Pillole di storia del mese di  GIUGNO 2019

Dal bel libro che la prof. Anna Comis (insegnate a Pieve di Cadore) ha dedicato ai suoi genitori ed al paese di origine: Casada.
Pubblicato nel 2003

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Copiate parti che sono comuni ai nostri paesi.


   Dal capitolo "Regola"...       ...si legge "Casada" ma vale lo stesso per Costalissoio.

 

....... seguito del  capitolo pubblicato nel mese di MAGGIO 2019....

 

La Comunità Cadorina, con varie concessioni 2 luglio 1704,8 febbraio 1715,12 luglio 1749, 18 giugno 1750, 5 dicembre 1750 e 16 agosto 1752, (concessioni di cui si è già parlato) aveva assegnato in proprietà allodiale, cioè libera da ogni vincolo feudale, al Centenaro di Comelico di Sotto molti boschi e pascoli nella Valle Visdende. Il Centenaro di Comelico di Sotto era costituito dai Comuni di Casada, di Mezzo e di Oltrerino. Il Comune di Casada comprendeva allora le Regole di Costalissoio e di Casada, oggi Frazioni del Comune di S. Stefano, e di Mezza Danta di Sotto, oggi Frazione del Comune di Danta; il Comune di Mezzo o di Santo Stefano comprendeva le Regole di Campolongo e di S. Stefano, oggi Frazioni del Comune di S. Stefano; il Comune di Oltrerin comprendeva le Regole di S. Pietro, Costalta, Valle e Presenaio, componenti oggi il Comune di S. Pietro di Cadore.

Particolare curioso è senz’altro il riferimento a Mezza Danta. Mons. Da Ronco nel suo manoscritto spiega tale particolarità: “Danta era divisa in due parti denominate: Mezza Danta di Sopra e Mezza Danta di Sotto per la posizione dell’una relativamente alla posizione dell’altra, e perché ognuna contava pressappoco la metà degli abitanti, e ancora perché quella di Sopra fu data alla Centuria di Comelico Superiore e quella di Sotto alla Centuria del Comelico Inferiore. Il punto di confine per l’una e Faltra era la fontana che dava l'acqua al paese. Dapprima quindi la divisione era determinata dal sito delle case di abitazione in quanto cioè erano sopra o sotto la fontana, in seguito venne fatta per famiglie, e alla Mezza Danta di Sopra furono assegnate le famiglie Doriguzzi e Maddalin; alla Mezza Danta di Sotto le famiglie Menia, Mattea e Tosi. La divisione che era determinata dal sito delle case di abitazione risale senza dubbio all'epoca della divisione del Cadore in dieci Centurie o Centenari, avvenuta secondo ogni probabilità intorno al 1337. La divisione poi per famiglie e la rispettiva assegnazione fu stabilita con apposita sentenza nel 1670”.

I tre Comuni componenti la Centuria nel 1765 divisero i detti beni in due parti: una da godersi indivisa e comune, o promiscua, “a sussistenza dei pascoli, per le fabbriche (case, stalle e fienili), stroppi, scandole (tegole di legno), e madieri da focolar (combustibile per uso familiare), ma non per mercanzia”; un’altra da dividersi per terzo fra i tre Comuni, per essere goduta da ciascuno di essi separatamente. Il rogito 20 ottobrel765 del notaio Pellizzaroli contiene la descrizione della parte lasciata promiscua (si veda il capitolo “Un po’ di storia”).

