Pillole di storia del mese di settembre 2017

Tratto dal libro "GUERRA E RESISTENZA IN CADORE"

di Walter Musizza e Giovanni De Donà

 

(Capitolo "LA STASI MILITARE INVERNALE E IL LAVORO DI RIORGANIZZAZIONE INTERNA")

 

 

...siamo nel 1945 - estratto che riguarda il nostro Comelico e Sappada...

 

.....segue dal mese di LUGLIO 2017

Continua   ......

Il 10 febbraio la 10a cp. SS di S. Stefano comandata dal Cap. Hennecke operò un rastrellamento in Comelico con due gruppi separati. Il primo, guidato dal Ten. Herberc e composto da una ventina di uomini, partì alle ore 4 per Costa, il secondo, agli ordini del sottufficiale Bergmann e con una forza di 29 uomini, si portò in macchina alle 3.30 a nord di Casamazzagno ad un deposito d'armi che era stato colà segnalato. Questo però, nonostante fosse guidato da un Festini che conosceva bene la strada, trovò solo una vecchia trincea della Grande Guerra e fece ritorno alla base alle 15.30. Il Festini fu inviato allora presso il gruppo operante a Costa, dove effettivamente fu trovato un deposito, senza però le munizioni segnalate, che erano state già asportate. Contemporaneamente a S. Stefano venivano arrestate delle persone sospette che furono peraltro rilasciate dopo interrogatorio, mentre altre persone, segnalate come appartenenti al Comitato, non furono rintracciate.

L'11 febbraio '45, alle 6 di mattina, venne arrestato nella sua casa di S. Stefano Giovanni Fontana. Militi armati delle SS lo portarono dapprima al dopolavoro, sede delle truppe tedesche, e successivamente, verso mezzogiorno, all'albergo "Kratter", dove il Capitano Comandante gli notificò 4 accuse: aver dato 40 vere d'oro ai partigiani, procurato loro viveri, assicurato finanziamenti e tenuto impiegati in Municipio due di loro. Assieme al Fontana vennero arrestati pure Nello Sgrelli, Ettore De Candido, Antonio Bergagnin, Berto Buzzo Saler ed un forestiero, ma gli ultimi tre furono ben presto rilasciati, in quanto scambiati erroneamente per altre persone.

Verso le ore 17 arrivarono da Cortina ufficiali della Gestapo, ai quali il Fontana spiegò, tra le altre cose, di non aver posseduto mai 40 vere d'oro e di non aver detenuto alcuna carica, né politica né amministrativa, al tempo dell'oro raccolto per la patria. Fortunatamente l'ex segretario amministrativo Albano Pellizzaroli, che aveva conservato documentazione dell'oro raccolto e della sua consegna alla "Federazione Provinciale dei Fasci", venne a confermare la sua deposizione, cosicché egli venne rinviato al dopolavoro e, quando ormai era già notte, finalmente rilasciato.

Era chiaro ormai a tutti i cadorini, ancorché digiuni di informazioni precise sull'evoluzione del quadro strategico del conflitto e dei reali rapporti di forza, che il moltiplicarsi degli aerei alleati sopra le loro teste era indice delle difficoltà dell'esercito tedesco e di una sua prossima resa, anche se si doveva per contro constatare come un ennesimo sacrificio venisse richiesto proprio al Cadore, sottoposto alle conseguenze, talvolta mirate ma più spesso accidentali, di improvvisi bombardamenti, che scandirono puntualmente tutti i primi mesi dell'anno.