Pillole di storia del mese di MARZO 2016...

Tratto dal libro "GUERRA E RESISTENZA IN CADORE"

di Walter Musizza e Giovanni De Donà

 

(Capitolo "Gli avvenimenti dell'agosto 1944 e l'arrivo del capitano Hall")

 

 

...siamo nel 1944 - estratto che riguarda il nostro Comelico...

 

.....segue dal mese di febbraio 2016

 

Continua   .......

Ma un grosso problema, che veniva ad aggiungersi a quello della lotta militare contro i tedeschi, era costituito dalla necessità di assicurare i congrui e vitali rifornimenti di viveri alla popolazione civile, compito questo che gravava spesso sulle singole, coraggiose e spesso estemporanee iniziative delle autorità locali, capaci di annodare rapporti con città e paesi anche molto lontani e di superare gli stessi ostacoli frapposti talvolta dalle formazioni partigiane. Riuscire a portare carichi di cereali dalla pianura fino in Cadore fu spesso un'operazione rischiosa, oltre che costosa, i cui presupposti erano proprio quell'agibilità e quella sicurezza sulle strade che l'aviazione alleata e la lotta partigiana dovevano necessariamente compromettere.

Paradigmatiche risultarono in tal senso le esperienze vissute dal Fontana, comuni del resto, pur nella varietà delle situazioni contin­genti, a molti amministratori pubblici cadorini:

Molti furono i viaggi nell'estate '44 per provvedere cereali. Li feci insieme all'ottimo compianto cav. GioBatta Menegus, Segretario comunale di S.Vito, con l'auto a gasogeno di Nello Sgrelli, bravo autista quanto fedele compagno. In un viaggio a Treviso alla "Direzione Generale dell'Alimentazione" della "Repubblica di Salò" fummo accompagnati dal consigliere germanico presso la "Sepral" di Belluno e, superato nel ritorno un rastrellamento fascista nella provincia di Treviso, dopo Fener, sfuggimmo per poco ad un appostamento di partigiani. Probabilmente la presenza del funzionario tedesco avrebbe messo tutti nei guai, sebbene i "Comitati di Liberazione" vedessero favorevolmente l'attività svolta per procurare viveri alla popolazione.

Dichiarato improvvisamente zona di guerra il Polesine, dovetti precipitarmi ad Adria, per portare permessi militari della "Komandatur" di Belluno a Guido Petris, che, munito di permessi non più validi delle autorità civili tedesche della nostra provincia, era stato fermato dalle forze militari germaniche. Il mio tempestivo intervento potè evitare la requisizione del camion e permettere a Petris di ritornare in Cadore con un carico di frumento. Il passaggio di giorno sugli argini e sul ponte dell'Adige a Cavarzere fu molto rischioso, per il pericolo rappresentato dai "Pippo", come erano denominati gli aerei, che isolatamente, più o meno in continuazione, mitragliavano i veicoli transitanti lungo le strade. L'autista, che in quell'occasione non era lo Sgrelli, in un primo tempo si era rifiutato di proseguire. Altre volte a Padova, a Treviso e pure a Belluno, dovemmo correre nei rifugi od allontanarci al più presto dai centri abitati per sfuggire ai bombardamenti aerei.

Da queste e altre simili esperienze si può comprendere come i partigiani, non solo ovviamente cadorini, si trovassero in una non facile situazione psicologica nei confronti della popolazione: costretti da una parte a requisizioni certo mai bene accette e portati dall'altra, più o meno convinti, ad interrompere quel flusso di comunicazioni e rifornimenti da cui dipendeva la sopravvivenza dei civili, ma pure loro personale. Amletici dubbi davvero, che rischiavano di compromettere sia la lotta presente e futura prossima, sia l'avvenire stesso dei propri paesi a guerra finalmente conclusa.