, Giorgio Kinigel, Pietro Mori di Phalfen (ora Falzes) e Cristoforo Arnoldi di Dobbiaco, come deputati del conte di Gorizia; Nicolò Shuffler e Nicolò Zingerell come deputati di Karthise. Giovanni Weisel e Nicolò Mezzavilla, come deputati di Thilliach. Tutti esaminati i luoghi contesi, gli oggetti, le cause, le ragioni delle differenze, sentite le parti, viste, vista la la sentenza del 22 luglio 1403 e la notificazione ducale dell’ 11 aprile 1424, considerata ogni cosa pronunciarono la sentenza che fra l’altro stabilisce:

i monti al di là delle cime fino al torrente Gail è destinato ai paesi di Karthisc e di Thilliach, con l’obbligo di non costruire fortilizi e case dominicali;

detti paesi devono dare ogni anno una libbra di cera al capitano del castello di Pieve.

I Comelicesi possiedono detto monte sino alle cime e nessuno da una parte o dall’altra può superare le cime. La sentenza stesa da Corrado Teijman di Neuburg (Baviera) canonico della diocesi di Augusta, venne pubblicata presso la chiesa di S. Candido.

Un avvenimento importante d’ordine economico, fu la istituzione con ducale dell’ 8 marzo 1450 del Fontico a Pieve di Cadore, per biade da rivendere alla popolazione, istituito per sopperire alla scarsa produzione locale ed accogliere i cereali che provenivano da fuori, in gran parte dalla Carinzia, finché verso il 1450 non sorsero differenze con il conte di Gorizia per i dazi di esportazione ed il Consiglio di Cadore si rivolse verso la pianura veneta.
Chiamavasi Fronticàro l’incaricato delle compere e Canipàro quello preposto alle vendite. Nel Comelico Superiore vi era una succursale del Fontego.

1454, ottobre 21 - Gli eredi di Stefano da Gera, mutano un loro legato.

1457, ottobre 8 - Sentenza scritta a Pieve di Cadore dal  cancelliere Arcidiaconale, notaro Lodovico Palatini, contro Bortolo p. ser Nicolò da Sacco, abitante a Gera per pagamenti alle chiese di Candide e Padola.

1459, maggio 1 - Si forma il Laudo di monte Fessà appartenente ai consorzi di Candide, Casamazzagno, S. Nicolò, Gera, Campedello. La tradizione dice che il monte venne dato da due donne, indubbiamente facoltose e filantrope, ai regolieri di dette ville. Il laudo venne fatto "super Col Martinum in fabula dicti Fessadi", scritto dal Notaro Jacopo de Sacho de Candidis, officiale del Comelico Superiore. E’ un ampio territorio che nelle memorie storiche è descritto in tutta la sua estensione. Il laudo è composto di 17 articoli con tutte le norme cui devono attenersi i regolieri e i non regolieri. Il Vicario del Cadore, Ioannis-Victor de Burgatys, da Feltre, dottore in legge, approvò il Laudo rendendolo esecutivo.

1461, ottobre 19 - Data dell’inventario dei beni della Chiesa di S. Maria, con l’intervento dell’ Arcidiacono e Pievano di Pieve pré Rizzardo de Costantini (di Ampezzo di Cadore) che fu Arcidiacono dal 1457 al 1461, ed il cancelliere arcidiaconale, notaro Conte Vecellio.
I regolieri si riunirono nel sagrato della chiesa e prestarono giuramento. Fra i testimoni figurano il Pievano di Auronzo, pré Domenico, oriundo da Oltrepiave. Si elencarono 48 appezzamenti di terreno. Si ricorda che nelle note che i regolieri aderenti al lascito di monte Fessà, per ricordare la data in cui ottennero i terreni loro donati, fissarono la loro festa nel 1° maggio.

1463, luglio 2 - Il Cadore dona in perpetuo al Veneto dominio il vasto e rigoglioso bosco di Sommadida in valle Ansiei di Auronzo, chiamato poi la “ Vizza di S. Marco”, bosco di abeti e larici dell’estensione di 382 ettari; è ora proprietà dello Stato. La Repubblica Veneta ricavò da detto bosco le antenne per le sue navi e legname per l’Arsenale. Il prof. Ronzon nell’almanacco cadorino “ Da Pelmo a Peralba “ del 1874 dice a questo riguardo che “ le centurie del Cadore avevano assunto spontaneamente l’obbligo di condurre gli alberi da Sommadida a Perarolo; poi il legname veniva fluito lungo il Piave. Dice anche che il bosco di S. Marco conservò sempre tale nome, come monumento imperituro d’una fedeltà e di una reciprocità di benefici che ha pochi riscontri nella storia”.

1463, ottobre 15 - Concordio tra Candide e Calalzo circa i pascoli, confini e strada dietro Collesei e Ciampestrin.

1468, dicembre 3 - Sentenza dell’Arcidiacono Giovanni Kraus, di origine tedesca, Pievano a Pieve dal 1462 al 1475, a favore della Chiesa di S. Maria a Candide, in una lite fra Matteo Antonio Martini da Padola, quale Marigo di Candide e facente per detta Chiesa e Trapano di Croce, che era rappresentato dal nipote Odorico dei Tos (Tosi) da Danta.

1470, settembre 26 - Mons. Andrea, vescovo di Fermentino (prov. di Frosinone) per autorità del Pontefice Paolo II, quale vicario e governatore generale delle cose spirituali e temporali del Patriarcato e Diocesi di Aquileia, in occasione della visita pastorale, consacrò la chiesa di S. Luca in Padola con due altari; uno dedicato al Santo titolare e l’altro a S. Silvestro Papa.
Il 1° ottobre lo stesso Vescovo dispone da Udine che il Pievano di S. Stefano, o il suo Vicario, debbano celebrare nelle domeniche ed altre feste a Padola, imponendo ai fedeli del luogo di concorrervi e fare le solite offerte. Nelle note si ricorda che la chiesa del 1300, piccola, venne rifatta; la nuova costruzione consacrata mercoledì 26 settembre 1470, venne poi ingrandita e rimaneggiata; subì l’incendio del 1845, quindi riadattata e ufficiata fino al 1869; venne demolita verso il 1890 essendo abbandonata in rovina.

1471, luglio 25 - Atto di Candide e di S. Nicolò che concedono a livello un prato di Chiesa a Caradies con obbligo di fabbricare un tabiado e di non vendere la concessione a Duca, Marchese, Conte, Principe, Comunità o Corporazione per cui vada perduto il livello.

1472, gennaio 9 - Il Consiglio di Cadore accorda al Centenaro di Comelico Superiore d’ affittare il monte Melino per ricavare denaro da impiegare nel rifabbrico della chiesa di S. Nicolò.

1473, novembre 12 - Acquisto da parte di Calalzo di due prati in Aiarnola.

1475, maggio 21 - Domenico de Sandre di Laggio vende casa che aveva a Candide, dietro la chiesa di S. Antonio, a Zampietro Zambelli.

1477, ottobre 5 - Il pré Giovanni da Montaldo (forse calabrese della città di Montalto), Pievano di S. Stefano dal 1475 al 1481 e vice Arcidiacono, poi Arcidiacono e Pievano a Pieve dal 1481 al 1488, indi Pievano di Vigo, fa pubblicare sulla piazza di S. Stefano il decreto 1.10.1470 del Vescovo di Ferentino circa i doveri e i diritti rispettivi del Pievano e dei Padolesi per le celebrazioni in S. Luca.

1479, febbraio 2 - Atto notarile di Jacobus de Sacho di vendita di due masi al Comune di Candide con bosco relativo.

1480, gennaio 11 - Il Consiglio di Cadore contribuisce con il ricavato di affitti di prati alla fabbrica della chiesa di S. Stefano.

1481, ottobre 18 - Vendita al Comune di Candide di un fondo a Monte Zovo.

1482, ottobre 14 - In un arbitrato appare per la prima volta in cognome della distinta famiglia per uomini per censo dei de Duriga da Casamazzagno.

1485, ottobre 10 - Atto del notaio Nicola Donati de Ultrarinum di vendita di un prato in monte Zovo.

1486, ottobre 4 - Manifestazione di legati dovuti alle chiese del Comune di Candide.

1492, ottobre 2 -L’Arcidiacono del Cadore Vendramino Soldano (nativo a Laggio, arcidiacono dal 1482 al 1483) emana una sentenza a Candide. L’ atto è esteso dal notaro Gerolamo Palatini.

1496 - Il Consiglio di Cadore ordina che nelle nozze non si possono fare due pasti, cioè  dalla sposa e anche dallo sposo, ma invece uno solo, restrizioni quindi e ... tessera anche allora.

1502, ottobre 3 - Scrittura del notaio Tiziano Vecellio di Andrea da Pieve di Cadore relativo alla remissione della causa intentata alla chiesa di Candide da Giorgio Messer Smit da Padola contro il testamento del padre. Nell’adunanza del Centenaro del superiore Comelico, venne deliberata l’aggregazione come "vicini" cioè regolieri e partecipanti ai diritti e doveri dei relativi, di alcuni individui dimoranti da qualche tempo nel Centenaro e sempre con obbligo ad essi di ottenere la cittadinanza dal Consiglio di Cadore ed inoltre versare una corresponsione alla chiesa di Candide, secondo la possidenza degli aggregati.

1504 - Il Consiglio di Cadore prescrive che sia copiato in pergamena lo Statuto cadorino e ciò in vista della conservazione. Purtroppo lo Statuto venne rubato pochi anni dopo dagli invasori austriaci.

1504, ottobre 1 - Convenzione dei beni della chiesa di Candide.

1504, ottobre 3 - Nicolò qn. Cristoforo Laris vende al Marico di Candide le sue consorzie nelle montagne del Comelico Superiore prima di trasferirsi a Lienz in Carinzia.

1504, dicembre 29 - Per fornire di biade il Fòntico di Pieve si è costretti a trovare denaro a livello.

1506 - Incendiate 23 case, ossia quasi tutte le abitazioni esistenti a S. Nicolò.

1507 - Il Consiglio di Cadore dichiara nulle senza effetti gli atti di vendita tra genitori e figli.

1507, maggio 12 - Andrea Mocenigo, dottore, avvocato, procuratore e sindaco della Repubblica di Venezia, visita il Cadore.

1508 - 1511 - Epoca funesta per tutto il Cadore per il passaggio delle truppe dell’Imperatore Massimiliano 1°, diretto a Roma per farsi incoronare dal Papa. Venezia si oppose temendo danni materiali e menomazioni al suo prestigio ed ebbero inizio le ostilità.

1508, febbraio 22 - I tedeschi al comando di Sisto von Trautsohn, da Misurina a Tre Croci, schivando il forte di Bottestagno tenuto dai Cadorini. arrivarono ad Ampezzo. I cadorini si ritirarono alla chiesa di Venas, ma anche qui il numero dei nemici ebbe vinta.

1508, febbraio 25 - Quattromila tedeschi occuparono Pieve mettendo tutto a ferro e fuoco ed impiccando il presidio veneziano del castello. Non trovando da ricoverare e sfamare la soldatesca, parte di questa ritornò in Pusteria, mentre le terrorizzate popolazioni erano per lo più fuggite sui monti malgrado la stagione avversa, rifiutandosi di farsi sudditi dell’ Imperatore. Segretamente intanto i capi cadorini ricorsero al Doge per aiuto. Venezia mandò il capitano Bartolomeo Alviano con duemila uomini ben armati che transitarono Valle e presidiarono la Chiusa, mentre a Lorenzago era giunta dalla Carnia altra gente veneta. Si adunarono anche i cadorini al comando di B. Barnabò e M. Palatini. I tedeschi di stanza a Pieve, accortisi dei preparativi avversari e tremendo di essere presi nel mezzo, partirono verso l’ Austria, ma le opposte armate si scontrarono il 2 marzo 1508, oltre Tai, in località Rusecco, in una battaglia cruenta con la totale disfatta dei tedeschi: vi morirono in 1800, compreso il Trautsohn e lasciando 500 prigionieri; molti fuggirono sui monti vicini e  lontani e perirono dal freddo. La grande vittoria liberò per il  momento il Cadore, avendo gli imperiali sgombrato Bottestagno, rifugiandosi in Pusteria.

1508, aprile 6 - Raccontasi che un fuggitivo tedesco da Rusecco,  giunto sfinito attraverso Monte Zovo (passo S. Antonio), si ricoverasse in un barco addormentandosi ed ivi trovato da una donna di Padola, che qualche settimana prima aveva sofferto grave oltraggio dagli invasori, uccise il tedesco nel sonno, tagliandogli la testa con la scure e portando la testa su un’asta come trofeo. Tale vendetta conosciuta dai tedeschi, dette origine alla calata dei tedeschi da Monte Croce il 6 aprile 1508: rapinati ed arsi gli abituri e ville del superiore Comelico: il fulgore si vedeva da Ospedale di Cadore; si fermarono sotto Candide all’ Altariolo di Col d’Martin, quando udirono un forte ripetuto suono di corno che supposero il segnale delle truppe veneto-cadorine che si preparassero a battagliare e memori delle battaglie di Rusecco, retrocessero ritornando in Pusteria con il bestiame depredato. Furono distrutte la chiesa di Candide ed il suo archivio, nonchè quelli delle case dei maggiorenti e delle altre chiese, l’ Altariolo di Sacco, del quale per dispregio venne portata fuori la statua della Madonna e conficcata con il capo all’ingiù in un vicino terreno paludoso.

1511, ottobre 17 - La guerra riprende. Massimiliano fa invadere dalle sue truppe, al comando del Regendorf, il Cadore e fa passare un distaccamento di armigeri al comando di Luca Graben per il Comelico. Questo distaccamento il 17 di ottobre si stabilisce a Padola e in dicembre saccheggia e brucia il Comelico. Il castello di Pieve viene depredato d’ogni cosa; lo statuto scritto in pergamena nel 1504 andò in mano a Cristoforo capitano da Dobbiaco, poi a Bressanone e infine a Innsbruck, ove sembra esista ancora nell’archivio di quella luogotenenza. Le ripetute invasioni costrinsero i cadorini e i comelicesi a riunirsi in pochi centri onde meglio difendersi dallo straniero, dando così vita alle Ville, come oggi si vedono, ed abbandonano i masi.

1512 - Si rinnova l’inventario dei beni e legati della chiesa di S. Leonardo in Casamazzagno.

1513, aprile 20 - Con atto steso dal notaio Agostino q. Leonardo Quater di S. Stefano, nel quale è detto Victor q.ser Jacobi Basii de Furno Superiori habitans in villa de Glera, vende per lire 41 a Giacomo q. Giampietro Zimbelli di Candide un prato a Stramezan.

1514, febbraio 10 - Il Consiglio di Cadore emana severe leggi sul portar lettere in tempo di guerra e rinnova la proibizione di discoprire e rubare roba sepolta sotto terra durante la guerra: pena l’impiccagione.

1514, giugno 25 - Sentenza del Consiglio che una donna ereditiera, se passa a matrimonio nella sua villa, abbia una sola consorzia di monti col marito. Terminata l’ostilità e ritornata una relativa calma, i comelicesi iniziarono la ricostruzione delle abitazioni e anche dei templi. La chiesa di Candide venne ricostruita ed era posta gran parte davanti la presente ed un po’ sulla parte inferiore. Era orientata da sera a mattina con entrata a levante.

1515, luglio 22 - Mons. Daniele de Rubeis, Vescovo di Caorle, visitatore e Vicario generale del Patriarca (che era il Cardinal Domenico Grimani), consacrò la rifatta chiesa di Candide sotto il titolo di Maria SS. e detta perciò della Madonna. Aveva tre altari: il maggiore dedicato alla Vergine, il secondo a destra a S. Lorenzo e il terzo a S. Odorico. Venne accordata particolare indulgenza plenaria.

1516 - Si usava a Casamazzagno distribuire il cosiddetto “pagnolino” agli inservienti alla processione nel primo giorno delle Rogazioni.

1518, marzo 10 - Sentenza di bando al Cadore e territorio Veneto a  Gaspare q: Nicolò Costan per aver rapinato un prete tedesco che si recava dalla Pusteria a S. Stefano.

1520, marzo 1 - Mediante disposizione giurata dei tenitori dei terreni, viene rifatto l’inventario della Scuola dei Battuti di Candide.

1521, aprile 21 - Per iniziativa di Pré Osvaldo Zandonella dall’Aquila, Pievano del Comelico a S. Stefano, si fa un’adunanza a Dosoledo nella casa paterna del Pievano per la costruzione della chiesa di Dosoledo da dedicare a S. Rocco e a S. Osvaldo. A Dosoledo vi era un altariolo. Pré Osvaldo di Bartolomeo fu prima notaio, poi si fece sacerdote. Nel 1502 era vicePievano a S.Stefano e Pievano dal 1509 al 1530 quando vi morì. Fu il 16° Pievano del Comelico.

1523 - La decima di S. Luca risultò dei seguenti prodotti: segala, calvie 47; orzo 33; frumento 4; avena 14.

1529-1545 - Leonardo Gera, notaio, scrisse atti notarili e fu il primo di cui si conservano nell’archivio comunale di Candide degli atti scritti in lingua italiana, mista però di molti latinismi

1534, agosto 24 - Bortolo Sacco di S. Nicolò e Leonardo di Vittore di Gera, vendono per £. 50 una consorzia sul monte Silvella, ereditata insieme agli altri suoi beni da Nicolò di Avara.

1535, luglio 28 - Il Consiglio dei Dieci di Venezia, atteso l’abuso invalso di tagliare larici giovani per focatico e con l’evidente pericolo di restar privi di genere di tanto necessario per l’Arsenale e per le fabbriche private, decretò alcune proibizioni e limitazioni al taglio di larici ed abeti.

1536 - Si inizia il rifabbrico della chiesa di S. Antonio Abate in Candide, continuando negli anni 1537-38-39. Mistro Culau di Roupel, assunse nel 1536 di rifabbricare la chiesa per £. 1150, prezzo convenuto £.1150 con i Giurati della chiesa, Nicolò Bassanello e Nicolò Doriga. Il lavoro fu terminato nel 1538. La chiesa fu consacrata nel luglio 1548 da Mons. Luca Bisanzio, Vescovo di Cattaro e visitatore delegato del Patriarca.

1536, maggio 30 - Per conto di Giovanni Balbi, negoziante di legnami, viene fatta pignorazione a carico di Gaspare Zandonella di Dosoledo, di alcuni beni.

1537 - La Stua di Padola sul torrente omonimo, già di Domenico Zoldan, da alcuni anni è passata ad un Paolo di Belluno per £. 2.000. Durante la reggenza (1527-1530) del capitano di Cadore Filippo Salomon, andò all’asta e fu comprata da Zuanantonio Zanco da Perarolo; poi il di lui figlio, Vincenzo la cedette in uso ai fratelli Zangrando da Vodo e questi la ripararono incontrando la spesa di £ 100. Lo Zanco voleva tosto riaverla ma i Zangrando si opposero essendo già cominciata la menada delle taglie, le quali al primo maggio devono essere alla confluenza del Digon con il Padola, un pò oltre Gera per la consegna della “coda” (le ultime taglie) alla cosidetta “menada grande”.

1537, ottobre 7 - Ottoprano Martini e Pietro Impoigiesia, giurati del lume di S. Luca in Padola, denunciano all’Arcidiacono Antonio Vecelli, in carica dal 34 al 40, gli eredi del fu Leonardo Wielmo, per non aver pagato un canone dovuto per un maso indiviso con S. Maria di Candide. L’Arcidiacono delega il Pievano GianPaolo Zandonella dall’Aquila a far dividere il maso in colonelli o lotti e darli ai regolieri di Padola in affitto.

1537, ottobre 17 - Gianpaolo Zandonella dall’Aquila di Odorico, è Pievano di Comelico a S. Stefano dal 1537 al 1573, quando vi morì. Precedentemente vi era Pré Taddeo Contarini, nobile veneto, di cui lo Zandonella era vicepievano. Il Contarini però stava sempre assente e finì per rinunziare al posto a favore dello Zandonella che divenne Pievano effettivo per la Bolla Papale del 28 febbraio 1537.

1537, dicembre 8 - L’Arcidiacono fa l’inventario dei beni di S. Luca.

1538, febbraio 23 - Una nota sotto questa data ci riferisce che Leonardo Gera somministrò generi di vittuarìa per £. 3 a mistro Culau murador di Carnia, quando questi lavorava il tetto della chiesa di S. Antonio.

1539, marzo 10 - La Repubblica Veneta ordina al Capitano affinchè il Consolato di Cadore,  in base ai privilegi concessi, punisca i bestemmiatori e raccomanda ogni severità contro tanto deplorevole eccesso.

1539, luglio 26 - In merito alla chiesa di S. Antonio abate è detto in una nota che detta chiesa si crede fondata nel 1089 quando infuriava la peste del fuoco sacro o fuoco di S. Antonio. In riferimento alla data 26 luglio 1539, è riportata nella dizione integrale il contratto - quietanza   della ricostruzione di detta chiesa. Oltre ai nomi riportati nella notizia dell’anno 1536 vi è quale giurato ser Antonio Casapinchien. Il totale della spesa fu di 2.308,5 lire venete, pari ad italiane £. 1154, somma rilevante a quei tempi.

1542 e 1549 - Leonardo Gera e Liberale Fabris di Campolongo, si segnalarono nel prendere i debiti provvedimenti e severe misure di precauzione contro le febbri contagiose che infestavano il Tirolo.

1542 - Leonardo Gera con il fratello Nicolò, costruì un mulino ed una segheria "cum fullone" (con scanalatura) sul torrente Digon.

1544, marzo 3 - Mistro Tommaso Obster da Villabassa e Joni De mistro Giacomo Sader di S.Candido, si obbligano con Andrea da Monte, zurado di S. Maria di Candide ed Ambrogio qn. Zuan d’Ambros Marigo di Candide, “de far el coverto dla Giesia de S. Maria, de scandoletta simile a quella de Sancto Antonio” a stima di Nicolò di Bassanello. Ricevono intanto l’anticipo di 135 rainesi da venete £. 4,10 l’uno.

1545, giugno 14 - Ducale che conferma lo statuto di Cadore , rifatto quanto più possibile nella forma primitiva dal Vicario e dottore in ambe le leggi, Filippo Almerico da Castelfranco, che ebbe come collaboratore il cancelliere della Comunità, Vecellio Vecelli. Lo Statuto sostituì quello asportato dai tedeschi nel 1511. Il rifatto Statuto venne stampato a Venezia nel 1545, formato quarto, pagine 180 e se ne fecero solo 80 esemplari.

1545 - Giambattista Gera di Leonardo qn. Vittore De Blasi e di Giovanna Sacho si divise dal fratello Vittore e divenne il padre dei Gera cosidetti di sopra, dalla posizione della loro casa, relativamente alla casa dell’altra famiglia Gera detta perciò dei Gera di sotto, che sorge più in basso, a fianco della vecchia strada che andava da Candide a Dosoledo.