Con la convenzione 22 dicembre 1765 presentata al Consiglio Nuovo dei XL (Quarantia Civil Novo) e da questo promulgata il giorno successivo, i beni goduti dal Centenaro di Comelico di Sotto in Val Visdende vennero suddivisi in parti uguali fra i tre Comuni che formavano detto Centenaro e precisamente il Comune di Mezzo con le frazioni di Santo Stefano e Campolongo, il Comune di Casada con le Frazioni di Casada, Costalissoio e Mezza Danta di Sotto, ed il Comune di Oltre Rin con le Frazioni di San Pietro, Valle, Presenaio e Costalta. Rimanevano in godimento promiscuo tutti i terreni di cui l’annotazione Pellizzaroli 20 ottobrel765, ossia praticamente i boschi ed i pascoli di fondo valle. La volontà di dividere anche questi beni si concretizzò con la convenzione 9 settembre 1844 fra i Comuni di Santo Stefano e San Pietro. Per arrivare a questo accordo fu concesso una «Antiparte» al Comune di San Pietro, riluttante all’inizio alla divisione poiché aveva maggior possibilità rispetto agli altri comproprietari di utilizzare i beni indivisi data la sua vicinanza ai beni medesimi. Per convincere alla divisione il Comune di Comelico Inferiore che si lamentava per la troppa estensione dell’antiparte, fu addotto questo motivo: “I boschi promiscui di Visdende, dal 1765 a questa parte, non offersero al Comune di Comelico Inferiore che poco o nessun vantaggio, avendo servito la maggior parte agli usi del Comune sol S, Pietro di combustibile, scandole e di stroppi, il qual Comune ha fatto dei medesimi man bassa con grave danno dell’economia forestale; ad onta di un sacrifìcio toma conto al Comelico Inferiore la proposta divisioni , mentre la porzione che sarà per toccare, sarà tolta alla devastazione e in pochi anni diverrà una macchia fiorente di bosco che coi suoi tagli metodici bene sussisterà la Cassa Comunale...”. Tolta l’Antiparte dei boschi promiscui, gli appezzamenti chiusi e dedicati al commercio furono divisi in ragione dei carati fìssati di n. 26.802 per il Comelico Inferiore e n. 21132 per S. Pietro e il rimanente venne diviso per giusta metà. In tal modo essendoli totale dei promiscui di circa 1.150 ettari, a S. Pietro tra antiparte e quota toccarono circa 700 ettari, mentre non doveva averne neanche 400; le frazioni del Comelico Inferiore che avrebbero dovuto avere complessivamente quasi 800 ettari, ebbero appena 450 ettari fra tutte e due e niente la Mezza Danta di Sotto. Secondo i titoli di possesso tale proprietà dei promiscui avrebbe dovuto essere divisa in tre parti uguali ossia circa ettari 383 a S. Pietro, circa ettari 383 a Casada, Costalissoio e Danta e circa ettari 383 a S. Stefano e Campolongo. Detto accordo ebbe esecuzione con la divisione fatta dall’ing. Sandi e perfezionata dalle parti il 21 settembre 1846. Questa divisione fu però successivamente contestata dai consorti Menia, Mattea, Tosi di Mezza Danta di Sotto i cui diritti, come appartenenti all’antico Comune di Casada, erano stati trascurati. Non essendosi potuto arrivare ad un pacifico accordo, nel 1892, ne nacque la causa che di ricorso in ricorso dai Tribunali alle Corti d’Appello, fu infine transata dalla Cassazione di Firenze mentre era pendente davanti alla Corte d’Appello di Lucca. Nella suddetta divisione nemmeno i rappresentanti delle Regole di Casada e Costalissoio vi avevano preso parte. Pertanto era mancata nella divisione anche il loro consenso. Inoltre già con raccordò del 22 dicembre 1765 era stata attribuita al comune d’Oltrerino un’antiparte di ducati 3.000 che erano stati prelevati dal terzo dei boschi che era toccato allora a Casada. Nell’atto del 1844, poi, non era stata stabilita né l’estensione né il valore dell’antiparte e questo creò non poche difficoltà quando i due Comuni di S. Stefano e S. Pietro sentirono la necessità di fare il conto preciso di quanto spettasse all’uno e all’altro per il pagamento esatto delle imposte, imposte che fino ad allora erano state pagate secondo criteri arbitrari. Anch’essi per far valere i propri diritti arrivarono davanti ai tribunali.

Solamente il 18 gennaio 1915 si arrivò ad un accordo che stabilì:

1) Annullate le precedenti divisioni dei promiscui di Val Visdende, l’intero corpo dei promiscui delineato e confinato nella annotazione Pellizzaroli 20-10-1765 sarà diviso ed assegnato in queste proporzioni: a) 22/48 saranno assegnati e consegnati in piena proprietà e possesso al Comune di San Pietro di Cadore e sua quattro Frazioni; b) 13/48 saranno assegnati e consegnati in piena proprietà e possesso alle due Frazioni di Santo Stefano e Campolongo; c) 13/48 g amano assegnati e consegnati in piena proprietà e possesso all’ antico Corame di Casada e precisamente su questi 13/48:1/8 e mezzo aspetterà m piena proprietà e possesso ai Consorti Merda, Mattea e Tosi di Mezza Danta di Sotto, 1/8 e mezzo alla Frazione di Casada e gli altri 5/8 alla Frazione di Costalissoio.

2) Le assegnazioni delle predette quote verranno fatte anzitutto rispettando le posizioni pascolive fino ad allora da ciascun Ente occupate e godute con le rispettive malghe e pascoli, salvo conguaglio in base alle quote sopra stabilite.

 

 

....segue...