mese di MAGGIO 2024
 
Curiosità storica.

Nasce nel maggio del 1952 il primo numero del mensile "IL COMELICO" con la direzione di A. Pellizzaroli.
Nell'articolo di presentazione: L'idea di formare questo giornale nacque una sera. Una di quelle sere d'inverno lunghe e fredde, in un caffé del centro  tra alcuni amici, centellinando un buon bicchiere di vino, di quello "Verona" buono, che ti fa fare il bis e anche il tris, dopo i quali inizia un lungo colloquio che cominciando con i problemi del capoluogo va a finire su tutti quelli dell'intera Vallata.
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direzione e amministrazione - via S.Candido- S.Stefano di Cadore
prezzo £. 35

anno 3  n.4  1954      pillole -appunti-storia dal mensile "IL COMELICO"

ALPINI COMELICESI A ROMA

Come le penne nere in congedo di tutta l'Italia, non era possibile pensare che gli ex Alpini e Artiglieri Alpini del Comelico, fossero assenti all' Adunala Nazionale in Roma.  E' da questo lembo di italianissima terra, culla di Alpini, movemmo alla volta della Città Eterna  "Veci e bocia" di Santo Stefano, Campolongo, Danta, Comelico Superiore e S. Pietro. Tanti anziani dal passo tardo, giovani vibranti di entusiasmo, di vita, ex combattenti di tutte le guerre e ultimi congedati, tutti uniti da un simbolo, da una bandiera: la penna nera.

La prima lappa del lungo viaggio fu Venezia. La Regina dell' Adriatico ci venne incontro sul ponte della laguna con la brezza del mare, con le sue luci rutilanti specchiantesi nelle acque glauche, col fascino di tutta la sua bellezza che la luna rendeva più suggestiva. Dopo una sosta per una visita a San  Marco e Ponte di Rialto, riprendemmo il viaggio nella notte stellata, Bologna, Firenze, la Toscana tutta, l' Umbria francescana, nella sua alba rosata: Roma. Chi l'ha già vista e l'ha riveduta, sente un senso di commozione , chi la vede per la prima volta sente vibrare l'animo di ansia, di tenerezza, pervaso dal desiderio di ammirare, di godere, di immedesimarsi quasi nella bellezza, nei ricordi, nella storia immortale di lei.
Un sole smagliante, una brezza dagli effluvi primaverili, ci accarezzo e fu il bacio di Roma ai suoi Alpini: anche agli Alpini del Comelico. La Città dei sette colli si ammantò del Tricolore, le risonanti cascatelle delle sue famose fontane dalle acque limpide e fresche s'unirono, si fusero insieme al canto della montagna in un unico canto a Roma, agli Alpini.  Quanta festosità nel saluto, quanta letizia, quanta gentilezza nel benvenuto.

Il giorno 19 adunata in Piazza S. Pietro nel massimo tempio della Cristianità, il Cardinale Micara celebrò la S. Mena per gli Alpini, per i vivi e per i Caduti il cui spirito ci aleggiava attorno, da Cantore al più umile Alpino che si immolò sull'altare della Patria in cento e cento battaglie

Il Porporato ci portò il saluto del S Padre che poi dal balcone della sua biblioteca ci benedisse.  E così ci ritrovammo a decine di migliaia nella ampia piazza, acclamando, osannando al Papa, e quando la bianca, ieratica figura del Vicario di Cristo ci apparve, e col largo, abituale suo gesto Egli intese stringere tutti in un unico paterno amplesso e con la mano stanca tracciò su di noi il segno della Croce, ripetutamente, le ginocchia si piegarono e a molti, lacrime di commozione solcarono i volti. Momenti che non si scorderanno mai!
Che dire poi delle visite alle Basiliche, ai Musei, alle celebri fontane, a tulio ciò che ci fu possibile ammirate e che parla il linguaggio dei secoli ?

Troppo breve il tempo, e tante, infinite cose da vedersi. E finalmente  il giorno 20, la grande sfilata sulla via dei Fori, davanti al Prendente della Repubblica, alle alte cariche dello Stato, ed ai diplomatici ed osservatori militari stranieri. Alpini: dalle Alpi alla Sicilia, un nereggiare di penne. Entusiasmo, canti, musiche, fiori. E a chiusura dell'imponente sfilata il raduno ai piedi della bianca Mole dell'Altare della Patria per l'omaggio al Milite Ignoto.

Quanti incontri affettuosi con ex commilitoni che magari da anni non ci rivedeva, quanta fraternità sana, buona, semplice, cristiana. scaturì in questa adunata fra le genti della montagna, ad esempio ed edificazione del cittadino! E la sera della partenza, sotto un cielo trapunto di stelle, lasciando Roma, sentimmo qualcosa che si impossessava di noi, nostalgia, rimpianto, desiderio. E mentre il treno lentamente usciva dalla stazione, dal nostro cuore, dal cuore di ogni Alpino, e certamente sgorgato il saluto affettuoso di "Arrivederci, Roma Alma Madre".

Tosi Antonio