1548, estate - Mons. Luca Bisanti, Vescovo di Cattaro e suffraganeo del Patriarca era in visita pastorale nel Comelico e consacrava il 1° luglio la nuova chiesa di stile gotico di S. Antonio abate in Candide. Nell’unico altare, dedicato al titolare, si posero le reliquie dei Santi Martiri Innocenti, della Madonna, stabilendo la festa della dedicazione alla domenica avanti S. Michele Arcangelo. Presenti alla cerimonia il Pievano di Gemona, pré Pietro Aleandro ed il curato di Pavegliano di Prato, pré Pietro Porseno e molti altri. L’abside è tutta rivestita, a una certa altezza, d’una fascia alta circa un metro, di cuoi lavorati in oro e argento con disegni e rabeschi a fogliami .... Di cuoio d’oro è pure ricoperto il paliotto dell’altare ancor meglio conservato della fascia e disegnato diversamente, cioè a fiorami con uccelli e la figura di S. Antonio Abate in mezzo.

1548, luglio 2 - Mons. Luca Bisanti consacra anche la chiesa di S. Leonardo fatta rifare dalla Regola di Casamazzagno dallo stesso mistro Culau ed in stile gotico. La decisione della regola avvenne nel 1545. La chiesa venne dedicata a S. Leonardo, San Gottardo e Santa Marta.

1548, luglio 3 - Consacrata dallo stesso Vescovo la nuova chiesa di S. Rocco a Dosoledo, con quattro altari dedicati al titolare con S. Osvaldo, l’Addolorata, S. Ermagora e S. Apollonia.

1550, agosto 30 - Leonardo De Martin, Marigo di Candide e suoi laudatori fanno contratto d’affitto. La Magnifica Comunità Cadorina mette nella sala del Consiglio l’immagine di Maria SS.ma, eseguita da Fabrizio Vecellio, pagata 6 ducati. Fabrizio era figlio di Ettore e cugino del sommo Tiziano, nacque a Pieve e morì a Venezia nel 1576.

1551, agosto 13 - Lite tra Candide e Calalzo sul possesso dei boschi da parte di Candide sulle pendici dell’Aiarnola. Candide prova di averli avuti per concessione del Consiglio di Cadore e che valevano i confini notati il 28 febbraio 1527 dal notaio Giacomo de Sacho e non quelli del 9 settembre notati dal Cancelliere della Comunità. Nel 1551 uno dei quattro consoli era Giambattista Gera.

1553, ottobre 19 - In casa di Giovanni Zandonella di Dosoledo, dal notaio Giambattista Gera, che era officiale di Comelico Superiore, ed alla presenza del Pievano di Comelico e di Matteo Barnabone di Domegge, si stipula una terminazione fra Candide e Calalzo per il luogo di sotto i Colesei sino alla Croda dei Cadins.

1553, luglio 7 - Divisione provvisoria di parte delle Vizze fra le quattro regole.

1556, maggio 25 - Sentenza Vicariale circa la smonticazione del bestiame in caso di infortuni celesti. Segue poi altro Laudo, approvato dal Vicario, sulla disciplina della monticazione.

1556, ottobre 7 - Il Comune di Candide domanda ed ottiene dal Consiglio di Cadore una parte del bosco in Silvella per uso di focatico e riparazione casere, esclusa l’utilizzazione per commercio.

1557, aprile - Si fa il censimento del Centenaro di sopra e si enumerano anime 1.394 di cui 243 uomini di fazione, cioè atti alle armi.

1557, settembre 11 - Al Centenaro superiore è assegnata dalla Comunità la vizza da faggio in Val Padola superiore per legna da fuoco.

1564, novembre 10 - Il Consiglio di Cadore decretò la solenne pubblicazione in Pieve, delle prescrizioni stabilite dal Sacro Concilio di Trento. Ciò anche in ubbidienza all’ordine dato dal Senato Veneto. Il Concilio iniziò il 13 dicembre 1545 e terminò con l’ultima delle 25 assemblee del 3 dicembre 1563. Fra diverse prescrizioni si istituirono i seminari, la compilazione del Catechismo e la tenuta dei libri canonici dei nati, matrimoni e morti.

1567, luglio 4 - La Comunità accusa Candide di taglio furtivo di piante in Praducchia e Candide soccombette.

1570, marzo 28 - La Magnifica Comunità Cadorina in vista della guerra che la Repubblica di Venezia, unitamente ad altri stati cattolici si accinge a condurre contro il turco, delibera di donare al Doge per il naviglio, seicento bordonali di larice da essere tagliati senza ritardo ed essere consegnati in Arsenale esenti da ogni spesa. La Repubblica Veneta ringrazia in data 7 aprile, dichiarandosi grata della devozione del Cadore verso Venezia. E’ da ricordare che l’anno 1570 fu straordinariamente pessimo. In aprile inoltrato per intenso freddo caddero le già spuntate foglie degli alberi ed il vento gelato d’estate produsse una sterilità spaventosa.

1571, ottobre 7 - Durante la processione della Pieve di Candide a S. Lucano d’Auronzo ed alla Madonna del Molinà, giunge la notizia della vittoria dei cristiani a Lepanto e si solennizza la vittoria con festeggiamenti.

1571, ottobre 29 - Alcuni ambasciatori cadorini sono presenti a Venezia per congratularsi con la Signoria Veneta per la vittoria. Discorso di Tiziano Vecellio, dell’ "Oratore". Questi nacque a Pieve nel 1538 e vi morì nell’anno 1610. Fu avvocato di vaglia e uomo di grande eloquenza.

1573, ottobre 15 - Il Comune di Candide aveva affittato al Cornaro, patrizio veneto, il bosco da foglia di Chiarede, per 250 ducati per versarli ai tedeschi e riavere libera la montagna di Silvella da estranei. Il Consiglio Cadorino prende provvedimenti che non siano vendute consorzio ed in specie ai tedeschi, pena il bando per tre anni da Cadore e nullità delle cessioni.

1573, novembre 25 - Domandasi dal Comune il bosco da "dema" (abete e larice) in località "la Costa" e "Salacé" ad uso riparazione chiese, case, molini, seghe, ponti e strade. La Comunità manda i sindaci Cristoforo Palatini da Pietro e Pietro Da Rin di Laggio, a fare verifica, sopralluogo e poi riferire sul richiesto.

1574, gennaio 22 - Il Consiglio con 19 voti, contrari 3, accordò la domanda riservando anche alla Comunità di tagliare e con proibizione di commerciare il legname sotto le pene stabilite stabilite dalle "Provvigioni" (norme) vigenti.

1574, aprile 7 - Nel tabiado di ser Osvaldo De Lorenzo in Candide, presenti Marigo e Laudatori del Comune, furono convocati i consorti di Sivella per trattare sulla esclusione dalla montagna dei molti tedeschi che avevano comperato diritti (erano in numero di 33), perchè diversamente essi diverrebbero sempre più prepotenti a danno dei consorti di Comelico. Con voti 106, contrari 2 si deliberò di recuperare le consorzie, incaricando i Laudatori e quattro uomini per Regola di preparare un piano di realizzazione. Il giorno dopo, in cada del notaro Bartolomeo da Sacho a Candide, si ritrovarono nuovamente le autorità comunali e i compartecipi, stabilendo che "restino tassati tutti e ciascuno li consorti di Silvella, ognuno però a proporzione di sua possidenza". E siccome difficilmente nel Comune di Candide si poteva ottenere la somma del riscatto dai tedeschi, si deliberò che siano tassati, e nello stesso modo, anche i consorti di San Nicolò, sempreché "debbano godere pacificamente dei loro diritti e non perturbare quelli di Candide", altrimenti si restituirebbe loro il versato e resterebbero esclusi dal maggior diritto che verrebbero a conseguire.

1574, maggio 31 - Quelli da San Nicolò soddisfecero le "tanse" condizionate. I consorti da Padola furono 14 pagando £ 42; da Dosoledo 43 pagando £ 240; da Casamazzagno 29 con £ 181; da Candide 30 con £ 198; da San Nicolò (con Costa e Gera) 28 con £ 278: totale venete £ 940.

1574, luglio 11 - Il Consiglio Cadorino delibera che nessun forestiero possa uccellare, pescare e cacciare in Cadore, punendo i contravventori. Nel 1577 in tutto il Cadore, escluso Ampezzo e Sappada, erano 14.230 abitanti.

1564, novembre 10. 11 Consiglio di Cadore decretò la solenne pubblicazione in Pieve, delle prescrizioni stabilite dal Sacro Concilio di Trento. Ciò anche in ubbidienza all’ordine dato dal Senato Veneto. Il Concilio iniziò il 13 dicembre 1545 e terminò con l’ultima delle 25 assemblee del 3 dicembre 1563. Fra diverse prescrizioni si istituirono i seminari, la compilazione del Catechismo e la tenuta dei libri canonici dei nati, matrimoni e morti.

1567, luglio 4 - La Comunità accusa Candide di taglio furtivo di piante in Praducchia e     Candide soccombette.

1570, marzo 28 . La Magnifica Comunità Cadorina in vista della guerra che la repubblica di       Venezia, unitamente ad altri stati cattolici si accinge a condurre contro i turco, delibera di donare al Doge per il naviglio, seicento bordonali di larice da essere tagliati senza ritardo ed essere consegnati in Arsenale esenti da ogni spesa. La Repubblica Veneta ringrazia in data 7 aprile, dichiarandosi grata della devozione del Cadore verso Venezia. E’ da ricordare che l’anno 1570 fu straordinariamente pessimo. In aprile inoltrato per intenso freddo caddero le già spuntate foglie degli alberi ed il vento gelato d’estate produsse una sterilità spaventosa.

1571, ottobre 7 - Durante la processione dalla Pieve di Candide a S. Lucano d’Auronzo ed alla Madonna del Molinà, giunge la notizia della vittoria dei cristiani a Lepanto e si solennizza la   vittoria con festeggiamenti.

1573, ottobre 15 - Il Comune di Candide aveva affittato al Cornaro, patrizio veneto, il bosco da foglia di Chiarede, per 250 ducati per versarli ai tedeschi e riavere libera la montagna di Silvella da estranei. Il Consiglio Cadorìno prende provvedimenti che non siano vendute consorzie ed in specie ai tedeschi, pena il bando per tre anni da Cadore e nullità delle cessioni.

1571, ottobre 29 - Alcuni ambasciatori cadorini sono presenti a Venezia per congratularsi con la Signoria Veneta per la vittoria. Discorso di Tiziano Vecellio, dell’ “Oratore”. Questi nacque a Pieve nel 1538 e vi morì nell’anno 1610. Fu avvocato di vaglia e uomo di grande eloquenza.

1573, novembre 25 - Domandasi dal Comune il bosco da “dema” (abete e larice) in località “la Costa” e “Salacè” ad uso riparazione chiese, case, molini, seghe, ponti e strade. La Comunità manda i sindaci Cristoforo Palatini da Pietro e Pietro Da Rin di Laggio, a fare verifica, sopralluogo e poi riferire sul richiesto.

1574, gennaio 22 - Il Consiglio con 19 voti, contrari 3, accordò la domanda riservando anche alla Comunità di tagliare e con proibizione di commerciare il legname sotto le pene stabilite dalle “Provvigioni” (norme) vigenti.

1574, aprile 7 - Nel tabiado di ser Osvaldo De Lerenzo in Candide, presenti Marigo e Laudatori del Comune, furono convocati i consorti di Silvella per trattare sulla esclusione dalla montagna dei molti tedeschi che avevano comperato diritti (erano in numero di 33), perché diversamente essi diverrebbero sempre più prepotenti a danno dei consorti di Comelico. Con voti 106, contrari 2 si deliberò di recuperare le consorzie, incaricando i Laudatori e quattro uomini per Regola di preparare un piano di realizzazione. Il giorno dopo, in casa del notaro Bartolomeo da Sacho si ritrovarono nuovamente l’autorità comunale e i compartecipi, stabilendo che “restino tassati tutti e ciascuno li consorti di Silvella, ognuno però a proporzione di sua possidenza”. E siccome difficilmente nel Comune di Candide si poteva ottenere la somma del riscatto dai tedeschi, si deliberò che siano tassati, e nello stesso modo, anche i consorti di San Nicolò sempreché “debbano godere pacificamente dei loro diritti e non perturbare quelli di Candide”,     altrimenti si restituirebbe loro il versato e resterebbero esclusi dal maggior diritto che   verrebbero a conseguire.

1574, maggio 31 - Quelli da San Nicolò soddisfecero le “tanse” condizionate. I consorti da Padola furono 14 pagando £ 42; da Dosoledo 43 pagando £ 240; da Casamazzagno 29 con £ 181; da Candide 30 con £ 198; da San Nicolò (con Costa e Gera) 28 con £ 278: totale venete £ 940.

1574, luglio 11 - Il Consiglio Cadorino delibera che nessun forestiero possa uccellare, pescare e cacciare in Cadore, punendo i contravventori.

1577 - In tutto il Cadore, escluso Ampezzo e Sappada, erano 14.230 abitanti.

1588, giugno 7 - Nell’atto di divisione dei boschi redatto nella casa di Andrea de Monte, si dice tra l’altro che “non è possibile conservare i boschi mentre stanno in comune, ed è evidente che sono trascurati e negligentati e da particolari persone vengono giornalmente distrutti e rovinati. Non potendo gli uomini del Comune di Candide trovare legni atti e sufficienti alla rinnovazione e restauro delle chiese, case, ponti e strade, per le quali detti boschi sono stati concessi in Vizza, oltre che di ciò neppur la Magnifica Comunità Patrona di quelli potrebbe aver alcun comodo e aiuto necessari ai bisogni, come avuto per il passato, se in qualche modo non si provvedono, ecc.”. Sono descritte poi le parti assegnate alle varie Regole, indicando di ogni località i confini. Intervennero i Laudatori e Deputati delle quattro Regole. Il documento è scritto da Bartolomeo Sacco, figlio di Giacomo, pubblico nodaro del Comelico di Apostolica Autorità. Letto venne confermato, ratificato e approvato dal Maggior Consiglio di Cadore.

1588, ottobre 18 - Entriamo ora nella fase iniziale di quel movimento, pratiche, ricorsi, appellazioni che dovevano in progresso portare al distacco del superiore Comelico dall’inferiore, formando la nuova Pieve di S. Maria di Candide. Come è noto tutto il Comelico dipendeva ecclesiasticamente dall’unico centro religioso che aveva sede in S. Stefano e che chiamavasi appunto la Pieve di Comelico ed anche la “Stefania”, dal titolare di quella chiesa certo esistente prima del 1000. In questa data l’Arcidiacono e Pievano di Pieve di Cadore don Pomponio Giacobbi, essendo in visita a Dosoledo, delegò il Pievano di Comelico ad inventariare i nuovi legati di S. Maria in Candide. I popoli più lontani da S. Stefano dopo secoli che erano soggetti, sentivano impellente il bisogno per motivi spirituali ed anche per la tendenza innata in ogni gente, verso l’indipendenza. È vero che sino al 1400 circa, il Pievano di S. Stefano mandava le domeniche e le feste e nei venerdì di quaresima a celebrare a Candide e S. Nicolò come luoghi di maggior concorso e di maggior comodo per la popolazione. Questo però sempre non avveniva, causa abbinamento di funzioni o per circostanze imperiose, specie durante il lungo inverno, e la mancanza ingenerava il malcontento e dava motivo a lagnanze. La Centuria Superiore (Comuni di Candide e S. Nicolò) si decise a dar principio in forma ufficiale quello che da alcuni si parlava e si progettava privatamente per una miglior assistenza religiosa.

1589, novembre 22 - Per interessamento e con l’intervento dei capi della Centuria Superiore, viene istituito una specie di processo contro S. Stefano per le cose spirituali e vengono esaminati ben trenta testimoni.

1589, dicembre 19 - A Campitello nella casa di ser Antonio da Zàaudo, si adunano i marici, consiglieri e laudatari e deputati di ogni villa della Centuria Superiore. Fatto discorso sulle necessità per la salute delle anime di ottenere una cura spirituale permanente e stabile in luogo, unanimemente si decise essere tempo di agire a tal fine e furono nominati due nunzi o ambasciatori perché comparissero sia davanti al Re.mo Patriarca ed uffici ecclesiastici, come presso la Magistratura civile, per sostenere le ragioni del Centenaro chiedendo il distacco dalla Pieve di S. Stefano, giusta la norma del Concilio Tridentino. Furono scelti ad esponenti:

Giacomo Gera di Giobatta, nato nel 1560, notaio. Ricoperse le cariche di Laudatore (1587), Consigliere di Candide (1589) Officiale della Centuria Superiore (1617-18; 1624-25; 1628 e 1635 ) membro del Consolato Cadorino, marigo e Sindaco di Comunità (1603, 1605, 1612, 1618 e 1624).

Bartolomeo Sacco da S. Nicolò, pure notaio, aveva sposato Cassandra Gera, sorella di Giacomo. Persona sagace e autorevole.

1590, gennaio 16 - La presa di posizione di quelli di sopra originò subito la reazione di quelli di sotto. Il Pievano di S. Stefano, Pré Odorico Zandonella dall’Aquila, a mezzo del suo procuratore Francesco Monaldus davanti al Tribunale presieduto dal Patriarca: non si ammettevano le ragioni portate dai rappresentanti della Centuria Superiore, negando vi fossero i bisogni reclamati, date le assidue cure che andava prestando il Pievano a mezzo dei suoi Cappellani. Nelle note si fa notare che pré Odorico, dottore in ambe le leggi, dimenticandosi di essere oriundo della Centuria Superiore essendo nativo di Dosoledo, si ricordava e si sentiva solo di essere Pievano di S. Stefano. Fu quindi, come avremo modo di vedere, un tenace sostenitore dell’integrità della sua Pieve e contrastò con tutte le forze la separazione auspicata e voluta da Candide e S. Nicolò. Si ricorda nelle note che “Quelli proprio di S. Stefano” si erano lamentati in data 25 agosto 1584 all’Arcidiacono di come andavano le cose. Oltre ciò potremmo aggiungere che pré Odorico doveva essere imparentato con i Gera e i da Sacco.

1590, giugno 24 - Durante l’anno 1590 fino al gennaio del 1591, corse una lite civile fra le Regole di Candide e Casamazzagno da una parte e quelle di Padola e di Dosoledo dall’altra, rifiutando queste di pagare la loro quota delle spese sostenute durante l’adunanza tenuta a Campitello il 9 febbraio 1589 e delle precedenti e posteriori pratiche. Patrocinatori di Dosoledo e Padola gli avvocati cav. T. Vecellio ed O. Soldano e per Candide e Casaazzagno il cav. Alessandrini e G. Palatini. Sostenevano i primi: il diritto di controllare la lista delle spese che nell’adunanza del 1589 erasi trattato solo di chiedere il Fonte Battesimale a Candide ed un Cappellano e non la erezione di una nuova Pieve ed infine che Giacomo Gera e suo cognato Bartolomeo Sacco s’imposero nell’adunanza e fecero poi comparire diversamente le cose malgrado le opposizioni e che i due erano nemici del Pievano di S. Stefano e di suo fratello Giulio. Candide e Casamazzagno ribattevano e insistevano per il pagamento.

1590, giugno 24 - Si fa la divisione della vizza di “la Costa” fra Dosoledo e Padola, dopo ben cinque giorni di sopralluogo dei Laudatori. Durante l’anno 1590 fino al gennaio del 1591, corse una lite civile fra le Regole di Candide e Casamazzagno da una parte e quelle di Padola e di Dosoledo dall’altra, rifiutando queste di pagare la loro quota delle spese sostenute durante ...

1590, luglio 16 - Il Patriarca incaricò l’Arcidiacono Pinazza ad indagare in luogo sul vero stato delle cose e questi, il 16 luglio 1590, rimette al Superiore le deposizioni testimoniali assunte e che riguardavano anche gli emolumenti che avevano i Cappellani e sui reciproci doveri fra il Pievano e la Centuria di Sopra, assicurando il Patriarca della verità dell’esposto.

1591, aprile 2 - Il Comelico inferiore rivolge supplica alla S. Congregazione del Concilio a Roma, esponendo che la chiesa pievanale era nel centro della vallata, che il Centenaro inferiore si componeva di più di ville e abitanti del superiore, le entrate e decime non sarebbero state sufficienti per due pievi, infine che il Pievano e due Cappellani si prodigavano indefessamente per l’intero Comelico. Il Cardinale Gerolamo Mattei da Roma. domanda informazioni al Patriarca sulla questione fra le due Centurie.

1591, aprile 24 - Il Patriarca Giovanni Grimani, giudice commissario ed esecutore di ordini della Congregazione dei Cardinali, come da lettere del Cardinal Caraffa, sentenzia respingendo la separazione, ma decreta solo l’erezione del Battistero nella chiesa di S. Maria Assunta in Candide ed accordando un Cappellano che vi dimorasse giorno e notte nei quattro mesi più freddi, da dicembre a marzo, e negli altri soltanto di giorno. Obbligo al Pievano di S. Stefano di mandare il sacerdote ed alla Centuria Superiore di dare abitazione e legna da fuoco.

1593 - Cristoforo Venier, Procuratore dei boschi, emana sentenza contraria ai privilegi del Cadore. La Comunità ricorre al Doge che annulla la sentenza e conferma in pieno i diritti e prerogative dei cadorini sulle loro Vizze.

1594 - Gli abitanti del Cadore erano 13.338.

1595, novembre 24 - Giacomo Gera è incaricato dal Consiglio di Cadore di trattare in Venezia la causa che pendeva fra la Comunità e il Patriarca per la conferma del rieletto Arcidiacono Pomponio Giacobbi.

1597 - Una nota di legname venduto in Cadore a varie ditte è di taglie 45.125; taioni 64.374; squadrati 39.661; antenne grandi 42; antenne ordinarie 1.053.

1599 - Il Comune di Candide va in processione al santuario della Madonna di Luggau attraverso la forcella sottostante a Cima Vallona.

1599 - Il Consiglio Cadorino obbligò le Regole a denunziare i forestieri da essi aggregati senza che i medesimi siano cittadini di Cadore.

1600 - Il Patriarca ordina che i registri parrocchiali si scrivano in latino, giusto il sistema della Curia Romana.

1601, giugno 3 - Ucciso a Casamazzagno tale Melchiorre Festini, severe condanne all’omicida e donna compartecipe.

1602, agosto - Si fa un abbozzo di convenzione fra il Centenaro e il Pievano di S. Stefano da sottoporre al Patriarca Grimani, che si era ripromesso di modificare durante una sua visita in Cadore la sentenza del 27 aprite 1591. Non è previsto lo smembramento del pievanato, ma solo la permanenza per tutto l’anno del Cappellano, mantenuto dal Pievano. Proposte non realizzate.

1602, ottobre 28 - Padola spontaneamente paga la sua quota per le pratiche ecclesiastiche contro S. Stefano. Mancano notizie sulle determinazioni di Dosoledo.

1603, febbraio 11 - Lunardo Zandonella, Marigo di Candide, affitta la montagna di Coltrondo ai pegorari trevisani per pagare le campane fatte per il Comune e le nuove scale del campanile di Candide.

1603, maggio 24 - I signori Gera, Zandonella dall’Aquila e Monte, ricevono in proroga la vizza della Praducchia della Comunità.

