Dal bel libro che la prof. Anna Comis (insegnate a Pieve di Cadore) ha dedicato ai suoi genitori ed al paese di origine: Casada. Pubblicato nel 2003 .... Copiate parti che sono comuni ai nostri paesi. |
Dal capitolo "Economia" ...si legge "Casada" ma vale lo stesso per Costalissoio.
La scelta del sito del paese di Casada è stata detta senz’altro dalla necessità di usufruire di alcuni piccoli terrazzi del pendio, di sfruttare la durata dell’insolazione, di evitare il pericolo rappresentato nel fondovalle dalle piene del Padola.
La popolazione che vi si stabilì si dedicava alle coltivazioni di segale, avena, orzo, fava, ortaggi soprattutto cappucci e “ravi”, e successivamente a grano saraceno (paian), fagioli, patate la cui coltivazione venne in- trodotta nel Comelico nel 1807, inoltre venivano coltivati lino e pochi altri prodotti. “Verso levante - scrisse Don Gio:Batta Barnabò, quella valle (il Comelico) giace in un sito infelicissimo, di terreno quasi del tutto incolto: quivi poverissima è la campagna, quale non scorgersi ripiena che di segale, orzi, marzole, e di gran copia di legumi,
in alcuni luoghi di quella vedesi anco frumento, ma non di quella perfezione che si trova nel resto del Cadore, ma a questa loro mancanza supplisce la gran copia di latticini. che misciati coi loro legumi rendono sazie quelle povere genti che per questo solo oggetto vivono assai più, e dimostrano aspetto civile, e di bel sangue e specialmente le donne”. In primavera, quando era ancora permesso calpestare l’erba e cioè fino al giorno di San Marco, 25 aprile, soprattutto le donne e i bambini raccoglievano erbe commestibili come radicchi da prato (tarassaco), “dota dona” (selene), “gardilogn”, asparagi selvatici,
grassola (a detta di chi l’ha conosciuta la mia bisnonna conosceva ben 44 tra erbe commestibili e piante per decotti o tisane curative). Questa agricoltura, praticata su piccoli appezzamenti di terreno vicino allentato, è sempre stata un’attività complementare come pure la coltivazione di rari meli, peri, susini, ciliegi “marasche”, ribes “uva spina rossa e nera”. Spesso tali coltivazioni non riuscivano ad arrivare alla giusta maturazione per le improvvise gelate, per le estati troppo brevi o piovose e allora la popolazione, per poter sfamarsi, era costretta a ricorrere alla distribuzione di granaglie
dispensate dalla Regola ed acquistate da essa all’ ingrosso in pianura. Tale pratica è attestata anche nella supplica che la deputazione comunale del Comelico Inferiore rivolse “Al R.° Commissario Distrettuale di Auronzo” il 3 marzo 1830 affinché ripristinasse questa antica consuetudine. “...Non solo prima del
Anche il 1864 fu un anno di scarso raccolto. L’ing. Antonio Pante nella sua Relazione del 1865 così scrisse: “Essendo stati scarsissimi ed assolutamente insufficienti ai bisogni della popolazione i prodotti del suolo nel Comune di Comelico Inferiore nell’anno 1864 testé spirato, il Consiglio Comunale nella seduta del giorno 22 novembre 1864 stabilì di far eseguire vari lavori di pubblico vantaggio (sistemazione strade o di ripari ai boschi) in tutte e quattro le frazioni e con questi dare un mezzo di guadagno ai rispettivi frazionisti onde far fronte alla carestia che sopportano durante
il corrente anno 1865. La spesa da impiegarsi in questi lavori fu prevista a secondo delle forze economiche di ciascuna delle frazioni quali hanno redditi propri ed interessi separati. L’importo di Casada fu stabilito in F. 1.000...”. In seguito a ciò nei contratti, in quel periodo, era riportata la seguente clausola: “E obbligo dell’appaltatore di impiegare in tale lavoro ripartitamente ed equamente gli individui tutti del
Pur necessaria, però, la coltivazione rappresentava solo un’attività complementare poiché il vero pilastro dell’economia della popolazione sono sempre stati lo sfruttamento delle risorse forestali e l’allevamento.
.......