Pillole di storia del mese di  Ottobre 2018

Dal bel libro che la prof. Anna Comis (insegnate a Pieve di Cadore) ha dedicato ai suoi genitori ed al paese di origine: Casada.
Pubblicato nel 2003

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Copiate parti che sono comuni ai nostri paesi.


Dal capitolo "Economia"    ...si legge "Casada" ma vale lo stesso per Costalissoio.

....... seguito del  capitolo pubblicato nel mese di Settembre....

 

Quando...

 

Gli abitanti, nei secoli precedenti, per integrare le entrate delle attività legate all’allevamento ed alla modesta agricoltura, trovavano occupazione nei lavori boschivi, nei lavori di ripristino strade, ponti, fontane, tutti lavori che la Regola ogni anno predisponeva, o nella costruzione di edifici pubblici come la chiesa nella metà del 1800 o delle scuole all’inizio del 1900. Molti trovavano lavoro nella costruzione nel 1800 delle Grandi Strade oppure nella prima metà del 1900 nella costruzione della diga della Valle. Quando non c’era possibilità di lavoro in zona, molti uomini, anche giovanissimi, emigravano stagionalmente per trovare lavoro come carpentieri, muratori, falegnami, manovali, braccianti, taglia pietre ecc. in Austria, Germania ed in altri stati europei. Questo tipo di emigrazione non aveva ripercussioni dannose sul numero degli abitanti, poiché si trattava solo di temporanea assenza degli uomini, che partivano a marzo per rientrare quando il freddo interrompeva i lavori all’estero. Verso il 1910 e in un’ondata successiva nel 1925-26, a questa migrazione stagionale si affiancò un’altra migrazione quella oltre oceano negli Stati Uniti, nell’America del Sud, in Nuova Zelanda ed in Australia. Partirono in molti uomini, anche più d’uno per famiglia; al paese rimasero i familiari a cui si spedivano i risparmi per sistemare la casa o acquistare un po' di terra. Solo alcuni di questi emigranti fecero ritorno, molte famiglie rimasero smembrate. I giovani all’estero si sposarono e formarono una famiglia senza più fare ritorno in patria. Altri, poiché il benessere di molti paesi stranieri migliorava, chiamarono presso di sé il resto della famiglia. Dopo la seconda guerra mondiale, diminuì l’emigrazione oltre oceano a vantaggio di quella per i paesi europei quali Svizzera, Germania, Belgio, Francia ed altri. Verso il 1930, anni di crisi mondiale, alcuni giovani di Casada a piedi si recarono in Liguria e in Piemonte in cerca di lavoro: i più fortunati trovarono dei lavori saltuari altri dovettero subito fare ritorno. Altri giovani del paese  trovarono lavoro per la bonifica delle paludi Pontine: tornarono a casa ammalati di malaria. Nel 1956 e 57 in conseguenza delle migliori prospettive economiche che offriva particolarmente la Svizzera, da una parte, e l’insicurezza dell’occupazione sul posto, dall’altra, l’emigrazione aumentò oltre il previsto. In quegli anni si intensificò pure l’emigrazione interna diretta soprattutto nelle città di Milano, Roma e Torino oltre che nel Centro Cadore, nella Val del Boite e nel resto del Veneto.