1604, settembre 17 - Mons. Ermolao Barbaro. Vescovo titolare di Tiro e coadiutore del fratello Patriarca Francesco, durante la visita pastorale in Comelico, interroga il Pievano di S. Stefano sullo stato materiale e spirituale della sua cura. Pré Zandonella depone che abita a S. Stefano ed anche a Dosoledo nella casa patema e che ha due cappellani da lui salariati. Nella relazione compilata dal Vescovo sono enumerati i vari villaggi, la loro distanza dalla Pieve ed i fuochi (Candide 40, Casamazzagno 45, Stalnovo 5, Dosoledo 44. Padola 45) che risulta nel superiore Comelico (Comuni di Candide e di S. Nicolò e la mezza Danta di sopra) in totale 290, mentre nella Centuria inferiore (Comuni di S. Stefano e S. Pietro e la mezza Danta di sotto) 304. In tutto il Comelico 594.

1604, settembre 20 - Mons. Barbaro è a Candide ed a seguito della domanda del marigo, vi istituisce la Confraternita del SS.mo Sacramento. Nello stesso giorno, il 21 e 22, amministra la Cresima nella chiesa di S. Maria a tutto il Centenaro Superiore. I maggiorenti di Candide, profittando della presenza del Visitatore e capitanati da Giacomo Gera, si lamentano assai duramente con Vescovo per le negligenze e renitenze del reggitore di S. Stefano. domandano l’esecuzione immediata della sentenza Grimani del 1591 per il battistero a Candide e si chiede a gran voce la curazia. Nelle note si mette in risalto che i comelicensi superiori dovevano portare i neonati per la cerimonia battesimale a S. Stefano.

1604, ottobre 2 - Mons Barbaro da Perarolo emette due decreti dando piena e giusta soddisfazione a Candide, dopo aver veduto ed esaminato ogni cosa:

•   nel primo conferma e prescrive il fonte battesimale nella chiesa di S. Maria in considerazione della distanza delle strade disagevoli, specie d’inverno;

•   nel secondo dispone l‘erezione di una curazia a Candide per tutto il Centenaro di Sopra, con obbligo al Pievano di S. Stefano a staccare dalla canonica uno dei due cappellani che dovrà risiedere continuamente a Candide in qualità di cappellano - curato e con obbligo al popolo della nuova curazia di provvedere una decente canonica nel villaggio di Candide e di passargli 10 ducati annui. Il Pievano di S. Stefano doveva versare al Curato prò tempore 110 ducati annui, nonché provvedere il sacerdote, eleggerlo e presentarlo al Patriarca per essere confermato, il tutto nel termine di un mese, spirato il quale senza che il Pievano se ne sia interessato, dovevano eleggerlo i popoli soggetti alla Curazia, nella quale il Pievano non doveva avere più alcun dovere rapporto a funzioni religiose e ad amministrazione di sacramenti, fuorchè di andare ogni anno a cantare le Messe e i Vesperi nei giorni dei Titolari e della Dedicazione Chiesa e Cappelle del Superiore Centenaro, come faceva per lo innanzi.

1604, ottobre 14 - Il Patriarca tagliando corto ai destreggiamenti del Pievano di S. Stefano, nomina e destina a curato di Candide Pré Melchiorre Flora, nativo di Enemozo e che era stato cappellano a S. Stefano.

1604, ottobre 21 - Il decreto viene pubblicato in Pieve di Cadore nella casa di Jacobus de Jacobi, dal Cancelliere Vescovile alla presenza dei Rev.mi Pietro Aviani, Pievano di Ampezzo, Simone Costantini Pievano di S. Vito e Bartolomeo Zamberlan Pievano di Auronzo. Erano pure ad ascoltare la lettura il Pievano di S. Stefano pré Odorico a ciò espressamente obbligato, e ser Giacomo Gera, quale rappresentante la Centuria Superiore. Bisogna riconoscere - dicono i compilatori delle memorie storiche - che è merito specialissimo di Giacomo Gera se Mons. Barbaro decretò la Curazia, perché Gera con la sua influenza e capacità espose la situazione, i bisogni e le aspirazioni del Centenaro di Sopra in modo chiaro. veridico e forte, con grande eloquenza, persuadendo il Visitatore della bontà e ragionevolezza della causa sostenuta.

Nello stesso mese di ottobre la Centuria inferiore ed il Pievano si oppongono al decreto del 2 ottobre davanti al Legato Pontificio in Venezia, adducendo il grave pregiudizio che deriverebbe alla matrice di S. Stefano e domandano l’annullamento del decreto. La Centuria Superiore a sua volta, ricorre alla stessa sede per la piena conferma del decreto. Si afferma che la Centuria conta 1600 anime in 10 ville, molte delle quali assai distanti dalla Matrice ed a causa di tale lontananza, sono succeduti cause di morte senza battesimi di piccoli e di molti adulti senza sacramenti. Concludono che santa è la decisione del Vescovo e demoniaca quella di S. Stefano.

1604, ottobre 22 - Mons. Offredo de Offredis, Legato o Nunzio Pontificio a Venezia, Vescovo titolare di Melfi, a cui era stato diretto reclamo, invita le parti a presentare le ragioni entro 20 giorni dall’intimazione e, mancando sarà emesso giudizio in contumacia.

1604, novembre 1 - Certifica il notaio Liberale Fabris di aver fatto la notifica ai rappresentanti di sotto cioè a loannes de Poliedo, Joannes de Mario Ronquatrini; e a quelli di sopra: Jacobo Glerio notaio e officiale del Centenaro e Jacobo di Bartholomei de Zambello, marico di Candide. Furono testimoni: Aloisio Bernabove de Domeglo e ser Gaspare de Rino Laglio. Nelle note si precisa essere Liberale Fabris di Cristoforo e di Orsola Vettori di Campolongo, uomo di grande ingegno ed operosità. Fu lui a cambiare il primitivo cognome Fabbro o del Fabbro in Fabris; i testimoni erano un Barnabò di Domegge e un Da Rin di Laggio.

1604, novembre 7 - Votazione dei convenuti alla riunione tenutasi a Candide nel tabiado di Andrea De Monte alla presenza di ser GioBatta Vecellio di Auronzo e magistro Giovanni da Costola da Lorenzago che votarono 90 si ed un no la deliberazione dei giorni precedenti con la quale restavano nominati Giacomo Gera e Leonardo de Rigo Consier, quali procuratori per sostenere le ragioni contro S. Stefano davanti al Legato in sede di appello. I convenuti diedero facoltà al Marico ed ai Laudatori perché nel miglior modo che loro sembrerà, trovino quanto denaro sarà necessario per la causa intrapresa e sino alla vittoria. Il verbale redatto dal notaio Giacomo Monte venne autenticato il 21 dal vice-Vicario di Cadore Nicolo Palatini, notaio in Pieve.

1604, novembre 7 - Lo stesso giorno tennero adunanza gli uomini di S. Nicolò nel portico antistante la chiesa trattando e deliberando gli stessi argomenti di Candide. Stese il verbale il notaio G.B. Sacco. Il fattivo interessamento di quel valente uomo che era Giacomo Gera non tardò a dare i suoi frutti.

1604, novembre 26 - Solenne richiamo del Vescovo Barbaro al Pievano di S. Stefano con l’ingiunzione perentoria di eseguire il decreto del 2 ottobre sotto pena della sospensione “a divinis” se non obbedirà. L’ordine è datato da Villa Maseris nel Friuli, e tramite il notaio G. B. Sacco il 30 avvenne l’intimazione a pré Zandonella.

1604, dicembre 10 - Il Nunzio Apostolico rigettando il ricorso della Centuria di sotto, conferma in pieno il decreto di Mons. Barbaro; ma ancora non si dettero per vinti ed i rappresentanti del Comelico inferiore portarono la sentenza in ultima istanza al tribunale del Delegato speciale, Mons. Joannes Thiepulo, Primicerio della basilica di S. Marco in Venezia. Essi insinuarono che Mons. Barbaro non aveva le facoltà necessarie per procedere alla visita pastorale per cui il suo operato cadrebbe nel nulla. Il Comelico Superiore controrispose con le sue facili controdeduzioni.

1604, dicembre 20 - Pré Zandonella scrive intanto al Patriarca accettando la nomina di Pré Flora a curato di Candide con promessa di mandarlo in luogo per la salute delle anime e per la pace dei parrocchiani, facendo però riserve quanto all’assegno e mantenimento del curato. Finalmente il primo gennaio 1605 si insediava a Candide nella chiesa di S. Maria il primo curato, per la Centuria superiore nella persona di Pré Melchior Flora.

1605, febbraio 14 - Il Primicerio di S. Marco invita i procuratori delle due centurie a comparire per l’interrogatorio sulle opposte ragioni.

1605, marzo 23 - Lunga sentenza del Primicerio di S. Marco completamente a favore della Centuria superiore. Della sentenza venne data copia autentica allo spettabile signor Giacomo Gera.

1605, marzo 29 - Popolazione del Comelico:

Candide 225; Casamazzagno 263; Dosoledo 284; Padola 209; Danta 126; Costa 183; San Nicolò 129; Campitello 62; Gera 101. Totale del Comelico Superiore: 1582.

S. Stefano 283; Casada 76; Costalissoio 269; Campolongo 293; S. Pietro 120; Stavel 188; Presenaio 114; Valle 108; Costalta 238. Totale Centenaro inferiore: 1689.

1605, aprile 16 - Mons. Barbaro si esprime risentito delle grave insinuazioni e calunnie dichiarando la piena validità dei suoi atti per i pieni poteri conferitigli dal Patriarca ed ha puntate polemiche non solo contro pré Zandonella, ma anche contro Mons. Primicerio per non aver subito rigettato l’istanza offensiva del Comelico inferiore.

1605, maggio 9 - Il Curato pré Flora diede inizio ai registri canonici del Comune di Candide (conservati tuttora in ottimo stato in canonica) in un libro che aveva avuto dal signor Giacomo Gera e vi scrisse la prefazione, riferendosi a Giacomo Gera “Qui pro tuenda Centuria Superiori numquam recusavit se suaque omnia in discrimen apponere”, cioè colui che per salvaguardare il benessere della Centuria Superiore, mai tralasciò di porre in pericolo sé stesso ed i suoi averi.

Ricordiamoci della tenacia per il bene e la dedizione alla buona causa pubblica dimostrata da questa energica persona.

Il Curato iniziò allora anche i registri canonici per S. Nicolò.

1605, luglio 22 - I Nunzi del Comelico Superiore presentatisi al Patriarca reclamano che il Pievano paghi il salario al Curato di Candide.

1605, luglio 25 - Sono emanati due decreti: uno intima a pré Odorico di non interpretare alla rovescia e dal pulpito gli ordini e comandi emanati dal Visitatore, ma di attenervisi ed eseguirli. Occorrendo chiarimenti, che si rivolga al Superiore. Il secondo impone alla Centuria Inferiore di non più ostacolare le cose ecclesiastiche stabilite, pena la scomunica e l’interdetto.

1605, settembre 1 - Il Pievano Zandonella vista la cattiva piega della controversia ed i gravi pericoli cui andava incontro insieme ai suoi paesani, corse ad Udine ed in Cancelleria Patriarcale dichiarò e firmò che ammetteva in pieno il dibattuto decreto Barbaro, cessando ogni opposizione ed obbligandosi a far desistere i suoi nello stesso senso.

1605, settembre 11 - Il Patriarca ordina alla Centuria Superiore di dare al Pievano di S. Stefano quanto gli è dovuto. Candide risponde che il decreto Barbaro assegna i redditi al Curato, ma venne sentenziato che il Pievano possa esigere gli emolumenti come di consuetudine.

1605, settembre 29 - Una ordinanza del Doge stabilisce che in avvenire - a norma dello Statuto Cadorino - le Vizze concesse ai Comuni e Regole non possono essere affittate, impegnate e tanto meno vendute, ma devono restare ad uso pubblico e privato delle stesse Regole. In caso di urgente pubblica necessità, conosciuta dal Luogotenente e con sua espressa licenza possano venire date in affitto.

1605, ottobre 18 - La Regola di Padola invitò il Vicario Foraneo alla rinnovazione dei beni-fondi della sua chiesa. L’atto è scritto da Georgius Nardeus qn. Gasperis di Domegge, notaro collegiale di Cadore, e si nominano ben cento persone che godevano i terreni per trenta località.

1605, novembre 26 - Il pievano Zandonella insta presso il patriarca onde siano salvaguardati certi suoi diritti nella temporalità della nuova Curazia. Giacomo Gera a nome della Centuria, fa opposizione. Il Pievano controreplica, ma Gera ribatte a sua volta più fortemente.

1605, novembre 27 - Il Patriarca riformando quanto aveva ordinato nel precedente settembre, decide a favore di Candide e fa intimare la sentenza a pré Zandonella il quale, se trasgredisce dovrà versare £. 100 al Seminario.

1606, settembre 16 - Giacomo Gera dichiara al Capitano di Cadore di aver avuto in “proroga” il 18 febbraio 1595 ed insieme a Giacomo Doriga, per 18 anni e per 106 ducati la Vizza di Selvapiana. Poi il 4 settembre 1602 da S. Nicolò, insieme al dottor Alessandrini e Orazio Vecellio, il monte Melin per 25 anni, verso ducati 300. Il 24 marzo 1603 dal Comune di Candide la vizza della Praducchia, insieme a Giulio Zandonella ed Andrea Monte per ... anno e £. 850. L’anno 1604, il 13 marzo, la vizza di Ombrio da Candide, insieme al cav. Vecellio ed Andrea Monte, per 29 anni e per £. 1.000. L’autorità tutoria, giustamente preoccupata di questo stato anomalo di cose, stabilì che il legname sarà reciso nelle varie vizze, sia e resti di pertinenza di coloro che hanno versato i danari, ma nello stesso tempo sentenziò l’annullamento delle proroghe e proibì la recisione di altre piante. Candide e Casamazzagno domandarono inutilmente ai Provveditori della Comunità Cadorina che le proroghe restassero in vigore per il tempo stipulato, onde evitare i danni che loro pretenderebbero i creditori. Ignorasi che seguito abbia avuto l’incresciosa situazione.

1606, settembre 30 - Adunanza tenuta a S. Nicolò in casa degli eredi qn. Bartolomeo da Sacco, dei Marighi dei due Comuni, con i Laudatari e Deputati nonché il Curato di Candide espressamente invitato, il quale espone e si duole di non poter adempiere ai suoi doveri essendogli pervenuto da pré Odorico Zandonella il suo salario di 110 ducati. I rappresentanti della Centuria, indignati del perverso contegno del Pievano Zandonella e vedendosi chiaramente ch’egli cercava di distruggere la Curazia “et fatto maturo ragionamento, niun di loro dissenziente, a piena voce, hanno eletto et destinato li signori Giacomo Gera et Giacomo Monte de Candide, come Nunci et procuratori” per tutelare energicamente presso le Autorità ecclesiastiche e civili i diritti del Curato ed il bene spirituale della Centuria. Verbale redatto dal notaro G.B. Sacco.

1608 - Inverno rigidissimo, cadde molta neve e crollarono molti tetti.

1608, agosto 12 - Una ducale concede agevolazioni “alli fedelissimi nostri del Cadore” sul prezzo del sale.

1608, dicembre 13 - Il Consiglio di Cadore richiamò alla Comunità il bosco della Praducchia.

1608, dicembre 28 - Leonardo Gera, Marigo di Candide, reclama a favore di Candide una cessa o bene comunale venduto dalla Regola di Danta ad un tal Giovanni qn. Antonio de Janes de Gera.

Leonardo Gera figlio di Giambattista e fratello di Giacomo è Marigo di Candide nel 1598, 1606-1607,1608-1612 e 1618; fu anche officiale della Centuria di Comelico Superiore. Sposò in primi voti Maria De Cesco, sorella di Elisabetta moglie di Giacomo ed in secondi votiti 19 febbraio 1596, Bartolomea di Giulio Zandonella dall’Aquila di Dosoledo. Era notaio.

1609, febbraio - Il Comune di Candide chiede al Patriarca che siano approvate pitture collocate di recente sugli altari e chiede di poter fare il venerdì santo, il Sepolcro nella chiesa di S. Antonio. Il Pievano di S. Stefano aveva proibito ai suoi cappellani di celebrare sopra quei quadri non ancora benedetti ed approvati ecclesiasticamente.

1609, marzo 7 - Il Vicario Foraneo di Cadore è incaricato di esaminare le nuove immagini e di benedirle, nonché riferire sulla convenienza dell’ambiente ed ubicazione per il Sepolcro. Nelle memorie sono elencati i quadri.

1609, marzo 13 - Il Vicario approva i quadri ed autorizza il trasporto dell’Eucarestia dalla vicina chiesa di Santa Maria alla decorosa chiesa di S. Antonio.

1609, aprile 22 - La Comunità Cadorina proroga il bosco della Praducchia per 18 anni al signor Giacomo Gera.

1610, luglio 2 - Sono elencate varie concessioni a Regole e Comuni di legna.

1611 - Ventiquattro cadorini fanno finta di essere deputati e contro la volontà del Capitano deliberarono a Pieve di pubblici affari e sono condannati ed arrestati.

1612, giugno 10 - I Regolieri di Candide annullarono le delibere fatte dai Laudatori e Deputati locali senza il loro intervento a voto.

1612, dicembre 6 - Arbitrato amichevole per questioni di confini di boschi.

1613, ottobre 24 - Il Comune di Candide ottiene dal Consiglio di Cadore la Vizza di Col Trondo. Il Consiglio vista l’istanza fatta da Giacomo Monte officiale di Candide e di Giacomo de Doriga consigliere, ed a nome di ser Francesco Gera che era Marigo di Candide, con voti 19 contrario concede quanto richiesto. Atto scritto da notaio Conte Vecellio da Pieve. Nelle note è detto: Francesco Gera figlio di Giacomo e di Elisabetta de Cesco, nacque il 27 luglio 1589 e sposò nel 1607 Simona Janesi, vedova di Orazio Vecellio. Ricoperse varie cariche nel Consolato cadorino, sindaco della Comunità, officiale del Superiore Comelico e Marigo di Candide nel 1613, 1621, 1629. Assunse l’amministrazione della famiglia nel 1610; amava la poesia e a 70 anni recitava a memoria tutta l’Eneide. Ottenne il 20 gennaio 1656 l’altare a S. Giuseppe.

1613, novembre 5 - Le Regole di Candide e di Casamazzagno per meglio curare la conservazione dei loro boschi e preservarli da danneggiamenti di furti purtroppo frequenti, decisero di spartirli. Le vizze sono quelle di La Costa, Salacè o Giau Longo e sotto la Croda.

1614 - Processione a Luggau fatta dal Comune di Candide.

1616, aprile 5 - Marigo e Laudatori del Comune stabiliscono sanzioni per pascoli di pecore nella campagna coltivata. I maiali pascolanti potevano essere uccisi.

1616, maggio 17 - Successivo ordine del Marigo che autorizzava ogni dieci pecore pascolanti abusivamente, di sequestrare una per ogni volta e darla a beneficio della chiesa del villaggio.

1616, maggio 20 - La Centuria Superiore ripensando ai gravissimi danni delle invasioni teutoniche ed in vista di nuove minacce ai confini, elesse Giacomo Gera a Capitano delle “Cernide” (milizie locali) dei Comuni di Candide e di S. Nicolò. Giacomo Gera aveva allora 57 anni.

1616, giugno 6 - La vizza di Ombrio viene divisa da Candide e Casamazzagno. Il documento è scritto dal notaio Francesco Gera.

1617, febbraio 27 - Pré Melchiorre Flora, primo curato di Candide, è destinato e parte per la nuova cura di Pagnacco nel Friuli. Candide riconoscente dei 12 anni di curazia, pagò la spesa di tre carri per il trasferimento delle sue masserizie sino a Pesaris.

1617, marzo 19 - Deliberata la nomina di Pré Adriano Costantini, di Tommaso, da Valle di Cadore, come secondo curato di Candide.

1617, aprile 29 - Si apprende che un certo Prudenzio Fujon, pittore che abitava a Dosoledo, impiegò tre giorni a restaurare il quadro del SS. Crocifisso della chiesa di S. Maria di Candide.

1617-1627 - Mancano 10 anni di cronologia.

1627, agosto - Pré Giovanni Flamia da Tolmezzo è il settimo curato di Candide.

1627, aprile 24 - Candide ricorre ad Udine domandando si provveda radicalmente ai bisogni spirituali della popolazione. Dicesi che il Pievano di S. Stefano “continua nella perversa sua resoluzione di travagliare et inquietare il Centenaro, e che si dovrebbe essere autore di quiete e di pace, sii l’origine di discordie”. Che il Pievano “per la sua potenza e ricchezza il tutto si permette nè cosa intenta lascia”. Il circostanziato esposto, che non ottenne alcun risultato, venne corredato da un “consulto” esteso da tale Micheal Calidonius, che doveva essere un legale dell’epoca.

1629, aprile 11 - Il Patriarca ordina al Curato di Candide di osservare il decreto istitutivo della Curazia sia per le funzioni come pel concorso della Pieve. Era Pievano Pré Poli, con il quale, dopo tante ed accese controversie, succedette un periodo di calma. Fra la Centuria Superiore ed il Pievano Poli, si convenne che il sabato santo il Curato facesse di buonora la funzione del fuoco a Candide, tralasciando le profezie ed il suono esterno delle campane, per poi andare con il cero e in tempo a S. Stefano e, ritornato, suonino le campane.

1629, settembre 1 - Si abbruciò la casa di quelli de Festin di Casamazzagno, tutta di legname, con pericolo di tutta la villa.

1629, settembre 30 -  Prè Flaminia rinuncia e parte da Candide.

1629, dicembre 15 - Viene l’ottavo Curato di Candide che è Pre GioBatta Zaglio da Tarcento in Friuli.

1630, marzo 25 - Il Comune di Candide delibera di rinnovare il proprio Laudo ed incarica della compilazione il Marigo GiamPaolo Zandonella dall’Aquila ed i quattro laudatori delle Regole. Lo statuto sarà di 12 capitoli e di 229 articoli. Sono riportati alcuni articoli. Si sottolinea solo una norma, quella della elezione del marigo che dovrà avere due terzi dei voti dei regolieri e che dovrà giurare sul Laudo ponendovi la mano destra e pronunciando la formula: “Io NN. da questo honorando Comun de Candide per suo Marigo, giuro ad Sancta Dei Evangelia di osservar vera fedeltà al serenissimo et Benignissimo Principe nostro di Venezia, alla magnifica Comunità et patria nostra di Cadore, procurando in ogni mio potere che anco ogni persona specialmente di questo Comun far debba il simile”. Il vecchio Laudo è considerato il primo che si conosca e, secondo il Fabbiani, fu redatto attorno al 1233-1241 dal notaio Vacelus o Guecello.

GiamPaolo Zandonella nacque il 7 marzo 1595, è noto per la sua attività notarile e legale, per il Laudo del 1630, ma anche per il suo diario storico, andato purtroppo disperso durante la prima guerra mondiale.

