Tratto dal libro "GUERRA E RESISTENZA IN CADORE" di Walter Musizza e Giovanni De Donà
(Capitolo "Gli avvenimenti dell'agosto 1944 e l'arrivo del capitano Hall")
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...siamo nel 1944 - estratto che riguarda il nostro Comelico...
Capitano R. S. G. Hall, paracadutato in Carnia ...
.....SEGUE DA MESE DI dicembre 2015
.....venni a sapere che i familiari di Hall erano stati a Candide per parlare con l'aw. Gera.
Continua .......
Ma anche il fratello maggiore di Sergio, Alfonso, ebbe la ventura di stare a lungo accanto al Capitano, del quale così racconta:
Un giorno venni convocato da Ivo Bergagnin, il quale mi mise al corrente che in Val Visdende era arrivato un... americano vero. L'effetto che tale annuncio ebbe sul nostro gruppo fu prima d'incredulità e poi di morbosa curiosità: dovevamo verificare se veramente esistevano i marziani! Eravamo ormai abituati a vivere isolatamente fra noi, non avevamo che rare notizie del mondo che ci circondava, dovevamo diffidare di tutti e di tutto perché il pericolo, la delazione, era dietro ad ogni albero e questo mi viene a dire che era arrivato quassù, fra queste valli sperdute e dimenticate, addirittura un americano. Fui accompagnato a fondo valle, credo in località "Pramarino". Qui, in mezzo ad un boschetto fitto di abeti, vicino ad un casotto di legno, fui presentato al... marziano. C'era quel giorno un po' di gente borghese che conoscevo di vista, più qualche partigiano della Carnia. Dopo la presentazione mi dissero che dovevo stare con "quello" per alcuni giorni, aiutarlo nelle sue necessità, riferire le sue richieste e quello che faceva, che era importante perché ci avrebbe fatto arrivare, finalmente, viveri, equipaggiamenti, armi. Ero stato scelto come suo attendente perché sapevo un po' di francese, ero studiato, ero insomma l'uomo giusto per quella mansione. 1 due, tre giorni si prolungarono a quasi due mesi, vissuti sempre fra noi due, dividendo cibo, noia, paure, speranze, attività di sopravvivenza e riposi sul fieno pieno di pidocchi. Era un uomo un po' brizzolato, tarchiato, forte fisicamente e moralmente: una roccia. Di carattere era riservato e schivo. Solo raramente si
lasciava andare a qualche confidenza ma per lo più restava sul generico e giustificava questa sua ritrosia con il fatto che la sua era una missione segreta e gravida di responsabilità. Era anche dotato di una memoria prodigiosa ed era sempre pronto a cogliere ogni particolare che lo interessava, mentre trascurava regolarmente ogni aspetto di bassa fureria; per esempio l'approvvigionamento che per noi era un problema quotidiano. Però si accontentava di poco e non si lamentava mai. Avevamo riposto in lui molte speranze perché le nostre condizioni di vita erano giunte al limite, avevamo bisogno di tutto, abbigliamento, cibo, armamento. Ci aveva assicurato che avrebbe provveduto a farci arrivare aiuti a mezzo di lanci paracadutati. Ricordo che ogni sera, quando il cielo era stellato e limpido, usciva dalla baracca, fiutava l'aria come un cane da caccia e diceva: wCette soire possibile lancio". Ma poi non arrivava un bel niente, con nostra grande delusione. Era sempre in divisa con i gradi di Capitano, me lo disse lui, perché, allora, quelle placchette a me non dicevano nulla. Comunicava con i suoi con una radio da campo, parlando un inglese stretto di cui non capivo una parola. Una volta venne a visitarci un ufficiale inglese, anche lui piombato lì all'improvviso e giunto fin lassù attraverso le montagne di Sappada, accompagnato da partigiani della Carnia. Restò con noi un giorno o due, era più affabile e ciarliero del mio ospite, forse anche perché parlava un discreto italiano. A parte i lanci, non ho mai capito i veri scopi della sua missione. Non mi chiese mai notizie sulla nostra consistenza bellica, né sulla nostra organizzazione, lo gli ripetevo che, con l'inverno incipiente, rimanere lassù non era uno scherzo, che le nostre risorse non erano tali da consentirci di poter svernare fra i boschi, né era possibile tornare alle nostre case per l'inverno. Lui annotava tutto e ci faceva ben sperare. Passava le giornate studiando le carte geografiche della zona, ne aveva parecchie, e conosceva benissimo le strade, i sentieri i rifugi, i paesi. Andavamo spesso per boschi e raccoglievamo tutto quello che si poteva poi mangiare. Quando pioveva e non aveva altre occupazioni, uccideva il tempo imparando a memoria i nomi che aveva segnato sulle sue carte geografiche con una matita rossa e intagliando il legno. Ricordo che si costruì una pipa di legno e, anche se non la utilizzò mai, ci teneva moltissimo e la custodiva come una reliquia. Ormai avevamo raggiunto una buona intesa, mi dimostrava affetto e mi diceva spesso che a guerra finita avrebbe voluto portarmi in America con lui. Avevo apprezzato le sue doti morali, la sua fermezza d'animo e in più occasioni della mia vita lo presi ad esempio e ciò mi fu di conforto e di guida.7
Del soggiorno di Hall in Coinelico conserva un vivido ricordo anche Benedetto De Candido "Pianta", che gli fu accanto per molti giorni, fungendo da sua staffetta e da sua guardia. Egli ricorda come l'americano inizialmente dormisse da solo, fuori dal fienile, forse perché non si fidava del tutto o non nutriva troppa simpatia per quei partigiani dal fazzoletto rosso al collo. Successivamente però fece amicizia coi giovani comelicesi, sia quelli che stavano sempre con lui, sia con quelli che, quasi sempre all'imbrunire, salivano in visita, di lavoro o di cortesia.
Nel suo Diario, alla data del 25 agosto, il nostro americano segnala l'arrivo di Sambo (Vasco Buzzo Saler) e Fischio (Luigi Solagna) quali sue nuove guardie del corpo, mentre Sergio Kratter, diciassettenne, rimane il fidato portaordini, che cura l'inoltro dei messaggi destinati al Maggiore Suhling, nuovo responsabile, proprio dall'agosto '44, dell'attività delle missioni OSS.
Hall ebbe così modo di conferire più volte con "Garbin", "Barbin" e "Teli" e in due occasioni, in settembre, si portò personalmente a Costa per interrogare un Tenente tedesco catturato a Presenaio. Pur dimostrando una grande intesa con "Teli", divenuto presto il suo uomo fidato, e collaborando con lui alla stesura di molti piani d'attacco, l'americano non partecipò mai direttamente ad un'azione e forse anche per questo, oltre che per il suo rifiuto di smettere la divisa e vestirsi come gli altri in "borghese", finì col diventare antipatico a qualcuno, che osservava come egli in tal modo volesse rischiare poco e distinguersi in ogni caso dai comuni "banditi".
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