1628, aprile - Pré Bartolomeo Gera. di Giacomo e di Elisabetta De Cesco. celebra a Candide, la prima Messa. In questa occasione vennero qui quattro Padri cappuccini per la predicazione preparatoria e per assistere alla solennità. Il Comune donò ai Padri un grosso vitello. Vi fu un concorso straordinario di gente. Bartolomeo Gera, nacque a Candide il 2 febbraio 1603. Studiò prima in seminario a Udine e lì a 16 anni vestì l’abito ecclesiastico. Fu poi a Graz per lo studio del greco e del latino, quindi proseguì gli studi all’università di Padova conseguendovi la laurea. Dopo vari incarichi che vedremo più avanti, il 5 settembre 1663 venne nominato Vescovo di Feltre.

1631, ottobre 31 - Vengono eletti dieci uomini di ogni Regola per l’esame del nuovo Laudo.

1613, dicembre 28 - Adunanza tenuta a Candide nella “stua” di ser Giacomo Gera, il Marigo, Laudatori ed incaricati danno il benestare al Laudo.

1632, aprile 12 - Nel tabià vecchio dei fratelli Gera in Candide convengono i regolieri del Comune e deliberano di compensare il nodaro G.P. Zandonella dall’Aquila per l’opera prestatagli dandogli £. 200.

1632, aprile 29 - Il Vicario di Cadore dà piena approvazione al Laudo rendendolo esecutivo.

1632, agosto 10 - La Regola di Candide proroga i suoi boschi di sotto la Croda e di Salacè per 25 anni ai Gera.

1632, dicembre 27 - Nota del notaio B. Doriga relativa alla morte di Giovanni Sacco e del suo testamento.

1633, maggio 17 - Il Comune di Candide ottiene dal Consiglio di Cadore bosco da foglia in zona Guardia, oltre la Varda.

1633, ottobre - Un orso reca gravi danni a Casamazzagno.

1634, maggio 17 - Il Marigo di Candide ordina di smonticare in Silvella gli animali foresti e di tassare i proprietari.

1634, giugno 25 - Notizia sulla terminazione di strade e luoghi pubblici.

1635, gennaio 11 - Ser Giacomo Gera compera dal negoziante di legname Antonio qn. Giacomo Nordis, da Venezia, la Stua sul torrente Padola e la paga con 400 ducati e ben mille tronchi. Nelle note si precisa che questa diga serve per portare a valle i tronchi, era nel sito attuale un pò oltre il ponte vecchio ed allora tutta di legname.

1635, marzo 29 - Nota sulla divisione dei colonelli segativi fra le quattro Regole e Monte Croce.

1635, maggio 17 - Viene rifatto il coperto della chiesa di S. Maria di Candide, pagato a £ 12 il passo quadrato. Si ricostruisce la casera Silvella. Impresario Nicolo Cristel-Gorf da S. Candido.

1637, gennaio 14 - Assalto di una lupa a persone di Candide.

1637, maggio 3 - Abitanti del Centenaro Superiore:  

Candide 236; Casamazzagno 252; Dosoledo 283; Padola 248; Costa 167; S. Nicolò 160; Campedello 53; Gera 108; Danta 87. Per un totale di 1594 persone.

1637, luglio 4 e 5 - Mons. Marco Gradenigo, Patriarca, visita Candide in visita pastorale recandosi in tutte le chiese ed amministrando la Cresima in S. Maria. Il dottor Marchi da Serravalle espone le ragioni per l’erigenda pieve a Candide, mentre per la Centuria inferiore l’avvocato Sigismondo Brandolin di Valmareno sosteneva il contrario.

1637, luglio 5 - Padola domanda al Patriarca la SS.ma Eucarestia ed il Battistero nella sua chiesa e qualche messa all’artariolo di S. Anna.

1637, luglio 6 - Dosoledo ottiene di avere il cimitero, malgrado le opposizioni di Candide e di Casamazzagno. Il Sagrà della chiesa di S. Rocco fu benedetto il 13 luglio 1637 dall’Arcidiacono e d’ordine del Patriarca.

1637, luglio 11 - La Centuria Superiore ottiene la tanto bramata separazione ecclesiastica da S. Stefano per la quale lottarono per oltre mezzo secolo i suoi migliori rappresentanti. L’ordine venne impartito dal Patriarca da S. Maria del Canale di Gorto nella Carnia dove era in visita pastorale alla presenza di Gaspare Palatini Arcidiacono del Cadore, Giovanni Battista Armano Preposito di S. Pietro di Carnia e G.B. Caisano Vicario di S. Maria di Gorto. Candide era l’ottava ed ultima circoscrizione ecclesiastica cadorina con il titolo di Pieve. Il decreto stabiliva diritti e doveri del Pievano e della Centuria, che dovevano provvedere alla canonica.

1637, novembre 22 - Le due Regole di Dosoledo e Padola chiedono al Pievano Fabris di dare un cappellano-curato ai due villaggi. Le due Regole non agirono concordi a causa della diversità di parere in merito alla sede della Curazia. Per cui Dosoledo si rivolse al Patriarca al fine di ottenere la Curazia affermando che nei 200 anni in cui furono Pievani di S. Stefano i preti Zandonella, questi dimoravano annualmente per nove mesi celebrandovi ed amministrandovi i sacramenti. Anche questa mossa separatista non ebbe effetto: Padola attese 302 anni per avere la Parrocchia.

1638, gennaio 29 - Il Centenaro spese nella visita patriarcale venete lire 2071 e lire 797 pei dibattiti per la nuova Pieve. Dosoledo, Padola e Danta rifiutarono di pagare le loro quote.

1638, aprile 13 - Preso l’orso in un tamaio costruito dal signor Giacomo Gera e da Bartolomeo Doriga, notai.

Nelle Note è scritto che: Pré Giovanni Battista Fabris da Campolongo, nato nel 1605 resse la Pieve di S. Stefano dal 1632 al 1650. Di condotta intemerata, zelantissimo del suo ministero e caritatevole al massimo. Per i suoi meriti particolari, nell’aprile 1649 ebbe da Roma i titoli di cavaliere e conte di S. Giovanni in Laterano;

gli Zandonella ressero il Pievanato solo per cento anni: Pré Osvaldo dal 1509 al 1533; Pré GiamPaolo dal 1533 al 1573; Pré Odorico dal 1573 al 1600 e Pré Giambattista dal 1613 al 1623.

1638, aprile 25 - Istituita a Candide la Scuola o Confraternita del Rosario.

1638, giugno 13 - Il Consiglio di Cadore autorizza un taglio nel bosco Ombrio a buon prezzo a favore di Candide e Casamazzagno.

1638, giugno 20 - S. Nicolò protesta per la nuova istituzione della Pieve a Candide chiedendo un sacerdote ivi residente.

1638, luglio 19 - Capitolazioni fra i Comuni per la nuova Pieve di S. Maria.

1638, agosto 12 - Più ampia capitolazione fra i Comuni approvata dal Patriarca.

1638, agosto 21 - Candide produce esposto presentato al Doge nella causa contro Padola.

1639, gennaio 31 - Candide ottiene per la sua chiesa la bolla che approva la Confraternita del Rosario.

1639 - Abbruciata la villa di Danta, che è riedificata nel 1642.

1640, maggio 25 - Censimento del bestiame:

Candide: buoi 42; animali grossi 405; minuti 1136 suini 10 e cavalli 4.

Casamazzagno: buoi 36; animali grossi 269; minuti 544.

Dosoledo: buoi 72; animali grossi 293; minuti 415.

Padola: buoi 24; animali grossi 156, minuti 297.

Padola era il paese più povero della Centuria.

1640, maggio 25 - Marigo e Laudatori di Candide pattuiscono con Bolfo da Salla e Girolamo da Zoldo per lo scavo di 200 passi cubi di toffi necessari per la fabbricazione del campanile di Candide. Il trasporto di materiate e le opere di manovalanza a carico del Comune, le maestranze a carico della chiesa.

1640, dicembre 8 - Candide accetta tre uomini da S. Nicolò come consorti sul monte Silvella, mediante la contribuzione di ducati 50 ciascuno e con la condizione che tale diritto passi unicamente al figlio maschio primogenito, non possa trasferirsi a fratelli o loro eredi o comunque venduto: diversamente decada.

1642, gennaio 25 - Muore il tante volte ricordato Giacomo Gera a 82 anni. Persona di notevole valore, grandemente benemerita.

1643 - Il Comune fa una processione al santuario di Luggau.

1643, agosto 16 - La Regola di Padola dà in anticresi a Francesco Gera per anni 13 e per venete £. 1200, la vizza de La Costa e ciò a datare dall’anno 1656 in cui finisce la precedente proroga. La Regola deve pagare al Marigo Bartolomeo de Zambel la quarta parte spettante delle spese per l’ampliamento della chiesa di S. Maria avvenuto nel 1642-1643.

1643, ottobre 2 - Incendio per colpa di una donna di 14 case a Casamazzagno con tutto il mobilio e senza vittime.

1643, novembre 21 - Candide e Casamazzagno ratificano le capitolazioni fatte nel 1638-40 per la nuova Pieve. Nella stessa epoca S. Nicolò ordina ai pittori Gerolamo e Francesco Capucio di Gemona che abitano a Lorenzago che dipingano i santi Michele, Bartolomeo e Valentino.

1644, febbraio 7 - La Centuria di sopra ed il Pievano del Comelico stipulano una convenzione per la residenza stabile a S. Nicolò di un cappellano-curato. Il primo sarà pré Tiziano Vecellio da Pieve di Cadore.

1644, ottobre 21 - Brutta avventura per la moglie del notaio Bartolomeo Doriga di Casamazzagno ed altre due donne, recatesi in pellegrinaggio al santuario di Luggau.

1644, dicembre - Parte dalla Curazia di Candide pré Giovanni Battista Zaglio e viene pré Antonio Bianchi del Friuli. Rimarrà fino al novembre del 1650.

1645, luglio 8 - Il marigo Zuanne Gera fa contratto con Mistro Christel Croft da S. Candìdo che si assunse la costruzione del tetto del campanile per venete £. 500 ed un conzo (circa 80 litri) di vino. Il Comune avrebbe fornito il legname, a piè d’opera.

1646, luglio 27 - S. Nicolò si oppone al desiderio di Candide di effettuare in Candide, sede del Centenaro, la mostra delle milizie popolari. Nel 1646 lite fra Candide e S. Nicolò per alcuni immobili.

1647, agosto 12 - L’Auditore Generale di Venezia ed il Legato Apostolico sentenziarono che il Cappellano di S. Nicolò si presti alle funzioni in Candide ed assolve il Curato di Candide di celebrare a S. Nicolò.

1647, settembre 21 - Il Comune di Candide ratifica la concessione 1619, dopo un trentennio confermata dal Consiglio di Cadore, che dava ai signori Gera il lago di Selva, chiamato ora di S. Anna.

1648, gennaio 22 - Candide e S. Nicolò confermano le Capitolazioni del 1638 e del 1645 per la nuova Pieve.

Candide dà in affitto per dieci anni a Francesco Gera il bosco Costa Major in Silvella per venete £. 1.000.

1648, marzo 17 - Padola ottiene il SS.mo Sacramento e battistero nella sua chiesa, ma Candide reclama e la concessione è annullata sino all’arrivo del nuovo Pievano.

1648, maggio 10 - Candide accorda a Francesco Gera di aprire una strada in Silvella ad uso di condurre da lui legname comperato in Kartiz. Probabilmente questa bigozzera avrà attraversato il passo dell’Arvis, chiamata pure passaggio dei veneri.

1648, agosto 10 - Per ordine del Senato Veneto i Consoli di Cadore deliberarono di mandare G.B. Poli di S. Pietro e Giovanni di Giambattìsta Gera, presso Cristoforo Winklofer, Commissario del Conte del Tirolo onde  accordarsi  per la rimessa dell’altariolo di confine in Monte Croce che poco prima era caduto in rovina. Il 25 si trovarono sul luogo: Alvise Minio capitano del Cadore, il Vicario Bernardino Arrigoni, a suddetto Poli e Bernardino Costantìni sindaci della Comunità, due del Consolato, cioè Giovanni Gera e Benedetto Pellizzaroli, due deputati del Consiglio, cioè Vincenzo Vecllio e Bortolo Corte e finalmente Francesco Gera, perché conosceva bene i punti dei confini, Per l’Austria intervennero il Commissario Winklofer, il Decano della Collegiata di S. Candido e il teologo Giovanni. Vennero incaricate alcune persone a rifare l’altariolo ed altre a controllare la linea di confine tra i due Stati e riferire poi ai Commissari. Vennero destinati al controllo del confine per Venezia: G. B. Poli, Giovanni Gera e Giovanni di G. B. Gera Doriga; per l’Austria un Pramper da Sesto, Cristoforo Kaiser e Cristoforo Troier.

1649 - Anno calamitoso. Cominciò a piovere il 13 marzo e continuò quasi ogni giorno sino al 17 giugno. Succedettero tre inondazioni così gravi che non si aveva ricordo; tutti i corsi d’acqua strariparono e scavarono profondi alvei ed avvennero tante frane. Il Padola ingravò la Stua. Asportati diversi ponti in legname. L’anno fu sterilissimo, la terra produsse poco frutto e di nessuna sostanza. Carestìa e malattie per scarso e cattivo nutrimento.

1649, febbraio 1 - Bortolo Gera-Doriga, quale zurado del venerabile Lume di S. Maria in Candide, andò a Conegliano a prendere la pala nuova del S. Rosario eseguita dallo scultore Zuani Pigato, e su posta sull’altar maggiore. L’altare salvato dagli incendi del 1669 e 1705 debitamente restaurato, è l’attuale dedicato alla Madonna di Loreto, il secondo a sinistra entrando in S. Maria, mancante però della pala lignea, sostituita da una pittura.

1649, aprile 20 - Il signor Francesco Gera, fece il prezzo della predetta scultura in ducati 435, ossia venete lire 2.687.

1650 - Per contrapposto fu un anno fertilissimo, con ottimi raccolti.

1650, marzo 27 - Il  Consiglio  di  Cadore mandò un’ambasdata, Oliviero Vecellio e Gaspare Toscani, a congratularsi con la famiglia Gera a Candide per l’assunzione a Generale dei Frati Cappuccini di Padre Fortunato Gera.

Padre Fortunato Gera (al secolo Giovanni di Giacomo) nacque a Candide a 28 ottobre 1593. A 17 anni entrava nell’Ordine dei Cappuccini e nel 1611 vestiva l’abito francescano nel convento di Conegliano. Pieno d’ingegno, studioso e dotto, fu maestro dei novizi. Tenne quaresimali a Treviso, Verona, Padova e Venezia. Consultore generale, visitatore dei conventi di Francia, Spagna e Germania. Il 3 febbraio 1650 fu eletto Ministro Generale; venne rieletto il 28 maggio 1667. Mori il 2 agosto 1669.

1650, luglio 19 - Muore pré Giambattista Fabris, Pievano di Comelico. Con l’avvenuta vacanza della sede di S. Stefano, il Centenaro di sopra vide giunto a momento buono per dare l’ultima spinta alla completa realizzazione della nuova Pieve ottenendo da Udine il bando di concorso al posto di Candide.

1650, luglio 26 - Nella chiesa di S. Rocco a Dosoledo convengono i maggiori rappresentanti del Centenaro, confermando la nomina avvenuta il giorno prima dei procuratori  Bartolomeo Gera-Doriga e Nicolò de Rigo incaricati di presentare alla Cancelleria Patriarcale le riformate capitolazioni della Pieve.

1650, luglio 26 - Nella chiesa di S. Rocco a Dosoledo convengono i maggiori rappresentanti del Centenaro, confermando la nomina avvenuta il giorno prima dei procuratori Bartolomeo Gera-Doriga e Nicolo da Rigo incaricati di presentare alla Cancelleria Patriarcale le riformate capitolazioni della Pieve, che fra l’altro statuivano essere deferita al Pievano di Candide la nomina e presentazione del cappellano-curato di S. Nicolò, il quale doveva venire a celebrare a Candide in alcune solennità. Padola abbia la SS. ma Eucarestìa ed il battistero nella stessa chiesa. Le cronache riportano la caparbietà di pré Fabbris contrario all’autonomia di Candide e del Comelico Superiore.

1650, agosto 11 - Bartolomeo Gera-Doriga è ad Udine per la seconda volta; vi era stato qualche settimana prima. Malgrado le opposizioni di S. Nicolò, Danta, Dosoledo e Padola, riuscì con la sua capacità e costanza di ritornare in Comelico con il Cedolone, ossia l’avviso di concorso della nuova Pieve, fissato per il 16 settembre seguente. Giunto a Candide, fece suonare le campane a distesa sino a notte inoltrata ed attaccò il Cedolone alla porta di S. Maria, memore certo della famosa tabella indicante chiesa parrocchiale che comparve nel 1626-27 sulla chiesa di Candide, suscitando le ire e le alte proteste del Pievano Poli e dei suoi di sotto che vollero e costrinsero la rimozione. Primo Pievano Bartolomeo Fabri o Fabris, nato a Resenigo di S. Vito di Cadore il 5 gennaio 1624; abbandonò da fanciullo la falce e direttosi verso Ceneda si accompagnò con un sacerdote e fu accolto nel convento dei Padri di S. Salvatore di Collalto, ove fu impiegato per umili servigi, ma di notte si dedicava allo studio, riuscendo a prendere Messa nel 1647; fu curato a Vodo per tre anni. Concorse alla Pieve di Candide a 27 anni, il più giovane dei concorrenti, che erano 16, ed era a più umile “et in minor concetto di tutti i concorrenti” e venne dal Patriarca di Aquileia, nella sede di Udine, Mons. Marco Gradenigo, riconosciuta la sua abilità e scelto alla Pieve di Candide. Prese possesso il 6 dicembre 1650.

1650, novembre 5 - Il Consolato di Cadore concede agli abitanti del Comelico di vendere ai tedeschi tirolesi le armente vecchie, montoni piccoli, formaggio e burro di sopravanzo.

1650, novembre 9 e 10 - Piovve giorno e notte continuamente e fu un’alluvione come non mai da mezzo secolo prima. Franarono tanti terreni, rovinarono strade, distrutti i ponti, perché il maltempo continuò sino al 24 con pioggia e neve senza vedere mai il sole.

1650, dicembre 6 - Pré Bartolomeo Fabris, reduce da Udine, venne in Comelico a Candide dalla parte di Sappada. Fu l’Arcidiacono Gaspare Palatino quale delegato del Patriarca, a dare il possesso spirituale al primo Pastore. Alla cerimonia, oltre ai sacerdoti trovavasi anche a Pievano di Vigo pré Zuan Maria Pilotti. L’ammissione nella temporalità del beneficio fa data da Francesco Gera di Giacomo per incarico del Vicario di Cadore. Nella sagrestìa della Pievanale di Candide conservasi un grande ritratto in tela con uno stemma avente una croce a destra, un abete a sinistra e nel centro una corona intrecciata con sopra una stella. Porta la data del 1684.

1651 - Padola ottiene il Fonte Battesimale e la conservazione della SS. ma Eucarestia.

1651, marzo 1 - Candide, a proporzione di sostanza, tassò i suoi 55 regolieri per la somma di venete lire 1.255 per rifondere spese di lite ai Gera-Doriga.

1651, settembre 8 - Candide rivolse istanza a Valentino De Monte perché promuova la divisione con Casamazzagno delle vizze dietro Prese e Fedarola.

1651, novembre 30 - Il Comune di Candide assegna fondo di chiesa in località Nofrèn per orto al Pievano, chiamandosi soddisfare il fitto a S. Maria.

1652, gennaio 1 - Riportata la descrizione fatta da notar Bartolomeo Gera-Doriga della mai vista nevicata del principio d’anno con carestia inaudita di fieni e con freddo continuo fino al 20 giugno.

1652, maggio 19 - Giacomo Gera, quale Marigo del Comune, contratta con mistro Giobatta Gonau da Pesaris di Carnia per la costruzione in pietra del ponte di Padola sul torrente omonimo per la spesa di ducati 300, venete lire 4.200.

Giacomo Gera era figlio di Francesco di Giacomo e di Simona Janesi. Il Da Ronco riporta questi dati biografici: nacque il 3 gennaio 1614, iniziò la sua carriera scolastica in Germania e la compì a Padova, dove si addottorò in giurisprudenza. Ebbe in moglie Gasparina Poli di S. Pietro, nata il 17 ottobre 1624, morta il 29 marzo 1693. Esercitò il notariato, fu membro del consolato cadorino nel 1639, 1642, 1646 e 1650; sindaco della Comunità nel 1651 e 1655; officiale della Centuria del Comelico Superiore nel 1642-43, 1646-47, 1650-51, 1655 e 1658; Marigo di Candide nel 1649 e 1652. In questo anno fece a contratto per il ponte che doveva essere 2 passi e mezzo. Fu uomo assai colto e che godeva di grande stima. Mori fra il compianto generale il 22 maggio 1659, giorno dell’Ascensione, a 45 anni.

1652, maggio 27 - I signori Gera e Zambelli rifiutarono di pagare a Candide le tasse loro imposte il primo marzo 1651, ma furono costretti dalla Giustizia.

l652, ottobre 7 - Con rogito notaio Bartolomeo Gera-Doriga avviene la divisione fra le Regole di Candide e Casamazzagno delle vizze di Fedarola dietro Prese e Tamber. L’atto è scritto in casa dello spettabile signor Valentino Gera in Candide, presenti i testimoni Nicolò De Martin e Liberal de Fiori da Calalzo.

1653, giugno 1 - La Regola di Candide stabilisce che non si tagli per dieci anni nelle tre vizze di Fedarola dietro Prese e Tamber essendo il suolo molto stremato.

1653, settembre 29 - Il Senato veneto aveva deliberato che i cadorini debbano ricevere dalla Repubblica di San Marco l’investitura, cioè la concessione di dominio, dei loro boschi e pascoli. Ma il Cadore si oppone inviando al Doge appositi ambasciatori che produssero istanza convincente basata su solide ragioni, cosicché la determinazione del Senato venne annullata e restarono confermati gli antichi privilegi sui beni pubblici.

1654 - In questo anno Costa ottiene dal Patriarca e dall’autorità civile di poter fabbricarsi una chiesa nel villaggio.

1654, marzo 14 - Papa Innocenzo X da facoltà a Giambattista Gera di essere ordinato prete da qualunque Vescovo e la dispensa dagli interstizi. Aveva studiato in Gennania e poi all’Università di Padova laureandosi in legge e studi ecdesiastici. Nacque il 3 maggio 1627. Parleremo in seguito della sua attività a Candide presso la Pieve.

1655, aprile 16 - A seguito di esposto del Pievano pré Fabris, fatto a nome della Centuria Superiore, il Patriarca con suo decreto ordina severamente al Pievano di S. Stefano pré G. Zanoglio che si è fatto lecito perturbare “la giurisdizione del Pievano di Candide con l’aver solennemente cantato i Vesperi il terzo giorno delle Rogazioni dell’anno passato 1654 nella chiesa di S. Nicolò, di non più funzionare nella Superiore Centuria in pena di ducati 200 et sospensione di Messa ipso facto incurrenda”. Tale decreto venne intimato a pré Zanoglio il 15 maggio 1655 come lo attesta il notaio Franciscus de Sacco.

1655, giugno 9 - L’Autorità ecclesiastica determina che spetti al Pievano di Candide il primo posto, e non a quello di S. Stefano, nella chiesa di Danta essendo questa in territorio del Centenaro Superiore, mentre pré Zanoglio aveva preteso che la chiesa dantina fosse a lui soggetta.

1656, giugno 21 - Francesco Gera ottiene di rompere il muro della chiesa di Candide per collocarvi una cappella ed erigervi altare ai santi Giuseppe, Antonio da Padova e Francesco d’Assisi.

1657, maggio 14 - Lo stesso Francesco Gera ottiene dalla Curia Patriarcale di poter far celebrare Messe su detto altare nelle ricorrenze di quei santi.

1657, luglio 15 - Muore una donna affogata in un pozzo a Stremezzan.

1657, agosto 10 - Pré Fortunato Gera scrive al fratello Francesco raccomandando di largheggiare di carità coi poveri di Candide, anzi di tutto il Comelico, poiché il 3 agosto la vallata intera era stata devastata da una tremenda grandinata.

Fortunato Gera, figlio di Giacomo e di Livia Nardei, nacque a Candide il 10 aprile 1612. Avviatesi alla carriera ecclesiastica, studiò teologia nel Seminario di Udine e fattosi sacerdote si ascrisse nel clero di Verona. Fu prima cooperatore di suo fratello don Bartolomeo all’Isola Rizza; nel 1641 arciprete a Belfiore sino al 1647 ove venne decorato per i suoi meriti con il titolo di Protonotario Apostolico; andò a succedere al fratello quale Parroco di Isola Rizza nei primi mesi del 1648. Mori il 14 aprile 1654 e fu sepolto davanti all’altar maggiore. Aveva 42 anni.

1659, settembre 9 - San Nicolò protesta presso il Visitatore Patriarcale perché Costa non possa avere nella sua chiesa sacre funzioni e che nè il Pievano nè il Cappellano-curato vadano a celebrare a grave danno e pregiudicio della chiesa di S. Nicolò come matrice e governatrice di tutto il Comune di S. Nicolò.

1659, settembre 10 - Istanza dei Regolieri di Casamazzagno a Mons. Giovanni Battista Del Giudice, Vescovo di Parenzo e conte d’Orsario, in visita per il Patriarca nel Comelico, contro la concessione di cui è detto in data 14 maggio 1657. Mons. Vescovo sentito il tenore della petizione ed ascoltati Pré Bartolomeo Fabris Pievano di Candide e Pré GioBatta Gera, dichiara lo stesso giorno 10 settembre e stabilì che il Pievano di Candide deve celebrare la festa di S. Antonio nella chiesa di S. Leonardo nell’altare eretto nel 1652 restando vietata la Messa e la festività a Candide il 13 giugno sull’altare eretto nel 1657 da Francesco Gera.

1659, settembre 10 - Mons. Del Giudice consacra l’altare di S. Giuseppe a Candide.

1662 - A quest’epoca il Comune di S.Nicolò fa innalzare il suo campanile e lo adorna della sua cupola.

1662, aprile 9 - Il Comune di Candide fa alcune aggiunte al suo Laudo e sono riportate dai compilatori delle notizie storiche.

1662, ottobre 24 - Benedizione della ricostruita Chiesuola di Sacco sotto a titolo di Beata Vergine della Visitazione, riponendovi la statua della Madonna dell’altariolo distrutto dai tedeschi invasori nel 1509.

1663, gennaio 26 - II Doge veneziano Domenico Catareno, mediante sua ducale, esonera il Cadore dal notificare al magistrato, (cioè denunziare a scopo fiscale) le acque che scorrono nel territorio cadorino. E questo in considerazione dello stato sterile dei luoghi che mal soddisfano ai bisogni della popolazione e dichiarando “che se tinsero quei fedelissimi sudditi cadorini, in molti cimenti di guerra col loro sangue nelle acque in servizio della patria, restino le acque stesse in testimonio vivo della loro benemerenza di antico privilegio esenti da questa obbligazione”.

1663, settembre 3 - Elezione di Mons. Bartolomeo Gera a Vescovo di Feltre. Il Consiglio di Cadore manda quattro ambasciatori a congratularsi con la famiglia a Candide.

1663, novembre 26 - Il Patriarca Mons. Giovanni Delfino a seguito del ricorso del Pievano di Candide e protesto di S. Nicolò, sentenzia confermando la facoltà al Pievano di “poter eleggere et ammuovere il cappellano-curato siccome è stato per l’addietro praticato”.

1663, dicembre 29 - A seguito di istanza del nostro Centenaro, il Vicario di Cadore incarica il notaio B. Gera-Doriga di rilevare le entrate che avevano le chiese soggette alla Pieve di Candide, allo scopo di esonerarle dalle pubbliche tasse; ed ecco il risultato:

Chiesa sacramentale di S. Maria di Candide (tre altari) £. 364:

Chiesa sacramentale di S. Nicolò (quattro altari) £.386;

Chiesa sacramentale di S. Luca in Padola (due altari) £.160;

Chiesa sacramentale di S. Rocco in Dosoledo (due altari) £. 81,17;

Chiesa di S. Leonardo in Casamazzagno (due altari) £.49,5;

Chiesa di S. Rocco in Danta (un altare ) £. 54;

Chiesa di S. Antonio abate in Candide (un altare) £. 67,15.

Totale entrate lire venete 1161,82.

Conclude il notaio rilevando che la Pieve di Candide è la più povera delle nove pievi del Cadore.

1664 - In questo anno Papa Alessandro VII concede indulgenza plenaria a Candide dai primi ai secondi vespri nella festa di S. Giuseppe.

1664, maggio 2 - Ducale che ordina l’esonero da imposte le chiese della Pieve di Candide, data la loro povertà.

1664, settembre 9 - Il Consiglio di Cadore stabilì che padre e figlio, suocero e genero e fratelli non possano nella stessa causa fare da avvocato uno e da notaio l’altro, in pena di sospensione da loro funzioni per la durata di un anno.

1664, settembre 11 - Il Pievano di Candide benedice il primo cimitero di Costa ed accorda ivi funzioni di tumulazione, settimo e trigesimo, non però nei giorni di funzione a S. Nicolò.

1665, febbraio 9 - Il Pievano di Candide, Pré Bartolomeo Fabbris, viene rimborsato dal Comune di venete lire 1.320 per lavori fatti e da fare. La convenzione scritta è del notaio Giovanni Gera.

1665, giugno 24 - Si fa la divisione fra il Comune di Candide e quello di Auronzo rappresentante della Vizza di Selva e di Lago ed un accordo riguardo le strade. L’atto è esteso a Candide in casa di pré Gio.Batta Gera e cugini.

1666, giugno 16 - La casa Gera-Doriga a Casamazzagno è colpita da un fulmine, ma non si sviluppò fuoco.

1666, agosto - Morte di pré Leonardo Zambelli (di Pietro, nacque nel 1624, studiò a Udine, ordinato sacerdote nel 1648, fu Parroco a Sauris e poi nel 1663 Pievano ad Ampezzo di Carnia. Era Protonotario Apostolico). Il suo nome rimase in benedizione presso i parrocchiani di Ampezzo.

1666, settembre 5 - Leonardo Gera “di sotto” (di Nicolò e di Odorica Zandonella, nato il 24 dicembre 1615 morì il 9 luglio 1691, fu marigo di Candide) dona alla chiesa plebana di Candide un calice di argento con patena in ricompensa della suppellettile, paramenti e cere che, prò tempore, si consumeranno nella celebrazione della santa Messa in ogni venerdì che il donatore istituì come perpetua per l’anima dei suoi antenati e sua. Lo stesso Gera fece eseguire il quadro di Sant’Odorico per l’apposito altare nella chiesa di S. Maria.

1667, maggio 1 - Essendo mango Gaspare Peis da Padola, si tiene adunanza tra i capi famiglia del Comune per deliberare la costruzione della cappella del S. Rosario nella chiesa pievanale e su 96 presenti solo tre furono i contrari.

1667, giugno 8 - Altra adunanza nella quale a pieni voti, si eleggono i mistri per il lavoro, sotto la direzione del capomastro G. B. Gonau da Carnia.

1668, aprile 14 - Il nostro primo Pievano, pré Banolomeo Fabris, avendo concorso al benefìcio di S. Vito di Cadore, sua patria, allora vacante, ed essendovi stato eletto, lascia Candide il 25 di detto mese con generale rincrescimento della popolazione, forse attratto dalla naturale inclinazione verso il luogo natio, e vi fece l’ingresso il 1° maggio seguente.

1668, aprile 26 - Cominciò a funzionare a quest’epoca per un semestre come Economo Spirituale nella Pieve di Candide, pré Gio.Battista Gera, di Francesco e di Simona Janesi; era nato il 3 maggio 1627 e morì il 1° giugno 1695. Studiò prima in Germania, poi all’Università di Padova, laureandosi in legge, quindi si avviò al sacerdozio. Trascorse la vita nella sua casa in Candide e con suo sapere contribuì al buon andamento della Pieve e del Comune.

1668, luglio 13 - Bartolomeo Gera-Doriga, quale nunzio del Centenaro Superiore, si reca presso la cancelleria patriarcale di Udine per patrocinare gli interessi della Pieve in relazione al concorso indetto per il nuovo Pievano. Concorrevano: pré Giovanni di Ronco, pré Baldassare Baldissarutti e pré Giampaolo Palatini. Restò eletto quest’ultimo, nativo di Resìnego, come il Fabris, e che era Curato di Vodo.

1668, novembre - Il secondo Pievano, pré Palatini, fa ingresso a Candide.

1668, novembre 26 - Giovanni Gera e suo fratello don Andrea istituiscono a Candide una mansioneria sotto il titolo del santo Rosario, dotandola di tre masi con i realtìvi fienili (Co-stabona di Dosoledo, Stochiargna e Tarcon) nonché dei prati a Col della Faula in Monte Zovo; in complesso con una rendita di cento ducati. Giovanni Gera di G.B. e di Flora Poli, nacque il 24 marzo 1611; sposò Elisabetta Fabris di Campolongo. Fu notaio, membro del Senato Cadorino, sindaco della Comunità, officiale della Centuria Superiore, marigo di Candide.

Andrea Gera, nato il 30 ottobre 1618, studiò nelle scuole di Gratz e si fece prete assecondando il desiderio di suo zio don Andrea. Studiò presso i gesuiti di Gratz e nell’agosto del 1646 si laureò in scienze teologiche e filosofiche. Poco dopo fu eletto precettore di Leopoldo Augusto, divenuto poi imperatore di Geemania con il nome di Leopoldo I, dopo essere stato rè d’Ungheria e di Boemia. Fu poi parroco di Horpsing nell’Austria superiore ove mori verso al fine del secolo. Il Da Ronco riporta tutte le mansionerie istituite a favore del suo paese natio.

1669, aprile 26 - Grande incendio che distrasse totalmente Candide. Il notaio Pietro Zambelli fece una descrizione particolareggiata.

1669, agosto 2 - Muore a Sulmona, padre Fortunato da Cadore, al secolo Giovanni Gera di Giacomo. Al suo funerale presenziò il Vescovo di quella città, i notabili e grande concorso di popolo.

1670 - Secondo il Monti si introduce in quest’anno in Cadore il granoturco.

1670, gennaio 14 - Lorenzo Gera di Giovanni di Giacomo e Gasparina Mario, negli anni 1667-1668 aveva fabbricato una splendida casa a Candide per sua abitazione, che andò distrutta nell’inccndio del 26 aprile 1669. Ottiene da Candide il condono delle colte a causa dell’incendio.

1670, aprile 26 - Candide delibera in Regola di far festa nel dì 26 aprile, anniversario dell’incendio, con messa cantata all’altare di S. Lorenzo e processione intorno alla chiesa.

1670, giugno 8 - Si inizia il rifabbrico della casera di “Rinfreddo” che era deperiente, ed il marigo Francesco Gera contratta il lavoro per venete lire 190, con i mistri Zuanne Ribul e Andrea Sopalù.

Alla stessa data la Regola di Candide sospende per 25 anni il taglio di piante nella vizza di “drio Prese” ed ordina ai regolieri che hanno tagliato in più del loro avere per rifabbrico delle case incendiate di dare l’eccedenza a coloro che ne abbisognassero.

1670, agosto 28 - Il Centenaro Superiore proibisce di far “menada” (fluitazione) di borre, taioni e remoni necessari per le fabbriche ricostruende di Candide. Per la rimessa dei tetti delle chiese e campanile il Comune spese venete lire 510.

1670, ottobre 20 - Convenzione scritta del notaio Bartolomeo Gera-Doriga fra il Comune ed il Pievano Palatini per la ricostruzione della canonica incendiata. Il Comune verserà ducati 250 in due rate e di approntare i materiali a piè d’opera nonché fornire le opere di manovalanza.

1671 - Sono istituiti due portalettere per tutto il Cadore.

1671, maggio 15 - Lorenzo Gera si assume di ridurre il tetto incendiato della chiesetta di S. Antonio, ed in modo solido e decoroso, ma che non impedisca la luce alla sua casa attigua ed a monte del tempietto.

1671, agosto 11 - Il Patriarca concede a Giovanni Gera di fare il tumulo per la di lui famiglia nella chiesa di S. Maria.

1672 - A quest’epoca il Consiglio di Cadore proibisce di dare il titolo di nobile a qualsiasi cittadino negli atti e nelle funzioni pubbliche. Ed a questo proposito i Marighi dei Comuni di Candide e S. Nicolò si recarono a Pieve per protestare contro chi pretendeva nobiltà. Non è detto chi fosse Marigo di Candide. L’anno prima era Giovanni Gera.

1672, marzo 20 - Il Comune delibera il pagamento delle campane che i signori Gera avevano fatto fondere anticipando le spese. Però la campana mezzana la lasciano ai Gera caso non la regalino come avevano promesso.

1672, maggio 9 - La Regola di Candide diede in proroga (cioè ad enfiteusi) per trent’anni la sua vizza di Ombrio al signor Lorenzo Gera e due suoi congiunti verso i quali la Regola era debitrice di venete lire 14.000, somma grossa a quei tempi. I Gera avevano fatto pagamenti per le campane rifatte e restauri agli edifìzi sacri in Candide. I concessionari nell’ultimo anno di proroga potevano tagliare tutte le piante oncie venete sette e sopra. Riservata ai regolieri del luogo la preferenza dei lavori boschivi.

1675, settembre 1 - I capi del Comune di S. Nicolò deliberarono che nessuno dei loro amministrati si rechi alla Messa nella chiesa di Candide il giorno anniversario della consacrazione di essa; non si sa per quale motivo. Contro tale provvedimento il Comune di Candide ricorre al Consolato a mezzo del Pievano e del Marigo, protestando altamente.

1677, agosto 22 - Mons. Bartolomeo Fabris, Pievano di S. Vito ed Arcidiacono di Cadore, in visita alla chiesa matrice di Candide, fra l’altro ordina la provvista di piviale rosso e pianeta nera, l’ampliamento della sagrestia e che nella chiesetta di S. Antonio vengano fatti fare due “anzoletti da riporsi sopra l’altare dell’uno e dell’altro lato” inoltre che sia tenuto il Signor Zuane Gera ad acquistare una pianeta violacea per uso della sua mansioneria.

1678, gennaio 4 - Il Vescovo di Feltre, Mons. Bartolomeo Gera manda una croce d’argento alla chiesa di Candide e due vasi dello stesso metallo per fiori e 50 ducati per compiere l’altare del Crocifisso. Al lato sinistro della casa a Candide fu fatta aggiunta di alcune stanze da Mons Gera, Vescovo di Feltre, che servivano a lui come casa di villeggiatura per quel pò di tempo che ogni anno veniva a passare in Cadore. La facciata e il lato sinistro di questa aggiunta portano dipinto il suo stemma vescovile.

 

1678, maggio 31 - Con sentenza arbitralmente, che soddisfece ambo le parti, don Giambattista Gera mise fine ai litigi tra il Pievano Palatini ed i suoi parrocchiani circa le limosine delle sacre funzioni e circa le capitolazioni.

1678, novembre 22 - Muore ad Ampezzo di Cadore (Cortina) quel Pievano pré Odorico Zandonella dall’Aquila e nello stesso mese gli era succeduto il nipote pré GiamPaolo.

Pré Odorico di Giampaolo e di Genova Gera nacque il 26 giugno 1629; ordinato sacerdote nel 1653, andò ad Ampezzo di Cadore prima come cappellano sino al 1670, poi vi rimase Pievano    e nell’ottobre 1678 rinunciò causa la malandata salute. Pré Giampaolo di Gaspare e di Graziosa Pellizzaroli nacque il 26 febbraio 1654; addottoratosi in ambo le leggi, conseguì il sacerdozio e fu Pievano di Ampezzo in Cadore per 54 anni a datare dal novembre 1678.

1679, aprile 4 - Baldassarre e Giovanni Festini si obbligarono a dare altra comoda strada avendo impedito col loro nuovo fienile a S. Leonardo la vecchia strada pubblica.

1679, maggio 14 - La Regola di Candide assegna 415 piante a sei famiglie per riparare le loro case rovinate da valanga l’inverno precedente.

1681 - Valentino Monti impiegò sette settimane nei Longiarini per confinare con Comelico Inferiore.

1681, ottobre 13 - Il Comune di Candide si rimette in Lorenzo Gera e Liberale Zandonella per il riparto dei terreni segativi di monte. Sono riportate le decisioni in merito a questi beni da godere in pace che “da Dio, dalla natura e dalla benigninità del Doge veneziano per speciale privilegio sono conessi”.

1682, aprile 6 - Per ordine patriarcale i Pievani di Cadore compilarono l’elenco del clero oriundo delle rispettive Pievi; sono: Pré Gio:Battista Gera dimorante a casa sua; pré Vittore Gera residente a Udine; pré Gian Francesco Gera mansionario di Candide; pré Giampaolo Zandonella dall’Aquila, Pievano in Ampezzo di Cadore; pré Bartolomeo Sacco dimorante a casa sua a S. Nicolò; pré Valentino Ambrosi mansionario a Belluno; pré Giovanni Costan da S. Nicolò cappellano a Belluno; pré Vittore Vettori abitante a casa sua a Gera; pré Baldassarre Ambrosi cappellano a Belluno; in totale nove sacerdoti.

1682, maggio 26 - Ottenuta la necessaria approvazione ecclesiastica i Pievani di Candide e di S. Vito fanno permuta dei benefici, per cui pré Palatini va a S. Vito, mentre pré Bartolomeo Fabris, che era stato eletto il 10 settembre 1670 Arcidiacono di Cadore, ritorna al posto di Candide come terzo Pievano. Vi fu insediato dal Pievano di S. Stefano Zanolio a nome del Patriarca e per le temporalità dal notaio Giovanni Gera. Il Pievano Fabris nei libri canonici di Candide scrisse che “attratto dalla bontà di questi amorevolissimi popoli e del loro caritativo affetto” volentieri assentì alle permute dei benefici. Egli aveva avuto a S. Vito contrasti ed anche litigi per l’organo che aveva voluto porre in quella chiesa con la spesa di ben 1000 fiorini che pagò di tasca sua, lasciando quel posto disgustato.

1683, giugno 6 - Protesto dei maggiorenti da S. Nicolò al Patriarca onde Danta non possa avere cimitero, sebbene concesso; e Costa la SS. Eucarestia nella propria chiesa e questo perchè tali concessioni avrebbe portato discapito alla chiesa di S. Nicolò.

1683, giugno 14 - L’Arcidiacono Fabris precetta il cappellano-curato di S. Nicolò, in pena di 10 marche, ad essere a Campitello con la sua processione alle solite funzioni di rito, alle ore 12 di “giusto orologio”.

1683, settembre 24 - La predilezione del Pievano Fabris per la musica sacra lo spinse a dotare di organo anche la chiesa di Candide provvedendo lo strumento costruito da Giuseppe Callegari e che costò 580 ducati, ossia lire venete 3.596.

1684, settembre 8 - Pietro Zambelli andato a caccia di camosci in Popera, muore precipitando da una croda; figlio di Valentino era nato nel 1644, uomo ardito e famoso cacciatore; da lui ha origine il casato dei Zambelli Fossarin di Candide.

1684, settembre 19 - Dosoledo e Padola presentano istanza al Visitatore patriarcale, Mons. Alessandro Adelasio, Vescovo di Parenzo e conte di Orsera per ottenere curato residente a Dosoledo e che celebri Messa ed amministri i sacramenti, senza con ciò nuocere al Pievano di Candide, anzi coadiuvandolo nelle funzioni stabilite dalle Capitolazioni. La domanda fù “licenziata” ossia respinta.

1685, agosto 4 - Odorico Zandonella dall’Aquila, nel primo assalto contro la fortezza di Essech, città della Jugoslavia settentrionale, morì colpito da una archibugiata. Era fratello di Pré Giampaolo, era nato il 25 dicembre 1658 e da poco, 1681, aveva compiuto gli studi a Udine arruolandosi volontario nell’esercito austriaco contro i turchi.

1686, febbraio 7 - Domegge chiede a Candide di presentare le carte relative a Chialiscon ed il notaro e marigo di Candide Pietro Zambelli, le esibisce consegnandole e dimostrando che ancor prima del 1400 era stato detto monte acquistato da Candide che aveva finito di pagarlo nel 1429. Erano i documenti, il più antico una affittanza del 1030, purtroppo non restituiti da Domegge ed oggi introvabili.

1686, maggio 12 - Il Pievano di Candide ottiene che la scuola dei Battuti sia addetta all’altare del SS. Crocifisso ed iscritta all’ Arciconfraternita del suffragio pio in Roma come, su grande pergamena si conserva in chiesa a Candide detto documento.

1686, settembre 14 - Terminazione del bosco Praducchia fatta dalla Comunità di Cadore in concorso del Comune di Candide e dei privati.

1688, maggio 23 - Lucia Zambelli de Michiel è sbranata da un orso nel boschetto dei Gera di fronte all’abitato di Sopalù.

1688, giugno 24 - Viene rifusa a Bressanone la campana mezzana di Candide che si era rotta e fatta una piccola. Nel 1688 la popolazione del Comune di Candide era di 1959 persone.

1689, ottobre 16 - Processo criminale contro pastori stati in Silvella e che avevano venduto pecore, farina e formaggi ai tedeschi.

1689, novembre 21 - Don Andrea Gera istituisce Mansioneria in Padola con beni che danno una rendita di fiorini 180, pari a lire venete 990.

Padola dovrà provvedere a casa ed orto per il titolare del beneficio.

Don Andrea Gera di Giovanni Battista e di Flora Poli era nato il 30 ottobre 1618. Laureatosi in scienze teologiche e filosofiche fù Parroco di Horpsing nell’Austria superiore e vi decedette il 25 dicembre 1694.

Il mansionario sarà eletto dai Gera che avranno il jus patronatus, dirà messe per il fondatore e parenti successori, insegnerà dottrina cristiana tutte le feste e curerà l’assistenza religiosa della popolazione. Gera garantisce i capitali e cosi Padola. Assegnati terreni e capitali per la somma di venete lire 15.021.

1689, dicembre 19 - Approvata dal Patriarca la mansionena istituita da don Andrea Gera, salvi e riservati tutti i diritti pievanali di Candide.

1690, febbraio 5 - Cessò di vivere il primo Pievano di Candide, pré Bartolomeo Fabris Arcidiacono di Cadore.

1690, marzo 1 - Sono a Udine, alla Curia Patriarcale, i rappresentanti del Centenaro Superiore (notaio Pietro Zambelli e dottor G.B. Zandonella dall’Aquila) per consultazioni relative alla nomina del nuovo Pievano.

1690, marzo 10 - Padola, a mezzo del nunzio Bortolo dell’Hosta, fa istanza al Patriarca per ottenere Messa nei giorni festivi nella chiesa del villaggio. La supplica sarà rimessa al nuovo Pievano che si eleggerà per Candide.

1690, maggio 7 - Bortolo Gera, quale procuratore dello zio don Andrea, istitutore della predetta Mansioneria, conviene con il marigo del Comune, Liberale Zanderigo, che tale istituzione non pregiudichi mai alle altre chiese della Pieve di Candide.

1690, giugno 6 - Il Comune di Candide in concorso con gli eredi del defunto Pievano, fanno costruire un tumulo nel coro della chiesa di S. Maria con l’iscrizione latina: “Hic Bartholomeus Fabri primi loci Plebanus et Archidiaconus Cadubrii, Successores  et alii Sacerdotes resurrecturi erunt - Anno Domini MDCXC”. (Qui Bartolomeo Fabri, primo Pievano del luogo e Arcidiacono del Cadore, i suoi sucessori ed altri sacerdoti, attendono la risurrezione. Anno del Signore 1690).

1690, giugno 21 - Pietro De Martin di Pietro di Dosoledo, di anni 12, venne dilaniato ed ucciso da un orso, mentre era al pascolo in Selvapiana.

1690, luglio 2 - Il Comune di Candide delibera che sia fatta festa non nel solo villaggio dove si onora il santo, ma in tutto il territorio nella ricorrenza dei santi: Antonio abate, Leonardo, Odorico, Rocco e Luca e come per le altre feste di precetto; i trasgressori multati di 4 venete lire.

1690, luglio 8 - Pré Francesco Guidotti, da Pieve di Cadore, è eletto quarto Pievano di Candide e nei giorni appresso da ingresso in S. Maria. Figlio di Antonio e di Laura Alessandrini, nato a Pieve il 19 aprile 1634. Il padre fiorentino era giunto in Cadore verso il 1620, ottenendovi la cittadinanza. Fu agente dei nobili Sagredo di Venezia. Francesco studiò all’università di Padova ed ottenendo la laurea in legge ed esercitò il notariato. Tralasciò la professione ed andò in seminario a Udine e dopo due anni venne ordinato sacerdote. Tornò a Padova conseguendovi la laurea con splendida votazione in teologia. Tornato in Cadore andò a Perarolo, presso suo fratello pré Pietro e stette con lui finché non fu eletto a Candide. Il 13 novembre 1696 fu eletto Arcidiacono del Cadore; fu rieletto altre due volte, restò in carica per tutta la vita. Nel 1703 andò al Sinodo di Udine.

1691, aprile 26 - Convegno a Candide con Danta, la quale darà in Caradies e Salverà le piante occorrenti per il ponte di Gera, sul torrente Padola.

1692, agosto 17 - Candide e Casamazzagno stabiliscono che i loro frazionisti possessori di bestiame siano obbligati a porli a pascolo nel cosiddetto “rodolo”, oppure di monticarli.

1693, giugno - Processione a S. Candido in Pusteria, accompagnata dal Cappellano di Candide a cavallo.

1693, luglio 13 - Essendo stato introdotto l’organo (il primo) nella chiesa pievanale, il costruttore Ludovico Callegari, viene pagato con venete lire 3566, ricavate dalle obbligazioni private e 100 ducati della Regola di Candide e Casamazzagno, rifiutandosi quelle di Dosoledo e Padola di contribuire. Il Comune contribuì per la manutenzione e suono con parte di bosco in Selva.

1693, novembre 3 - Pietro qm. Matteo De Martin marigo e coi laudatori e deputati del Comune fanno sopralluogo alla vizza, che poi si chiamerà vizza dell’organo o della Madonna.

1693, ottobre 2 - Prè Giovanni Battista Gera di Francesco fa testamento ed ordina ai suoi eredi di fabbricare una casetta di due stanze con una cucina ed un letto per i poveri a Candide o Dosoledo o Padola a scelta degli eredi. Dispone inoltre due elemosine all’anno di 10 calvie di segala per volta, da distribuirsi nel mese di novembre. Nelle note è precisato che l’elemosina durò sino all'anno 1838 e fu soppressa dall’agente dei Gera tale Doriguzzi. Della ideata casetta non si hanno più notizie. Fin qui il compilatore che forse non ha tenuto conto delle difficoltà sopraggiunte 10 anni dopo, in seguito all’incendio di tutte le case Gera.

1694, maggio 17 - Il marigo del Comune pattuisce con Bortolo Osta di Padola per il suono dell’organo.

1694, maggio 27 - Provveduta una croce d’argento per la chiesa di S. Antonio abate: venne benedetta a Vigo dall’Arcidiacono: costò venete lire 310.

1695 - Ucciso un orso a Selvapiana.

1696, febbraio 3 - Pré Francesco Gera dispone con testamento che 12 sacerdoti intervengano alle funzioni mortuarie e siano loro dati mezzo ducato e ad ogni cantore mezzo scudo. Lascia in elemosine 16 calvie di segala in pane e 100 libbre di formaggio a ciascuna delle quattro ville del Comune. Inoltre lascia la propria casa con mobilia, la stalla, fienile, orto e cortile e molti terreni, per una Mansioneria da istituirsi ed essere annessa all’altare del crocifisso nella chiesa di Candide.

1696, febbraio 3 - Prè Francesco Gera dispone con testamento la propria casa con mobilia, la stalla, fienile orto e cortile e molti terreni, per una Mansioneria da istituirsi ed essere annessa all’altare del crocifisso nella chiesa di Candide. L’istituzione non durò molti anni ed i suoi beni finirono diversamente. Prè Francesco Gera di Valentino e di Maria Solero di Sappada  nacque il 4 febbraio 1638. Studiò teologia presso i padri somaschi di Miesna nel feltrino, facendosi prete e visse poi privatamente a casa sua in Candide, morendovi il 10 marzo 1709. La sua casa, si scrive nelle note, esiste ancora, ben solida e di gusto signorile: trattasi di quella ora abitata dalle famiglie Zambelli Polin in Candide. Venne lavorata dai capomastri Sacco da Dosoledo, quei medesimi che fecero la chiesa di S. Anna sopra Padola: per l’evidenza confrontare le sagome architettoniche delle porte e delle finestre delle due fabbriche. Questa casa venne bruciata nell’incendio di Candide nel 1705 come altre di proprietà Gera, per cui veniva a cadere quanto Prè Francesco Gera aveva disposto prima della sua morte, che avvenne quattro anni dopo l’incendio della sua casa.

1696, aprile 27 - Il Marigo G.B. D’Ambros fa eseguire l’inventario delle suppellettili di cui è provvista la chiesa matrice e fra l’altro accerta sei calici con patene, due pissidi, l’ ostensorio, turibolo, pace, tre vasi da olio santo, coppa per battesimo, sei candelieri, quattro lampade, quattro croci, tutto in argento.

1696, maggio 23 - L’Arcidiacono di Cadore, accorda l’ampliamento del cimitero di Candide che allora era attorno alla chiesa.

1696, novembre 13 - Il Pievano di Candide Prè F. Guidotti è eletto Arcidiacono del Cadore.

1697, aprile 28 - Candide acconsente il rinnovo "proroga" per altri dodici anni del bosco di Ombrio  ai signori Gera per venere lire 4.000 avute in antecedenti anni di miseria pubblica.

1698 - Il Centenaro superiore fa celebrare dodici Messe nella chiesa del Cristo di Valcalda presso Pieve di Cadore.

1698 - Il Consiglio di Cadore fa concessione al Comune di Candide di bosco per la casera di Silvella.

1698, agosto 13 - Il Comune di Candide fa opposizione al Consiglio di Cadore che aveva concesso a S. Nicolò e a Costa la zona Poidosso in Val Digon dove esisteva promiscuità di pascoli con il Comune di Candide.

1699, luglio 25 - Candide delibera il sussidio di due ducati per ogni famiglia del villaggio stante la grande povertà della gente.

1699, luglio 26 – L’Arcidiacono Guidotti benedice la chiesa di S. Anna, costruita a spese della Regola.

1699, agosto 16 - Pré Antonio De Martin Dassa, da Dosoledo, che era Pievano a Sappada istituisce una mansioneria nel suo paese natale, sempreché non sia di pregiudizio alle funzioni parrocchiali della Pieve di Candide. Assegna beni e capitali per venete lire 10631,50. La donazione andò poi dispersa.

1700 - I signori Gera domandano legnami al Comune di Candide per restaurare e rendere efficiente la Stua o serra per le taglie da fluitare; era a quei tempi tutta fatta di legnami ed era di proprietà dei signori Gera. Era stata acquistata l’11 gennaio 1635 da Giacomo Gera da Antonio Nordis, veneziano.

1701 - Pré Francesco Cera fa costruire nella chiesa di S. Maria la cappella della B.V. di Loreto, autorizzata dal Patriarca di Aquileia.

1702, aprile 1 - Controversia fra Padola e Dosoledo contro Candide e Casamazzagno per la Messa festiva nelle proprie chiese. Le prime due Regole avevano promosso pratiche per avere la concessione e le altre Regole si opponevano.

1702, agosto 28 - Pré Francesco Gera riforma la sua mansioneria che rende venete lire 942 e 52 ducati per tutti i giorni festivi.

1703, marzo 25 - Il marigo di Candide determina la multa di un ducato a chi va in sacrestia o sulla orchestra in tempo di Messa o che vende roba in cimitero che attorniava la chiesa.

1703, marzo 26 - Arbitrato di padre Bernardino  di Ampezzo per la divergenza delle messe festive che decise a favore di Padola e contro Dosoledo più prossimo a Candide.

1704, febbraio 3 -  La Regola di Candide impone limitazioni nel taglio legname.

1704, luglio 2 - Il Papa Clemente XI concede sacello (ossia altare in casa) ai signori Gera nel superiore loro palazzo. Potevano ivi adempiere al precetto solo i familiari ed i due inservienti, in tutte le feste meno che Natale, Pasqua e Pentecoste.

1705 - Uccisi un orso a Rinfreddo e un altro in Digon.

1705 - Il Consiglio di Cadore esonera i sinistrati di Candide e Costa da pagamento delle imposte.

1705, aprile 4 - Per il mantenimento del predicatore quaresimalista, Candide darà ducati 15, Casamazzagno 12, Dosoledo 10, Padola 8 e la chiesa di Candide altri 8 con il ricavato sulle offerte.

1705, agosto 2 - Uragano e fulmini su tutta la valle; sia il Monti che il Da Ronco riportano le stesse notizie. L’incendio di Candide fu cagionato da un fulmine caduto alle quattro pomeridiane sul fienile di Valentino De Lorenzo Noto e su quello di Valentino q. Nicolò Gera.

1705, agosto 23 - Rigorose disposizioni adottate dalla Regola di Candide contro chi ha rubato durante l’incendio; proibite le feste da ballo ed ordine di far celebrare Messe per 12 anni di requiem.

1705, agosto 24 - Candide proibisce il taglio dei boschi senza licenza in pena di un ducato e confisca del legname. Fa accertare che il fabbisogno dei sinistrati da una commissione costituita da un Mistro, da due sinistrati e da due non sinistrati. Vengono assegnati legnami per la ricostruzione.

1705 novembre - I Badiotti (scultori) rinnovano le figure in legno della chiesa pievanale di Candide guastate dall’incendio.

1706, febbraio 28 - Candide delibera la rifusione delle sue campane.

1706, maggio 9 - Vengono tagliati con autorizzazione del Patriarca 200 piante del bosco della Madonna per restauri della chiesa matrice.

1707, giugno 1 - Concesso a Dosoledo di utilizzare piante nel bosco detto di S. Rocco, usando il ricavato per il campanile e campane della Regola.

1707, agosto 2 - Uragano e fulmini su tutta la valle; sia il Monti che il Da Ronco riportano le stesse notizie. L’incendio di Candide fu cagionato da un fulmine caduto alle 4 pomeridiane sul fienile di Valentino De Lorenzo Noto e su quello di Valentino q. Nicolò Gera. Candide contava allora 60 e più famiglie; tutte  perdettero la loro casa di abitazione eccettuate alcune soltanto ; in meno di due ore perirono 40 e più fabbriche, fra le quali i palazzi della famiglia Gera. Nelle note è scritto: i 4 sontuosi palazzi Gera pieni di ogni sorta di oggetti preziosi, di mobilio e di vettovaglie; si precisa che i palazzi erano: il palazzo che fu dei conti da Camino, quello aggiunto dal Vescovo Gera;  quello di Lorenzo Gera sovrastante alla chiesa di S. Antonio e quello di pré Gianfrancesco Gera, di cui abbiamo già parlato. Perirono le campane, dice il Da Ronco, il campanile e il coperto della chiesa parrocchiale; restò distrutto il nuovo altare della B.V. di Loreto e gravemente danneggiato quello del Crocefisso della stessa chiesa. L’opra di difesa ha potuto salvare la chiesetta di S. Antonio abate, l’altare maggiore, la casa canonica, le case Zambelli Fossarin e Pavà e le due case Colutto che erano discoste. Il danno nella relazione di Giacomo Sampieri di Pieve fu calcolato in 400.000 ducati. Un fulmine cadde anche su Costa che in breve tempo rimase incenerita unitamente alla chiesa e al campanile. Danni 80.000 ducati.

1708 - Controllo che le famiglie di Padola diano la dovuta decima al Pievano di Candide in calvie colme e non rasate.

1709 - In Cadore dall'Epifania a Pasqua, acutissimo freddo e scarsi raccolti.

1709, marzo 25 - Si riuniscono le entrate e rendite di S. Maria con quelle di S. Antonio abate.

1709, dicembre 20 - Danta ottiene di costruire un altariolo dedicato a S. Barbara. Probabilmente nel luogo dell’altariolo sorse poi la chiesetta.

1709 - In Silvella si uccide un orso.

1710 - Controversie con Sesto di Pusteria sul sito dell’altariolo di Monte Croce che si doveva restaurare. Rappresentava a mattina il Crocefìsso, a mezzodì il leone di S. Marco, a sera Maria SS.ma e a settentrione la “grifagna” aquila tedesca.

1710 - Il pittore Gio.Battista Carli da Pieve delinea per 22 ducati la carta topografica del Cadore. Il cognome Carli è dubbio.

1710, maggio 8 - L’imperatore di Germania Giuseppe I, nomina GianGiacomo Gera istoriografo dell’impero con diploma.

1711, febbraio 24 - Cessò di vivere Mons. Francesco Guidotti, Pievano di Candide ed Arcidiacono del Cadore.

1711, marzo 8 - Il Centenaro invia nunzi ad Udine in vista dell’elezione del nuovo pievano.

1711, marzo 25 - Il marico di Candide richiama in vigore il laudo sulla pastorizia.

1711, aprile 5 - Nominato il 5° Pievano di Candide, pré Giovanni Paolo Pezzetta da Tomba di Buia, preferito a pré Bortolo Zambelli che pure vi aveva concorso.

1711, aprile 11 - Giorno di Pasqua. L’eletto pré Pezzetta fece ingresso a Candide ed ebbe il possesso canonico del Pievano di Auronzo pré B. Battista Rizzi. Pré Pezzetta fu persona assai dotta nelle teologiche e canoniche materie, scrittore elegante come appariscono dalle sue memorie e di una forbita latinità.

1712, maggio 8 - Inibito dal Comune di ridurre mercantili i legnami concessi per le fabbriche (= fabbricati).

1712, maggio - Il Comune, d’ordine superiore, fa eseguire i cosidetti "rastrelli" (barricate) di sanità chiudendo con legname le strade e i luoghi di passaggio onde impedire il passaggio a persone e veicoli. Detti "rastrelli" vennero fatti a Campotrondo, Monte Croce, Bagno d’orso, Valle Orera, Coltrondo, Rinfreddo e Silvella; rastrelli che poi vennero vigilati da guardie locali e a Monte Croce da un presidio permanente che vi alloggiava.

1712, dicembre 16 - Proclama del luogo tenente veneto per la sanità che proibisce l’ingresso nei territori della Repubblica di persone del Tirolo, Carinzia, Stiria, ecc a causa di una epidemia pestilenziale che infettava dette province. Chi s’ introducesse furtivamente sarebbe inseguito dal popolo radunato a campana e martello e punito di morte ed abbruciato.

1712 - Il cursore che dal Cadore andava a Ceneda, (Vittorio Veneto dal 1866) a portare e levare la corrispondenza due volte la settimana, era stipendiato con ducati 44 all’anno.

1713, maggio 16 - Viene ordinato in Cadore di riattare le strade e di preparare gli alloggi a Francesco Grimani, Provveditore alla Sanità pel Veneto, che veniva ad ispezionare la regolarità delle misure prese a difesa dal contagio. Egli ordinò di mantenere sui passi di confine i guardiani o rodolanti.

1713, luglio 21 - Brina e ghiaccio con gravissimi danni alla campagna.

Il Consiglio di Cadore aveva accordato alla suora Fortunata Gera, priora del convento delle domenicane di Conegliano di erigere un monastero presso la chiesa del Cristo a Pieve, ma la cosa non ebbe effetto. La priora, al secolo Maria Elisabetta Gera, era figlia di Bartolomeo e Giovanna Gera; nacque il 13 gennaio 1679. si monacò il 10 agosto 1705 nel convento dei SS. Rocco e Domenico a Conegliano. Pare che sia mancata la licenza patriarcale per l’elezione del convento. Il Ciani ricorda questa monaca nella storia del popolo cadorino.

1713, novembre 12 - Accordo con il Pievano per la Confraternita della Beata Vergine del Carmine di Padola, ma che poi fu annullato.

1712, maggio al 1713 - Il Comune di Candide spese per gli apprestamenti sanitari e sorveglianze venete lire 22.724 e otto soldi, somma notevole.

1715, giugno 13 - Candide e Padola erano in divergenza per i confini delle vizze di Costa. La questione venne sottoposta al giudizio arbitrale di GioB. Zandonella dall’Aquila. Questi era figlio di Gaspare e di Elisabetta Pellizzaroli, nacque a Dosoledo il 16 giugno 1648. Dottore in ambe le leggi. Marigo del Comune. Ufficiale della Centuria, membro del Consolato cadorino. Morì il 15 ottobre 1723.

1715, agosto - Il Signor Bortolo Gera è nominato Provveditore della Repubblica veneta per la tutela dei confini di Monte Croce. Egli ha sul luogo un convegno con il cappellano di Sillian, riguardo alle confinazioni eseguite e stipulate negli anni 1582, 1589, 1648. Stante però l’epidemia che durava nei territori tedeschi, i due rappresentanti, per prudenziale accorgimento di Gera, si leggono a distanza a voce alta sulla linea di demarcazione del passo i documenti delle terminazioni; ma il cappellano non volle riconoscere quelle del 1648, dicendo che esso non fu firmato dai tedeschi. Si fanno i rastrelli di sanità anche al ponte di Gera e si riassettano gli stessi e le barricate nei paesaggi di confine dove fu indicato nel 1712. Ma poi i tedeschi distruggono il capitello di Monte Croce, diroccano la casa in legno dove alloggiavano i guardiani, incendiano e distruggono rastrelli e barricate per ogni dove.

1716, aprile 4 - Muore a Candide dove era predicatore quaresimale, Padre Francesco da Schio dei riformati francescani, di anni 80.

1716, maggio 2 - Stefano Dorigo Piccolo Pittori, da Padola rinnova la bandiera comunale della Cernide, cioè della milizia volontaria.

1717, dicembre - Il Pievano di Candide compila il registro dei confratelli del Rosario, associazione religiosa di Candide.

1717 - In quest’anno il Rev.do Pezzetta fa pratiche per conseguire la cittadinanza cadorina e, dopo vari raggiri, la ottiene, ma sborsando 70 ducati. Sperava di avere il titolo che competeva solo ai cittadini cadorini, per diventare Arcidiano del Cadore.

1718, aprile 19 - Il Marigo di Candide ordina di rifare a scandoletta di larice il coperto della chiesa di S. Maria, prendendo il legname o dai boschi comuni o dalla Regola per la quarta parte.
Valentino Gera dona per l’altare di S. Odorico in Candide, la reliquia di S. Francesco di Paola e la Regola di Candide determina di far festa nel giorno del santo. Valentino Gera di Nicolò e di Maria de Bernardo di S. Nicolò, era dei Gera di sotto, nato il 23 febbraio 1675, sposò Dorotea di Giovanni Osta da Padola e morì il 9 febbraio 1742. Fu marigo di Candide e Sindaco della Comunità. 

1721, settembre 24 - Il Pievano Pezzetta lascia improvvisamente Candide e la Curia Patriarcale nomina tosto ad economo pré Andrea Fortunato Gera. Questi era figlio di Bartolomeo e Giovanna Gera; nacque il 28 gennaio 1686 e si avviò al sacerdozio. Fu ordinato a Udine nel dicembre 1710; visse privatamente a casa sua sostenendo dal 15 dicembre 1721 all’aprile 1724 l’economato della chiesa di Candide. Sospinto da Mons. Vittore Gera, suo zio, Vicario Vescovile a Treviso, diede il suo nome al concorso per l’arcipretura di Cornuda e riuscì eletto. Si distinse per zelo prudente e per la sua carità di cui fu largo con i bisognosi. Morì dopo lunga malattia a 52 anni, il 9 settembre 1737 e fu sepolto con grandi onoranze nel tumulo dei sacerdoti di quella parrocchiale.

1722 -  Casamazzagno chiede al Patriarca, che lo concede, un oratorio essendo la chiesetta di S. Leonardo alquanto discosta in alto. La concessione è fatta purchè non crei pregiudizio ai parrocchiani.
Anche Dosoledo chiede e ottiene l’erezione della chiesa della confraternita della B.V. dei dolori che resta accordata.

1723, maggio 5 - La Regola di Candide si trovava gravata di debiti e per farvi fronte almeno in parte, stabilisce che ogni “fuoco” cioè famiglia si presti a fabbricare venti “taglie” nella vizza di “Ombrio” senza ricevere il solito “sorgo” in compenso delle lavoranzie boschive.

1723, novembre 27 - Bando pubblicato a Monte Croce dai tedeschi contro le comunità di Padola e di ... Kranebit (per i tedeschi era il villaggio di Dosoledo) avverso le barricate di sanità e le altre cose relative a difesa del confine. Arrestarono i quattro militi comelicesi che erano di presidio al passo e gli tradussero prigioni ad Innsbruk; poi avevano piantato una colonna od alto palo di legno a 60 passi (m. 105 circa) oltre il confine verso Comelico applicandovi tabella col loro Bando. La colonna fu, nottetempo, gettata a terra dai nostri e frantumata la tabella.

1724, aprile 29 - Avvenute le ambasciate dei preposti del Centenaro di sopra recatisi ad Udine, quella Curia destinò a quinto Pievano di Candide pré Vittore Vettori. Figlio di Giambattista da Gera e di Genova Zandonella dall’Aquila; nato il 30 settembre 1684. Curato a S. Nicolò dal dicembre 1714 al maggio 1724 quando venne Pievano a Candide.

1724, giugno 3 - Per ordine superiore, viene distrutto il ... “portone” e di cosa sarà proprio trattato? Fatto dai tedeschi sulla strada al passo di Monte Croce, dopo aver distrutto il rastrello dei nostri.

1724 - Il Centenaro dà venete lire 60 per ciascuno ai Gregorio Ribul (da Padola), Nicolò Colutto (da Candide), Pietro Sotietto (da Casamazzagno), e Antonio Staunovo (da Dosoledo) che erano stati dieci mesi in carcere ad Innsbruck perchè, come fu detto sopra, erano comandati in Monte Croce alla guardianeria del confine.

1724 - Avvenuta la smonticazione del buoi (allora erano parecchi) si permise di mandarvi  le pecore che esistevano in gran numero. Ogni regoliere poteva pignorare gli animali foresti che fossero trovati nei nostri pascoli montani.

1725 - Anime in Comune 1811.

1725, aprile 23 - La casera di Silvella viene rifatta essendo stata travolta da valanga. Presso la chiesetta di Sant’Anna, sopra Padola, la tradizione dice che vi fosse un ... eremita.

1726, maggio - Il Consiglio di Cadore concede al nostro Comune la vizza sopra Chioma ed altra fascia davanti Ombrio.

1727 - Ai primi di febbraio cadde una straordinaria quantità di neve che affamò la selvaggina costringendola a venire verso valle per cercare alimenti specie vicino ai numerosi fienili. Vennero uccisi o pigliati vivi gran numero di cervi e precisamente: da quelli da Candide e Casamazzagno 32, da Dosoledo e Padola 18, da San Nicolò 4; un totale di ben 54 capi.

1729 - Tale Pietro Janes-Fus uccise un orso in Prese ed ebbe in premio dal Centenaro venete lire 8.

1729 - Il Comune appalta il pascolo della montagna delle pecore (che era la Silvella) e delibera di dare “in perpetuo” al suo Pievano prò tempore, libre 20 (Kg. 10,335) di quel piccante formaggio pecorino, oltre Venete Lire 4.10 di elemosina per la Messa nel dì della monticazione.

1729 - I signori Gera chiedono legnami per riparazioni alla “Stua” minacciando diversamente di non farla funzionare.

1730 - La Regola di Candide ordina e dona una lampada di argento all’altare del crocefìsso nella chiesa pievanale.

1735, agosto 24 - II Comune delibera di procedere criminalmente contro la “Veida” (aiutante del pastore) piccola di Melin che bastonò Leonardo Burattino, da Padola, pastore delle capre, e di dargli assistenza perché possa continuare a guidare al pascolo il suo gregge.

1736 - In questo anno si fa la strada congiungente Candide con Casamazzagno: prima eravi solo un sentiero mal praticabile.

1737, aprile 23 - Si divide la manutenzione delle principali strade comunali e la spettanza risultò così: a Candide, dal molino Gera in Digon sino ai Fauri in Dosoledo; a Casamazzagno, dal Capitello delle Grazie (vicino al rio della Madonna) a dietro Campotrondo; a Dosoledo, dai Fauri alla Stua sul Padola; a Padola da detta Stua a Cortà da Rigo.

Il Comune ha per chirurgo Filippo Kratter, da Sappada, stipendiato con venete lire 25 annue e visite “moderatamente” pagate.

1738 - Il Comune conta anime 1771.

Si elencano i benestanti del Comune. Da Candide: GianFrancesco e Giovanni Gera, prè GioBatta Gera, eredi GianGiacomo e Valentino Gera, prè Francesco qm. Giustin Zambelli, Andrea Sopalù, Nicolò Bassanello, ed i nodari Zambelli; da Casamazzagno: Maria Gera-Doriga, Liberal Festini, Tomaso Festini, Zuane Zanderigo e Gioseffo Zannantonio: da Dosoledo: Giovanni Zandonella dall’Aquila. Apollonio qm. GioBatta Zandonella, Pietro de Martin, Liberal Zandonella, GioBatta Zanantoni, Osvaldo Sacco; da Padola: Francesco Carbogno, Giovanni Osta, Gaspare Peis, Girolamo Fàitel.

1738, ottobre 13 - La campana della chiesetta di S. Antonio Abate costò venete lire 579,11. Padola rifiutò di contribuire ed il marigo del Comune, Liberale Zambelli, versò venete lire 379,11 pagate con i proventi della chiesetta.

1738, novembre 27 - Aperta nuova strada da Tàmber a Candide ed anche per Prese.

La Regola di Candide proibisce il passaggio con carri od animali a chi non è della villa.

Altrettanto fa Casamazzagno per la nuova strada dalla sua villa a Sacco eseguita questo anno.

1740, febbraio 6 - Stante la grande miseria, la gente del Comune venne facoltizzata a commerciare bestiame con i tedeschi.

1740, giugno 11 - La Regola di Candide fissa la tassa di 10  Ducati per chi vuol farsi regoliere ma non però più di uno per famiglia.

1740, giugno 25 - Sentenza stabilente che la “colta” (prediale) dei prati di Monte Zovo e Piedo venga pagata in questo Comune e non ad Auronzo.

1740, ottobre 7 - Candide è in lite con S. Nicolò per i pascoli sotto Aiaredo e Poidossi.

1742 - Stefano Dorigo Piccolo-Pittori da Padola, dipinge la pala di S. Martino di Costa e costò venete lire 1560 compresa la indoratura dell’altare.

1743 - L’ingegnere Farentini fu in Popèra, Monte Croce e Frugnoni per rilievo e disegno dei confini d’ordine di Venezia.

1745, giugno 30 - Il Consiglio comunale approva l’assegnazione della vizza "dietro Prese" detta poi di San Lucano alla Chiesa di Casamazzagno. Si racconta esservi stato un solo voto contrario e che la notte seguente l’orso (quello fatidico di San Lucano ?) sfondata la porta di stalla, sbranasse due buoi di colui che fu avverso all’assegnazione della vizza al Santo.

1745, ottobre 18 - Si svilippò fuoco, avanti giorno, a Casamazzagno nella casa di Valentino Festini Cucco ma fu estinto sollecitamente e vi furono danni da poco. La Regola ordinò che il Guardiafuoco giri due volte per notte nella villa e sia compensato annualmente con 10 soldi da ogni famiglia.

1750, aprile 7 - Il Consolato cadorino destina i Sindaci di Comunità ed i rappresentanti di Candide, Auronzo e San Vito ad assistere Giovanni Donà, Commissario veneto ai confini il quale verrà accompagnato da due compagnie di soldati a cavallo; ed ordina di preparare gli alloggi e i foraggi e che si tengano a disposizione testimoni, carte e disegni dei confini con gli austriaci. Pietro Correr, altro Commissario, intima ai confinanti tedeschi di non fare "insolenze", come erano usi, e di non tagliare piante nei boschi dei luoghi in contestazione.

1751 - Dosoledo acquista dalla sua Chiesa il bosco di "Chiòma" per venete lire 2278 ed anche il ronco a "Piazza del Fràre" per venete lire 844.

1751, luglio 18 - Per mancanza di erbaggi non si poté ancora a quest’epoca  mandare le pecore in "Silvella". I buoi, che allora erano molti, si monticarono solo in agosto e stettero sino a san Matteo.

1752, ottobre 20 - Col Trattato odierno si determinarono i confini con i tedeschi anche fra Sesto e Comelico. Mancavano in gran parte quelli del 1582 e 1589 che furono rimessi e si descrissero uno per uno.

1753, maggio 10 - Il Comune di Candide doveva pagare venete lire 600 alla Comunità per la ottenuta investitura del bosco di "Selva".

1754 - Viene costruito un lazzareto per il bestiame infetto e si prescrive la contumacia di tre settimane.

1754, giugno 9 - Il nostro Comune domanda alla comunità di Cadore la concessione dei boschi di "Chiarède" e "Pièj" per ricavare "scàndola, legna da ardere e stroppi.

1754, giugno 20 - Lo stesso Comune ottiene dalla Comunità i boschi posti in "val Padola" sopra i monti di Calalzo sino al confine coi tedeschi, il bosco del "Pantàn" e quello della "vizza vecchia" in Silvella: il tutto con la tansa, ossia imposta, di venete lire1000, mille. Il bosco nuovo in Silvella restava destinato per manutenzione di quelle casere.

1754, novembre 11 - Gli eremiti del monte "Froppa" (il monte è sopra Domegge e l’eremitaggio  ebbe inizio nel 1720 e soppresso nel 1772) fanno dono a Costa di Comelico della reliquia di San Martino che viene recata in Costa in questo giorno con solenne processione.

1755 - Rigidissimo inverno: durò ininterrottamente freddo intenso per oltre un mese ed a ricordo d’uomo non si ha memoria di simile gelata.

1755, giugno 29 - A Danta un fulmine cadde sopra un fienile uccidendo una gatta che era sul "penizzo" ed una vacca in stalla, ma non diede fuoco al fabbricato. Altra saetta colpì la casa Mattea e ruppe un recipiente contenente vino posto su tavola in cucina fra tre persone rimaste illese ma con buona dose di spavento!

1755, ottobre 23 - Avviene una processione al santuario di Luggau nella Carinzia e vi concorsero 70 persone che diedero di offerta 20 soldi ciascuna. A questa epoca a causa la neve si smonticarono le pecore dalla montagna di Silvella.

1755, ottobre 28 - A soli 35 anni è morto pré Giovanni Vittore Vettori di Volfango e di Orsola Vecellio da Auronzo.

1756 - Applicato in Cadore il "Quintello", ossia l’imposta del 5 per cento sulle eredità (successioni) e dovuto all’Erario veneto: si cercò esimersi dalla tassa, ma senza riuscirvi.

1756, marzo 31 - In Campotrondo decedette sotto la neve tale Bortolo del fu Giovanni de Bernardo Soldin da Gera.

1756, agosto 13 - Valentino Zambelli Fossarin è colpito da fulmine mentre era in località "Trotto" di fronte a Candide.

1757, giugno 20 - Il Consiglio di Cadore prescrive che ogni Centenaro formi il proprio archivio e lo mantenga in efficienza.

1757, agosto 25 - Il Comune di Candide divide i suoi boschi in Digon avanti "Ombrio" ed a "Val della Polla", così pure quelli in val Padola di "Rinfreddo" e "Coltrondo".

1759, luglio 29 - Spaventoso temporale con tanti fulmini. E’ colpito il campanile di Candide dove, nella cella campanaria, stavano suonando "pel tempo" Gio Batta De Lorenzo-Tortoi e Bortolo Zanguol-Spezier rimasti uccisi, mentre al sagrestano Valentino Bais furono lacerate le scarpe e feriti i calcagni.

1759, agosto - Candide delibera di far festa il 26 aprile ed il 21 agosto, anniversari degli incendi e che sia celebrata Messa all’altare dei santi Lorenzo ed Antonio abate.

1760, febbraio - Valentino Zandonella Majucco aveva preso tre cervi vivi in un solo giorno e che erano sommersi dalla neve. Candide da una lampada di onde (oncia?) 35, kg. 1,505 - d’argento per avere altra di onde (oncia?)  65 - Kg. 2,795 - con l’effige di S. Antonio abate.

1760, aprile 3 - Muore pré Giacomo Zambelli, sacerdote distinto, erudito, di singolare bontà.

1761 - Il Provveditore Antonini ordina e dispone che invece di palizzare per proteggere le linee del confine attraverso strade e passaggi di monte, vengano fatte dei fossi larghi sei piedi, circa metri 2,08.

1761, settembre 13 - La Regola di Candide promette di dare per il rifabbrico della nuova Chiesa, che a quest’epoca si pensava di erigere, ducati 1000 - mille, a condizione che anche le Ville abbiano da concorrere volonterose con loro quota di spesa.

1762 - Viene fatta la bandiera del Centenaro superiore da un tale pittore Campeis da Udine: spesa venete L. 254.

1762, aprile 8 - Il Luogotenente veneto annulla le affittanze dei segativi in Montecroce fatte dai tedeschi.

1762, luglio 23 - II Consolato di Cadore proclama l’arresto, convocando il popolo a campana martello, di tre figli e figlia di Antonio Zandonella del Gotti da Dosoledo, perché vagabondi, prepotenti e crudeli!

1763, ottobre 13 - Il frate Felice Zambelli donò alla chiesa di sant’Antonio abate le reliquie del Santo e quelle di S. Lucia e S. Caterina, mentre il reliquiario d’argento con custodia dorata fu dato dal fratello Liberale Antonio. Fra Felice Zambelli, al secolo Bortolo di Lorenzo, morì a Capo d’Istria nel convento dei domenicani il 5 novembre 1765.

1764 - Anno di grande carestia. Si acquistano le biade, frumento, segala, orzo, avena in Pusteria.

1764, ottobre 17 - Le Regole di Candide e Casamazzagno divisero il bosco avanti “Ombrio”.

1765 - Stefano Dorigopiccolo - Pittori dipinge la Via Crucis per la chiesa di Candide. Venne ad erigere quelle stazioni, padre Girolamo da Forni, d’ordine di padre Ildefonso da Bresanvido. Quei quadri furono poi rimessi nella nuova chiesa e vi si trovano tuttora.

1765 - Sono state fatte sorvegliare le vizze del Comune per evitare pericoli di fuoco causa gli zingari qui venuti in gran numero ed accampati in prossimità dei boschi.

1766 - Il Comune fa eseguire riparazioni alla casa canonica di Candide.

1766, aprile 27 - Muore il sesto pievano di Candide pré Vittore Vettori. Resse la Pieve di Candide per 42 anni e di lui fu scritto: “governò con saggezza procurando grande bene alle anime e serenità al popolo”.

1766, luglio 10 - Al concorso per il nuovo titolare della pieve di Candide presero parte ben 14 sacerdoti di cui 8 non cadorini.

1766, ottobre 3 - Solennità del S. Rosario. Ingresso del settimo Pievano di Candide prè Gian Pietro Talamini. Nato a Vodo il 23 novembre 1724, ordinato sacerdote nel 1752, cappellano a S. Vito, mansionario a Perarolo; nel 1763 era curato del suo paese, Vodo di Cadore.

1767, gennaio - Avvengono le prime offerte relative al progetto, ideato già da alcuni anni, per il rifabbrico della nuova Chiesa pievanale di Candide: quella esistente era piccola indecorosa e male ridotta. Il defunto pievano Vettori lasciò in testamento a tale scopo ben ducati 600. Poi vennero le elargizioni dei maggiorenti del Comune di Candide, Liberal Zambelli ducati 97 e nodaro Osvaldo Monte duc. 25; da Casamazzagno, Liberal Festini duc. 50 e nodaro Giuseppe Martini duc. 100; da Dosoledo, Benedetto Antonio Zandonella Sommerta duc.100 e nodaro Giullo Zandonella dall’Aquila duc. 100; da Padola, nodaro Francesco-Antonio Osta duc. 50 e Stefano Pittori duc. 25. Le Regole di Candide poi i già promessi ducati mille.

1769, settembre 20 - Sono stabiliti i giorni di mercato ossia fiere da tenersi in Cadore ed approvate dal Doge. Pel Centenaro superiore nostro si destinò la terza festa di Pasqua che a quei tempi era in vigore.

1771, luglio 18 - Il Patriarca concede a Dosoledo e Padola di poter far celebrare Messa nelle loro Chiese il giorno dell’Assunta.

1772 - Il Comune assegna bosco a dote della chiesetta di S. Anna sopra Padola.

1773, settembre 21 - Vengono eletti i quattro soprastanti, uno per villa, ai lavori di costruzione della n uova chiesa di Candide, e stabilendo che ogni Regola doveva contribuire con ducati 1000 e con opere manuali 1200.Queste deliberazioni furono prese dal Centenaro con voti 105 favorevoli e tre contrari. Stefano Dorigo Piccolo Pittori, laudatore di Padola, protestò ritenendo l’onere imposto alla sua Regola troppo gravoso, sia per la scarsa potenzialità pubblica e privata e sta in riflesso della lontananza della Parrocchiale che perciò poteva essere frequentata in minor modo delle altre Ville.

1773 - Ad un tale pré Giacomo Bulfoni mansionario in casa Gera, volendo egli rendere sgombra una stanza del palazzo (sarà stata forse una specie di archivio) da notevoli quantità di rotoli di pergamene e di numerose carte antiche, venne la balorda e nefasta idea di gettare ogni cosa nel fuoco.

1775, agosto 28 - Colpita da un fulmine morì a Dosoledo tale Maria, vedova di Antonio De Michiel Zandonella di anni 63.

1776, maggio 21 - Pré Gian Pietro Talamini nostro Pievano, è eletto Arcidiacono del Cadore. La nomina venne confermata dal Senato Veneto il successivo settembre e dall’Arcivescovo di Udine in dicembre. Mons. Talamini, quale capo del clero cadorino, diede il possesso canonico ai Pievani di Valle, 1777; di S.Stefano, 1778; di Vigo, 1779; di S.Vito, 1782; di Auronzo, 1785; ed ancora di Vigo nel 1798. Lo stesso Arcidiacono, accompagnando l’Arcivescovo mons. Sagredo nella visita pastorale in Cadore, assistette il 23 giugno 1790 ad Auronzo, alla consacrazione della chiesa di S. Giustina.

1778, giugno 1 - Sono stabilite le norme per la costruzione della nuova chiesa e restò nominato come cassiere il signor Francesco Paolo Gera “di sotto” (figlio di Valentino e di Dorotea Osta, nacque il 22 giugno 1719; membro del consolato cadorino, officiale del Comune e Marigo di Candide. Fece erigere la strada sopra Candide che va a Casamazzagno, l’altarino tuttora esistente che ha sulla facciata lo stemma Gera e la data 1741. In gergo il capitello è indicato per “il Cristo di Ciamurin” nome forse di antica località, con incarico anche di sorvegliare i lavori insieme al nodaro Giuseppe Martini da Casamazzagno.

Ciascuna delle quattro Regole contribuì per il proprio quarto di venete lire 8200; Candide diede con offerte private 6200; Casamazzagno v. L. 3.720. Per la calce, ogni Regola il suo quarto. Dosoledo darà le armature state adoperate pel suo campanile ed il rimanente legname fornirà Candide per due terzi e Casamazzagno per l’altro terzo.

1781, aprile 5 - Candide delibera che coloro che domandano il diritto al cosidetto “Colonnello di Regola” dimostrino di avere divisione e separazione di “fuoco” - ossia famiglia separata - e paghino la tassa dovuta.

In detto anno. Candide era in questione con Padola per zona di bosco a “Costa da Rigo” e, per finirla, Candide dona il luogo controverso alla Chiesa di sant’Anna.

1782, novembre 28 - Viene pubblicata una Ducale accordante al Comune di poter erigere la Chiesa pievanale su fondo laico, cioè non sacro, ed approvasi la preventiva spesa di venete lire 42.720.

1783 - Anno con molti temporali estivi e scoppio di fulmini: a Danta restarono uccisi una donna ed un fanciullo.

1784, luglio 20 - Questa è la data che segna la base e dà l’avvio concreto per la tanto auspicata erezione della nuova chiesa.  Gli imprenditori del lavoro erano l’architetto Angelo dal Fabbro e l’esecutore Domenico Schiavi, ambedue da Tolmezzo, i quali avevano un decennio prima costruita la chiesa di Santa Giustina a Villagrande di Auronzo, di forma simile alla nostra. Il disegno, in stile corintio, venne approvato dal professore don Domenico Cerati dell’Università di Padova.

1786, agosto 10 - A quest’epoca è cominciata la demolizione della vecchia Chiesa e si dà mano anche ad ampliare il sedime per il nuovo Tempio in modo conveniente. C’erano difficoltà nella villa di Candide per trovare luogo adatto e centrale dove erigere la nuova chiesa, mentre l’area risultante dalla demolizione della vecchia appariva insufficiente ed anche in posizione malagevole. Essa chiesa era antistante all’attuale e in posizione da est verso ovest, quindi con la facciata a mattina. La configurazione del luogo era acclivio e degradante verso il palazzo Cera e la vecchia canonica, bisognava sistemarlo e renderlo alquanto pianeggiante. A tale scopo si co-struì il muraglione a monte della strada pubblica e con riempimento nel retrostante. Circa a metà lunghezza dell’alto muro si ricavò una scalinata a ripiani, chiusa quando fu innalzato l’attuale campanile. La vecchia canonica rimase allora semi interrrata al lato di nord-ovest e così un poco, anche la chiesetta di S. Antonio. Occorreva molta estensione di terreno per il progettato grande tempio anche per isolarlo convenientemente e per farvi l’attiguo cimitero detto “il sagrà”.

1789, giugno 23 - Cadde molta neve con grave danno alla campagna e per i pascoli in monte da dove tutto il bestiame fu dovuto ricondurre alle stalle.

1789, luglio 14 - Distruzione della Bastiglia e il 4 agosto 1789 è soppresso il sistema feudale e dei diritti derivanti, la eliminazione delle decime del clero, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, ma non la dichiarazione dei doveri. In effetti il 26 agosto in Francia con la dichiarazione dei diritti, viene solamente indicata una teoria che in Cadore è ormai in atto da tempo.

1790 - Abitanti in Comune di Candide: 1898;

Bestiame: vitelli 310; giovenche e vacche 1411; pecore 1565, capre 293; molini da grano 8; seghe 3.

1790 - In questo anno si fabbrica la chiesa di Danta.

1790, giugno 9 - Si hanno due documenti dove una Avogadra ed una  Ducale, a seguito di visita pastorale in luogo, la chiesa di Candide viene indicata come “Collegiata”: manca però alcun’altra notizia in proposito.

1790, luglio 12 - È promulgata la legge di Stato sul clero, in virtù della quale i ministri del culto, diventano impiegati dello Stato.

1791 - Il Comune apre la strada per trasportare da Silvella il marmo per l’altar maggiore in Santa Maria. È riportata copia dell’atto a tal uopo stipulato e firmato da Giuseppe Martini, marico; Francesco - Antonio Zambelli, laudatore; Liberal Festini laudatore; Leonardo Zandonella, laudatore; Giovanni Antonio Osta nodaro e laudatore.

1791 - Il signor Francesco Paolo Gera di sotto, aveva domandato al Comune di Candide l’investitura di poter pescare nelle acque del torrente Digon; ma il Comune non aderì alla richiesta.

1792, marzo 18 - Si estraggono per l’ultima volta i denari delle offerte dalla cassetta nella vecchia chiesa di Candide, che era in demolizione.

1792, agosto - È introdotto in Francia il suffragio generale, già in atto nel Cadore.

1792, agosto 10 - La Regola di Candide, a mezzo della ditta legnami Giuseppe Sartori, acquista e dona alla chiesa nuova di S. Maria le portelle in argento per il tabernacolo, che pesarono oncie 27 (circa Kg. 1,600) e costarono venete lire 781,15.

1793 - Candide fa eseguire le cantorie del Coro dallo scultore in legno Serrafel e spende venete lire 1.500. Era Serrafel di S. Candido. Un Giovanni si accasò a Padola ai primi del 1700, dando origine alla famiglia Ribul Serrafel che si estinse dopo ottanta anni.

1794, dicembre 28 - Da censimento risultano a Candide anime 588; Casamazzagno 567; Dosoledo 507; Padola 575; S. Nicolò 258; Costa 268. Nel Comune di Candide vi erano 400 famiglie.

1795 - S. Nicolò dichiara che la manutenzione e la sorveglianza dei confini verso l’Austria in monte Croce spetta al Comune di Candide, quelli di Melin a S. Nicolò, ed in Silvella ai due Comuni.

1796 - La Comunità di Cadore incontra debito verso il signor Solero da Sappada e gli dà il bosco Praducchia in godimento e garanzia.

Occorrerebbe fare un cenno alla Rivoluzione francese ed ai riflessi in Italia ed in Cadore. Sono avvenimenti che direttamente o indirettamente, incideranno; se ne segnalano alcuni con riferimento al Cadore: 14 luglio 1789. Distruzione della Bastiglia e il 4 agosto 1789 è soppresso il sistema feudale e dei diritti derivanti, la eliminazione delle decime del clero, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, ma non la dichiarazione dei doveri. In effetti il 26 agosto in Francia con la dichiarazione dei diritti, viene solamente indicata una teoria che in Cadore è oramai in atto da tempo.

1796, marzo - Bonaparte assume il comando dell’esecito d’Italia ed opera in Italia.

1797 - Casamazzagno proibisce i balli, canti e suoni durante la notte.

1797 - Terminata la costruzione della chiesa di Candide, cominiciata nel 1786.

1797, marzo 12 - Napoleone insegue gli austriaci. Tramonta la Serenissima.

1797, maggio 16 - Il generale Mayer è incaricato di organizzare il nuovo governo fra il Piave e la Livenza e convoca i capifamiglia. Dice il Fabbiani nella sua storia del Cadore che nessun effetto ebbe il rivolgimento politico francese, finché Napoleone non giunse ai confini della Repubblica Veneta e non fece del territorio veneto prima il suo campo di battaglia e poi merce di baratto.

Ai primi di ottobre del 1796 un ceppo d’esercito tedesco invase il Cadore scendendo da Monte Croce e da Cimabanche per avviarsi a Bassano (battaglia del 7 novembre ).

1797, giugno 18 - Da palazzo Cera a Conegliano partono i francesi per la cerimonia della liberazione di Conegliano in duomo e in piazza.

1797, luglio 12 - Grande processione del Comune al santuario della Madonna di Luggau, nella Carinzia, accompagnato dal cappellano G. A. Varettoni.

1797, luglio 22 - Fulmine sulla casa dei fratelli Giovanni Battista e Gaspare Alfarè Pelle.

1797, ottobre 27 - Acquisto dell’urna per S. Paolina per la chiesa di Candide.

1797, novembre 6 - Il signor Francesco Paolo Gera di sotto, con un suo scritto da Parà di Conegliano, assicura di donare la somma di 1500 ducati per fornire il capitale perpetuo per la predicazione quaresimale.

1798 - Si sgombera con licenza dell’Arcidiacono di Cadore, il materiale risultante dalla demolita vecchia chiesa di Candide.

1798, agosto 5 - Terribile temporale in Val Digon che portò via fienili, legnami, nove ponti, rovinò tutte le strade, annegata una vacca e tre asinelli: una camoscia fu trovata a Pian della Mostra ove era tutto inacquato. Pericolarono i molini.

1798, agosto 20 - Tre ore vanti notte un fulmine a Danta percosse il fienile Rossin ed incenerì quattro case di nove famiglie e si dovette demolire un’altra e fienile per tagliare il fuoco.

1799 - Tale Giuseppe Cherubin colorì l’orchestra e li abbassamenti degli altari in S. Maria di Candide, che furono fatti eseguire da Giuseppe Antonio Monti (padre di don Giuseppe ) e lavorati dallo scultore Francesco Carbogno di Padola.

1799 - Muore a Degnano in Istria il Rev.do Padre Bartolomeo Vettori, cappuccino. Era figlio di Antonio e di Maria Gera.

1799, giugno 22 - Il Rev.mo nostro Pievano ed Arcidiacono di Cadore, don GiamPietro Talamini, alzatosi da letto per prepararsi ad andare a celebrare Messa, ebbe uno svenimento e cessò di vivere in età di anni 75. Era Pievano di Candide dal settembre 1766 ed Arcidiacono del Cadore dal maggio 1776. Il Da Ronco di lui scrisse nel libro “L'Arcidiaconato e gli Arcidiaconi del Cadore”: “Visitò più volte l’Arcidiaconato e fu vero capo del suo clero perché sostenne validamente i diritti inerenti alla sua dignità; perché colle sue virtù di vero sacerdote e superiore si rese a tutti e specialmente ai sacerdoti suoi dipendenti caro e venerato; perché seppe tenere alto il prestigio della sua autorità e cattivare a sé di tutti il rispetto e l’obbedienza. E fu anche capo della sua Parrocchia, perche diede ai parrocchiani l’esempio di una vita intemerata; perché fu disinteressato e largo di aiuto ai poveri per quanto gli permettevano le sue condizioni economiche, certo non agiate; perché provvide ai bisogni spirituali del suo popolo, procurandogli una chiesa più ampia e decorosa. A merito di lui infatti Candide possiede uno dei templi più belli in Cadore, cosicché ha detto giustamente qualcuno che la memoria del Pievano Talamini vive e vivrà presso quel popolo come memoria santa finché esso vedrà la sua chiesa per di lui speciale operazione eretta. E vero capo del Clero cadorino e della sua Parrocchia lo disse anche l’Arcivescovo Sagredo quando nel 1790, trovandosi per la visita pastorale a Candide, dove la nuova chiesa era in costruzione, ebbe per lui, d’innanzi al popolo raccolto, parole dì vero elogio, di congratulazioni e di augurio. Il Pievano infatti se come Arcidiacono aveva già acquistato ottime benemerenze per lo zelo e la saggia prudenza con cui aveva fin qui adempiuto il suo ufficio, visse poi ancora degli anni e con la sua ineffabile soddisfazione vide la chiesa portata a compimento. Ai suoi funerali concorse una larga rappresentanza del Consiglio generale della Comunità Cadorina e il Cooperatore don Osvaldo Varettoni, con nobili parole mise in evidenza l’opera da lui compiuta pel bene del Cadore e particolarmente di Candide.

1799, luglio 5 - Giulio Zandonella dall’Aquila, quale marigo del Comune, venne incaricato di recarsi ad Udine, presso quella Curia Arcivescovile per iniziare le pratiche del concorso alla Pieve di Candide. In questa circostanza l’Autorità Ecclesiastica emise il decreto di nomina del cappellano don Osvaldo Antonio Varettoni ad Economo della nostra Pieve dandogli a tal fine ogni inerente facoltà.

1799, settembre 12 - Il Zandonella e l’avvocato Osvaldo Monti erano ad Udine dove avveniva l’esame canonico degli aspiranti alla sede di Candide e dove furono lette ai concorrenti le Capitolazioni della Pieve 1650 e precedenti 1640 e 1638. Concorsero al posto di Candide cinque sacerdoti ed ottenne l’approvazione don Giovanni Antonio Zannetti, da Lozzo, figlio di Giovanni Battista nato il 23 settembre 1745. Eletto Curato di Lozzo per votazione popolare il 15 settembre 1774, assunse ivi la cura d’anime il 9 ottobre successivo, restando in patria sino al giorno della sua venuta fra noi. Appena terminati gli esami e fuori del consueto, l’Arcivescovo chiamò i due deputati e fece in pubblico i migliori elogi della persona nominata, che fu poi riaccompagnata a Lozzo dai Zandonella e dai Monti.

1799, novembre 24 - Il neo-eletto Pievano fece il suo ingresso prendendo possesso della sede di Candide. Il cappellano Varettoni scrisse una poesia in dialetto.

1800 - Il Comune di Candide delibera un contributo delle Regole in aggiunta delle venete lire 9.000 del legato Gera per le spese del predicatore quaresimale; Candide 15/45; Casamazzagno 12/45: Dosoledo 10/45 e Padola 8/10.

1800 - La ditta veneta “Duodo”, acquirente delle taglie del Comune, diede per dono alla chiesa di S. Maria un paramento pregevole di broccato d’oro con tre piviali del costo di venete lire 3.200. Il paramento che si conserva tuttora nella chiesa (usato anche nel giorno di Natale 2006) era stato venduto da un monastero di Senigallia e prima apparteneva al Cardinale Bellisani, Vescovo di Cesena, uno dei papabili del Conclave di Venezia del 1799. Preziosissimo lavoro del 1500. il cui restauro eseguito nel 1934 costò £ 2.000.

1803 - La chiesa di Candide vende in Friuli il suo vecchio organo.

1803 - Statistica della popolazione della Pieve:

Villaggio di Candide: 539;

Villaggio di Casamazzagno: 574;

Villaggio di Dosoledo: 506;

Villaggio di Padola: 560

Per un totale di 2179 anime.

1806 - Lo scultore Francesco Carbogno, durante questo anno esegui le due statue poste ai lati dell’altar maggiore in S. Maria e che rappresentano i santi Giovanni Battista, il precursore e Andrea apostolo. Le sculture furono fatte su disegno del professor Torretti. É opera pure del Carbogno la bella stautua dell’Assunta alla sommità dell’altare, lavorata qualche anno prima. Il Carbogno figlio di Giovanni Antonio e di Mariangela Vascellari da Calalzo, nacque a Padola il 17 novembre 1750 e vi morì il 5 gennaio 1821. Aveva studiato ed appreso arte a Vienna nella rinomata accademia del “Theresianum” dove insegnavano anche maestri italiani, riuscendo provetto in arte.

1806, ottobre 29 - Consacrazione della nuova chiesa di S. Maria e del suo altar maggiore. Funzionò Mons. GianPietro Pellegrini, Vescovo di Paleopoli in partibus e delegato della Curia Arcivescovile di Udine, il quale si trovava in Cadore per la visita pastorale. Egli cresimò a Candide i fanciulli di tutto il Centenaro e nel detto giorno tenne solenne Pontificale assistito da ben 22 sacerdoti e salì al pergamo per l’omelia d’occasione. Venne fatto un banchetto in Casa nobile Gera. Inoltre il Comune volle dipinto il ritratto di Mons. Pellegrini che è conservato nella Pieve ed è opera dell’artista padolese Giovan Antonio Piccolo Pittori. Il grande quadro porta la scritta latina “Jo. Petrus Pellegrini Episcopo Paleopolitanensi”.

1807 - Vengono introdotte le patate.

1807, marzo - Nessun cenno se non quello in data marzo 1807 in merito al ritorno in Comelico sotto il governo austriaco.

1807, marzo - Un gruppo di 25 uomini (18 da Padola, 4 da Casamazzagno, uno da Danta, uno da Costalissoio e uno da Rigolato capobanda che si faceva chiamare nientemeno che Leopoldo III) sottrattisi con la fuga all’obbligo della coscrizione, si resero disertori e ripararono in Baviera. Colà si misero in testa e l’impossibile idea di poter promuovere e dar inizio dal Comelico ad un moto rivoluzionano contro il regime francese di Napoleone per ripristinare la veneta Repubblica di S. Marco. A tal proposito il 30 marzo, capitanati da certo Pietro d’Agàro, da Rigolato di Carnia, irruppero a Monte Croce di Comelico e dopo aver disarmato e percosse le tre Guardie ai Finanza di quella ricevitoria ed impadronitisi della cassa, si avviarono verso Padola dove si unirono a loro alcuni altri uomini. E qui requisirono armi presso privati, percuotendoli e ferendoli e fecero violenze contro la pubblica Rappresentanza. Passarono poi a fare altrettanto a Dosoledo, dove per contrastare il gruppo dei rivoltosi si suonarono le campane a martello, la gente si sollevò in massa e fece contro con animosamente con arnesi d’ogni genere, bastonando di santa ragione, talchè i rivoluzionari ebbero la peggio, furono dispersi e fuggirono: la sommossa così ebbe termine. Ma non finirono le conseguenze della sedizione. Alcuni dei rivoltosi, i maggiori colpevoli, fuggirono all’estero, altri stettero molto tempo nascosti, pochi furono arrestati. Di tutti loro si occupò il tribunale speciale, istituito contro i nemici dell’ordine pubblico, ed in data da Milano 12 ottobre 1807 furono condannati a morte in contumacia Pietro d’Agàro, tre dì Padola e quello di Costalissoio; tutti gli altri a 20 anni ciascuno di prigione, E' da presumere che nel 1813 con il ritomo dell’Austria a governare il Lombardo-Veneto, le condanne siano state cancellate, perché di esse non si hanno più notizie.

1809 - Anno di guerre e di invasioni. La sera dell’Ascensione, 800 briganti tirolesi, proprio così li qualifica don Giuseppe Monti, si accamparono sulle piazze di Padola (prati pianeggianti che si estendono un poco a nord del ponte di Padola sino a Mojè). Venne chiamato subito da Auronzo l’avvocato Osvaldo Monti ed egli con la sua singolare efficace eloquenza riuscì ad ammansire e a persuadere il capitano Banizza così da far retrocedere la sua masnada, ripassando il Monte Croce. L'avvocato Monti funzionava ad Auronzo come giudice di pace, cioè conciliatore. Il Comune di Candide dovette dare alla masnada otto botti di vino, pane e farina.

1811 -1812 - Istituiti i cancellieri del Censo e nominato un direttore censuario nei capoluoghi dei distretti. I rilievi per la formazione delle prime mappe iniziarono nel 1804 e le mappe catastali furono terminate nel 1816 e dette del Censo provvisorio.

1814 - Sono in Parrocchia di Candide anime 2481.

1815 - Grande carestia. La farina di sorgo e segala, il pane e il vino ad alti prezzi. Sul finire dell’estate si ebbero ben 50 giorni di continuo caldo.

1816 - Si impongono per la prima volta le imposte fondiarie, dette volgarmente “prediali” ai boschi pubblici.

1816 - Primavera ed estate sempre piovosi, neve ai monti ogni mese con grave danno per i pascoli e l’alpeggio del bestiame. Non si ebbe giorno che il sole non fosse adombrato da nuvole. Scarsissimi i raccolti della campagna ed anche questo poco di poco nutrimento.

1816, aprile 11 - Giovedì santo. Muore don Giovanni Zanetti. Sepolto il giorno seguente.

1816, aprile 15 - La deputazione comunale fa istanza al Vicario Capitolare della Metropolitana di Udine, sede vacante, domandando che venga destinato Economo Spirituale a Candide, il Reverendo don Osvaldo Varettoni, cooperatore anziano e l’autorità diocesana accondiscese.

1816, giugno 8 - La Deputazione sollecita l’indicazione del concorso per la Pieve auspicando che a nuovo reggitore possa essere don Varettoni che da 20 anni ha il peso della Pieve.

1816, giugno 16 - Il cursore comunale affligge alla porta della chiesa di S. Maria l’avviso di concorso stabilito per il 4 luglio.

1816, giugno 24 - Il Consiglio Comunale acquista per mille venete lire tutto il mobilio del Pievano per destinarlo a don Varettoni che nel 1814, aveva perduto ogni cosa con la rovina del suo villaggio di Merceana, zona di Borca, sepolto da una frana precipitata dall’Antelao, perirono i paesetti di Taulen e di Merceana con 257 persone.

1816, luglio 4 - Mentre a Udine si svolgevasi l’esame canonico. A Candide venne cantata una Messa grande con grande concorso di gente per impetrare dal Signore una felice designazione. Concorrono tre sacerdoti della vicina Carnia: don Nicolò da Ru di anni 39 da Pozzale, cooperatore e quindi Pievano di Pieve di Cadore; don Simone de Luca di anni 44 da Borca di Cadore e che fu Pievano di S. Vito e don Varettoni di anni 45, nato a Merceana di Borca nel 1771 e per tutta la sua vita sacerdotale, meno i pochi mesi a Lorenzago, come economo in primavera del 1813, sempre visse a Candide. Per le pratiche di concorso andò alla Curia di Udine per incarico del Comune il notaio Giulio Zandonella dall’Aquila, avendo egli autorevolmente disimpegnato tali mansioni anche nel 1799.

1816, luglio 4 - É nominato Pievano don Osvaldo Antonio Varettoni.

1816, luglio 4 - L'autorità tutoria ordina che sia sequestrato il legname tagliato arbitrariamente dal Comune senza la superiore licenza.

1816, settembre 22 - Ingresso di don Varettoni nella Pievanale di Candide. La pubblica Amministrazione volle onorare tale ingresso: suono di tutte le campane dei villaggi per tre quarti d’ora e previo un quarto d’ora di campanotto, sia la sera di sabato come al mattino di domenica 22. Vennero sparati ben 63 colpi di mascoli che iniziarono il sabato e terminarono il 22 quando il Pievano e la comitiva al termine della cerimonia in chiesa si recarono a sedere a mensa nel palazzo nobil Gera. Dodici fucilieri, tre per ogni villaggio, effettuarono le sparatorie e sei fucilieri, arma in spalla, precedettero il corteo il 22 alle ore 10 da casa nobil Gera alla chiesa e sei chiudevano la sfilata e così al ritorno. Ogni villa dette cinque cantori di chiesa i quali, insieme al popolo cantarono il “Veni Creator” all’inizio della funzione e il “Te Deum” alla fine. Numerosi gli invitati: 15 sacerdoti, tutte le autorita e cariche del Comune, i signori nobil Gora e Zandonella dall’Aquila, l’avvocato Osvaldo Monti e diversi altri maggiorenti. All’ingresso in chiesa vennero offerte al Pievano le chiavi poggianti sul libro stampato con le poesie composte in varie circostanze da don Varettoni.

1816, settembre 25 - La deputazione ringrazia l’artista padolese Giovanni Antonio Dorigo Piccolo Pittori del gran ritratto ad olio del nuovo Pievano esposto nel giorno dell’ingresso e della unita anacreontica.

1817 - Anno di grande fame; si ripeterà un secolo dopo nel 1917.

1818 - Anno di raccolto abbondantissimo. Si comincia a spese del Comune la ricostruzione in muratura della Canonica di Candide, abitando frattanto il Pievano in casa Gera. Trattasi della vecchia canonica cioè di quel fabbricato tuttora esistente a monte della curva stradale e quasi dirimpetto al negozio Zambelli Franz. La casa primitiva era di legnami.

1818 - Dosoledo fra fondere due campane a Bassano.

1818 - II nobil Gera intraprende il grande lavoro in pietra viva della “Stua” sul torrente Padola a mezzogiorno dell’allora unico ponte, la cui spesa ammontò a venete lire 300.000. Stua ossia serra e diga fu eseguita sul posto di altra quasi tutta in legno e resasi deperibile e inservibile. Come si sa il manufatto serviva a fermare e trattenere l’acqua del torrente Padola, a valle del ponte vecchio, così da formare un lago nel quale gettatasi i tronchi del legname per la fluitazione; e quando l’acqua del lago raggiungeva il colmo, spalancavasi le chiusure cosicchè la grande fiumana escente trasportava le taglie per lungo tratto del letto torrentizio. La ricostruzione venne eseguita su disegno dell’architetto Vittore Maria Gera di Giuseppe e di Antonia Miari, nato il 21 dicembre 1758, deceduto il 13 novembre 1836. Anche la vecchia Stua apparteneva ai Gera, che l’avevano comprata il 19 marzo 1635 dal commerciante di legnami Antonio di Giacomo Nordis da Venezia. All’epoca 15 aprile 1537 la Stua apparteneva a Domenico del Zoldan da Padola. La diga cessò di funzionare dopo le disastrose piene del 1882 per proibizione dell’autorità tutoria, su parere del Genio Civile e l’edificio abbandonato andò progressivamente in rovina.

1820, marzo 3 - Muore a Candide il celebre avvocato Osvaldo Monti, nato nel 1752. Discorso funebre di don Varettoni. Il prof. Fabbiani nel n. 375 di bibliografia cadorina dice: “Osvaldo Monti nacque a Candide da poveri parenti, studiò a Pieve di Cadore, divenne notaio, fece pratica d’avvocatura in casa Vecellio e a 20 anni cominciò a fare l’avvocato. Capitati i francesi in Cadore, fu tra i primi a presentarsi al Valory per mitigare le condizioni del paese; difese il possesso dei boschi dei Comuni. Era detto “Stella del Comelico”, “Colonna della patria”.

1820, giugno e luglio - Il Vescovo di Udine Mons. Emanuele Lodi, compie la visita pastorale in Cadore. Consacra la chiesa di Danta il 30 giugno, che era ricostruita da un trentennio.

Prescrive che Dosoledo e Padola nelle feste abbiano Messa e tempo onde i fedeli possano intervenire alle funzioni a Candide. Fissò anche il posto delle croci nelle processioni confermando lo stabilito della Capitolazione il 27 maggio 1624.

1821, gennaio 5 - Cessò di vivere Francesco Carbogno di Padola; era padre del sacerdote Pietro Antonio. Il cronista abate Monti ricorda che Carbogno eseguì per le chiese del Cadore e della Carnia, statue ed altari, ma non indica in quali luoghi. Dice che era persona affabile ed onorata. La casa dei Carbogno sussiste ancora a Padola ed è quella a mattina della piazza formante angolo a sinistra di via S. Anna. Essendo totalmente a muro, venne riparata e conservata dopo l’incendio del 1845. Nella vecchia Padola era chiamata “palazzin” per distinguerla da tutte le altre ce erano a legno con zoccolo in pietrame, denominazione che durò per un secolo.

1823, luglio 24 - Un fulmine colpì il campanile di Candide, uccidendovi Giobatta Zambelli Pavà che stava suonando per il tempo.

1824, maggio 11 - Muore don Varettoni accompagnato al camposanto da universale cordoglio anche in relazione alla abominevole causa che determinò la sua fine. Venne malmenato da un peccatore redarguito dal Pievano per la sua condotta morale. Il fatto avvenne di notte, mentre il Pievano si recava con il suo assalitore che l’aveva chiamato per doveri del suo Sacerdozio, non veri. Il Pievano non rese noto il nome del colpevole.

1824, luglio 7 - Don Giuseppe Genova è nominato Pievano di Candide. Nato a Pozzale era stato per vari anni cappellano a Candide con il Pievano Zanetti e Varettoni, poi Curato a Cibiana. L’abate Monti lo dice laborioso, zelante e pio, grande moralista e ricordato da tutti per le elemosine ai poveri fatte in segreto. Fece l’ingresso il 25 ottobre 1824.